Cresce la consapevolezza nei riguardi della problematica ambientale, che appare tanto più significativa quando ad essere colpita è proprio la nostra amata terra tricolore. Negli ultimi mesi, in Italia, si sono abbattute una serie di piogge torrenziali che hanno recato danni notevoli in diverse città della penisola.
È il caso di Venezia, che per la prima volta dopo il 1872, si ritrova sommersa per ben due volte, nella stessa settimana, sotto 150 cm di acqua. Un dato che inquieta se accostato alle immagini e ai video che sono circolati di recente attraverso il web e la televisione.
Nonostante dopo qualche giorno la vita cittadina sia tornata alla normalità e i battelli, colmi di turisti, abbiano ripreso la propria traversata, sorge spontaneo chiedersi fino a quando sarà ancora possibile visitare la città. Di fatto gustarsi un caffè in Piazza San Marco o scattarsi una fotografia presso Canal Grande potrebbe diventare un’impresa titanica.
A confermare questo timore, sono i dati trasmessi da ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile). L’ente pubblico, durante un convegno tenutasi a Roma, sostiene: “Entro il 2100 migliaia di chilometri quadrati di aree costiere italiane rischiano di essere sommerse dal mare, in assenza di interventi di mitigazione e adattamento”.
Aree a rischio inondazione nel 2100:
La lista presentata al convegno del 13 febbraio 2019 menziona l’area costiera dell’alto Adriatico come a rischio inondazione. Si fa riferimento, dunque, alla zona di Trieste, Ravenna, Venezia, ma anche quella di Cagliari e Oristano.
Tuttavia la lista sembra drammaticamente infittirsi poiché ENEA ha, in seguito, aggiunto altre 7 aree. Questa volta il rischio si fa più vivido nel Lazio, in Toscana, in Campania e in Sicilia.
Un’immagine che provoca un brivido in tutto il corpo, che scaturisce dalla vista del Nord Italia, quasi irriconoscibile, e dalle isolette improvvisate formatasi nel Sud, come quella in cui si trova Napoli. Inoltre il fatto che questa previsione apocalittica possa avverarsi in meno di una centinaia di anni, non attenua certamente la preoccupazione.
Il caso delle 5 isole del Pacifico scomparse sotto il mare:
Sebbene sia difficile da credere che intere zone costiere possano scomparire nel nulla e ritrovarsi sommerse dal mare, c’è da dire che le 5 isole paradisiache del Pacifico, scomparse nel 2016, ne sono l’esempio lampante.
Nonostante queste isolette fossero sconosciute ai più e inabitate, la loro perdita è egualmente tragica poiché presagio di qualcosa di peggiore.
Un altro rischio, infatti, è che anche altre isole dello stesso arcipelago, quello delle Salomone, subiscano la stessa sorte. Esse contano in tutto 640 mila abitanti.
Conclusione:
A questo punto della nostra storia, il problema del clima deve divenire la prima problematica verso cui dirigere la nostra attenzione.
Nonostante manifestare in piazza per l’ambiente, a fianco di Greta Thunberg, sia un buon modo per fare sentire la propria voce, bisogna però ricordarsi di fare la propria parte anche una volta tornati a casa.
Come cittadini è importante adottare piccoli accorgimenti nella propria quotidianità, ad esempio preferire borracce piuttosto che bottigliette di plastica.
Sebbene ad alcuni ciò sembri una banalità, in pochi realmente adottano un atteggiamento corretto nei confronti dell’ambiente.
Quanti mozziconi di sigaretta si possono contare a terra e quante volte avete sentito qualcuno lamentarsi perché la sua macchina (troppo inquinante) non può più circolare in centro.
E ancora quante volte capita di buttare gli oggetti nell’indifferenziata per pigrizia di domandarsi quale fosse il bidone giusto.
D’altra parte, di fronte alle emissioni globali di gas serra industriali pari a 14.32%, che emette lo stato della Cina ogni anno, è evidente che un solo cittadino non possa fare nulla.
Tuttavia questa non è una buona scusa per adottare un atteggiamento disfattista. Al contrario dovrebbe essere un incentivo a informarsi su questo argomento e a votare politici che hanno realmente a cuore questo argomento.
Mentre rimandiamo il problema perché al momento non ci tange personalmente, le lancette dell’orologio terrestre scorrono veloce. Il pianeta Terra muore inerte davanti ai nostri occhi, distrutto da indifferenza e ambizioni smodate dell’uomo.
Sara Albertini