Una stanza tutta per sé, di Virginia Woolf, è un excursus nei meandri della letteratura femminile.
In Una stanza tutta per sé la donna si crea uno spazio a ridosso della voce maschile, delineandosi una figurazione propria. Virginia Woolf, una della più grandi autrici del Novecento, ricalca il progressivo schiudersi della donna con le lettere: ripercorre il rapporto tra le scrittrici e la letteratura. Com’è essere donna e scrittrice?
L’autrice nascente
Senza o con scarsa tradizione antecedente, le autrici sfidano una prova di convenzioni. Circoscritta tra le mura domestiche, per la donna ogni spazio privato è pubblico: Jane Austen scrive in soggiorno, priva di uno studio personale. Subordinata al maschile, l’esordio dell’autrice comporta una voce esterna a cui si deve rispondere. La donna prova a essere poetessa e non più musa. E, nel provare a crearsi una propria stanza, l’autrice si rende conto di non averla.
La donna e il romanzo
L’autrice necessita denaro e una stanza tutta per sé. La mancata indipendenza e le differenti esperienze pongono un mondo dentro al mondo, una persona come specchio dell’altra. Dal Cinquecento a venire, l’autrice si crea, auspicando alla possibilità di un guadagno economico e di una libertà mentale.
E, scorrendo nell’Ottocento, da George Eliot a Jane Austen, Virginia Woolf traccia come linea comune il romanzo.
Virginia Woolf, passato e presente
Virginia Woolf, in una prosa analitica, continuativa ma frammentata, passa da un’autrice all’altra. In una penna che è strumento di emancipazione, la donna si svincola da sé stessa. La traversa si coniuga a fatica e limitazioni. In uno scintillio di vivide immagini, storia, poeti e poesia, Virginia Woolf rende aleatoria e reale una stanza per le donne.
Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé
Una stanza tutta per sé: pubblicato per la prima volta il 24 ottobre 1929. Un saggio che ha in sé un tempo fuori dal tempo e autrici incagliate nella storia. Tra interruzioni costanti e limitazioni, delle autrici sono nate. Hanno preso una penna e una voce.
In un excursus nei meandri della letteratura femminile, com’è adesso?