Si è concluso il 29 ottobre il V Plenum del XIX Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese. Il V Plenum è iniziato il 26 ottobre e ci parla di come la Cina vede sé stessa, come si vede nel prossimo futuro e come immagina il suo posto nel mondo. Queste sono le ragioni per cui è importante per gli altri Paesi, che con la Cina hanno rapporti, capire cosa si è detto nella riunione, al fine di valutare come interagire con il grande attore asiatico.
Che cos’è un Plenum?
Il Plenum del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese è la riunione plenaria di tale comitato. Esso è l’organo decisionale più ampio del Partito Comunista Cinese ed è composto da 376 membri, che rimangono in carica per cinque anni, di cui 204 membri permanenti e 172 supplenti. Questi sono eletti dal congresso nazionale del partito comunista cinese, il quale conta più di duemila delegati e si tiene ogni cinque anni. L’ultimo congresso, il XIX, si è tenuto nel 2017.
Il Comitato Centrale del PCC vede le proprie funzioni quella di scegliere le più alte cariche del partito: i membri del comitato permanente, del Politburo e il segretario generale (attualmente Xi Jinping). Oltre a questo, discute delle riforme economiche, le capacità di governance del partito, ne aggiorna l’apparato ideologico, approva gli emendamenti proposti allo Statuto del PCC e discute i piani quinquennali. Tutte funzioni di particolare rilevanza perchè decretano l’indirizzo da dare al partito e, quindi, alla Repubblica.
Il Plenum della scorsa settimana si è occupato del prossimo piano quinquennale, ma anche di obiettivi quindicinali.
V Plenum del XIX Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese
“Proposte del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese circa l’elaborazione del XIV piano quinquennale per lo sviluppo economico e sociale e del target ti lungo termine 2035” è il titolo di quanto discusso in quei giorni.
La parola chiave in questo Plenum è stata “innovazione“, vista come obiettivo e come strumento.
Futuro, obiettivi e scadenze nel Plenum
La strategia di lungo termine prevede una serie in obiettivi che il Partito si propone di raggiungere entro il 2035. Per questa data, che si trova a metà tra oggi e il centenario della Repubblica Popolare Cinese (2049), la Cina si pone l’obiettivo di diventare un Paese leader nel mondo dell’innovazione. Non è un punto da sottovalutare, in quanto l’innovazione tecnologica è un punto strategico anche per la forza economica e, soprattutto, politica di un Paese. Porsi l’obiettivo di diventare leader in questo settore implica diventare politicamente più influenti di quanto già non siano.
Per la stessa data la Cina dovrà aver portato a termine il processo di modernizzazione socialista. Nulla vien detto sull’obiettivo posto per il presente, in modo che fosse realizzato per il centenario del partito (2021) cioè essere una società moderatamente prospera, dando per scontato che esso sia stato raggiunto.
Economia
Per quanto riguarda l’economia il concetto chiave, più volte ribadito, è quello della doppia circolazione. Non è nuovo, Xi Jinping ne aveva già parlato poco tempo fa in un discorso per i 40 anni di zona economica speciale di Shenzhen.
Questo vuol dire che la crescita e lo sviluppo futuri dovranno basarsi sul mercato interno. Si ridurrà la dipendenza da mercati esteri, ma senza chiudersi a questi, anzi cercando di attrarne gli investimenti. Per raggiungere questo obiettivo il sistema industriale andrà modernizzato, soprattutto per quanto riguarda i settori della tecnologia. Servirà impegno nell’aumentare il reddito pro capite per ridurre la povertà e superare il divario che ancora esiste tra zone rurali e città. E’ stato fatto un riferimento anche al grande progetto di Xi Jinping, la Belt and Road Initiative, come mezzo per migliorare la cooperazione economica con gli altri Stati.
Tecnologia e ambiente
L’obiettivo del piano quinquennale sarà quello di raggiungere l’indipendenza e l’autosufficienza tecnologica, anche questo da raggiungere senza chiudersi al mondo esterno. L’innovazione tecnologica dovrà fungere da traino per lo sviluppo cinese sia dal punto di vista economico, sia del benessere dei cinesi.
Come detto in precedenza, l’obiettivo di lungo termine sarà quello diventare leader in alcuni settori tecnologici particolarmente strategici, come l’intelligenza artificiale o i semiconduttori.
Direttamente collegati agli obiettivi tecnologici, ci sono quelli “green“. La tutela dell’ambiente è sicuramente un fattore importante per promuovere il Paese nel mondo. La Cina, in precedenza, aveva già annunciato un ambizioso obiettivo, cioè quello di diventare zero emissioni entro il 2060.
Esercito
Un obiettivo che potrebbe suscitare interesse e un po’ di preoccupazione è quello militare. Il partito ha ribadito l’importanza di tutelare la sicurezza nazionale, sia da minacce tradizionali, sia non tradizionali, al fine di mantenere la stabilità sociale, una vera e propria ossessione della Cina. A tal fine si è preposto l’obiettivo di modernizzare l’Esercito Popolare di Liberazione entro il 2027, data del suo centenario.
Hong Kong, Macao e Taiwan
In riferimento alle regioni amministrative speciali, Hong Kong e Macao, il Comitato Centrale del PCC sottolinea che bisogna mantenere la prosperità e la stabilità di queste zone. Il riferimento alle agitazioni è Hong Kong è chiaro, sono viste come un danno che mina la stabilità e l’economia.
Su Taiwan il comunicato del Plenum dice chiaramente che è necessario “promuovere lo sviluppo pacifico delle relazioni attraverso lo stretto e la riunificazione della madrepatria“. Non troviamo nel documento alcun riferimento alla dicitura “un Paese, due sistemi”. Si parla solo di riunificazione, facendo capire che questo rimane un obiettivo centrale per la Repubblica Popolare Cinese.
Il ruolo di Xi Jinping
Normalmente, a metà del percorso quinquennale del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, si dovrebbe iniziare a poter delineare i possibili successori del Segretario del Partito, dunque del Presidente della Repubblica Popolare Cinese. Xi Jinping è a metà del suo secondo mandato, che scade nel 2022, ma ciò non è ancora successo.
Questo non stupisce. Nel 2018 Xi jinping era riuscito a far modificare la costituzione cinese eliminando il vincolo dei due mandati, introdotto da Deng Xiaoping. Da allora molti si aspettavano che volesse rimanere al potere più a lungo. Questo spiegherebbe anche la scelta di anticipare al 2035 obiettivi inizialmente previsti per il 2049, in quanto sarebbe più facile per il Segretario essere ancora in carica.
Se, come sembra, al termine del secondo mandato, che scade nel 2022, Xi Jinping non verrà sostituito sarà la prima volta che una cosa del genere accade dopo Mao. Non è nemmeno l’unica cosa che è stato il primo a fare dopo Mao: infatti, le modifiche costituzionali del 2018 è riuscito a far inserire nella Costituzione il suo pensiero (pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era). Alla luce di tutto ciò, sembra che Xi voglia prendersi il tempo di dar vita al sogno cinese, un sogno dove la Cina è protagonista.