Con ”La chimera”, Alice Rohrwacher, dopo Lazzaro Felice, arriva nelle sale con un film dal sapore etrusco, grottesco e straccione.
L’immagine stilizzata della provincia si unisce al mito, alla tradizione popolare, ad un cinema fantastico, in cui gli spiriti non si vedono, ma ci sono.
Josh O’ Connor interpreta Arthur, un tombarolo sensitivo, alla ricerca della sua Beniamina, interpretata da Yile Yara Vianello, scomparsa in circostanze misteriose.
Un’Italia misteriosa e viva
La grana spessa delle immagini crea una storia che Rohrwacher ambienta in un passato recente, già appartenente ad una memoria estetizzata dell’Italia.
Il paesaggio, tra ville fatiscenti e barocche, baracche in lamiera e capanne sulla spiaggia a ridosso di enormi centrali elettriche sul mare, tratteggia le contraddizioni di un paese, in cui l’unico modo per dialogare con il passato sembra essere il profitto.
Tutto ciò che è abbandonato è della comunità, allo stesso tempo è di nessuno.
Tra commedia dell’Arte e opera rock
Rohrwacher crea un film come uno stornello in ottave, in cui la storia d’amore, vero e proprio fil rouge, mette in contatto i vivi con i morti. La colonna sonora, con un gusto postmoderno, guarda sia al rock e al cantautorato (Vasco Rossi, Battiato), sia al melodramma (Verdi, con le note del Le zingarelle da La Traviata e l’Orfeo di Monteverdi). L’interesse di Rohrwacher è comunque fisso sui cori paesani, sulle feste popolari (come nella sequenza dell’Epifania), sia alla vita di provincia. Il suo è un cinema corale, in cui s’intessono varie voci, che creano un più grande affresco.
Al silenzioso e innamorato Arthur, nel film fanno da contraltare i tombaroli, arraffoni e grotteschi, provenienti da ogni parte d’Italia, che incarnano l’anima carnevalesca della Commedia dell’Arte e delle sue maschere.
Tra vecchio e nuovo
Nel cast, Isabella Rossellini interpreta la madre di Beniamina, mecenate di Arthur, che lo spinge a cercare ancora la figlia scomparsa, mentre Alba Rohrwacher interpreta una misteriosa commerciante d’arte, interessata alle scoperte e ai reperti riportati alla luce dalla banda di tombaroli.
Il film, che gioca fra gli stili di vari registi, come Fellini, Pasolini e Chaplin, riesce ad elaborare il tema della morte con disincantata ironia.
Rohrwacher riesce a giocare sull’immaginario, creandone uno dal sapore antico eppure inedito, intessendo con grande maestria una tela vivida di simbolismo e bohème, che ride davanti ad una continua discesa agli Inferi.