lunedì, 18 Novembre 2024

The Sandman, tra sogni e realtà

“If this isn’t literature… nothing is” dice Peter Straub di The Sandman alla fine del settimo capitolo della saga. Ebbene, non si potrebbe concordare di più. The Sandman è una serie di fumetti nata nel 1988 e pubblicata da DC Comics – Vertigo, creata da Neil Gaiman e realizzata da un team incredibile di artisti. Come descrivere questo capolavoro? Fantastico, onirico, surreale, senza tempo, sono tutti aggettivi adatti, ma forse non esiste ancora l’attributo che racchiuda il vero senso di questa opera d’arte.

Neil Gaiman e The Sandman

Neil Gaiman si è conquistato un grande spazio nel mio cuore – nonché un’intera mensola nella mia libreria, una sorta di altare – da quando ero molto piccola. Ai tempi delle scuole elementari, mio padre mi lesse Coraline (Mondadori, 2022), che letteralmente cambiò il mio modo di vedere il mondo. Un libro per ragazzi, inquietante e assolutamente geniale. Eppure non per tutti i ragazzi – ricordo che andai a vedere il film al cinema quando uscì e un bambino corse fuori a metà spettacolo piangendo e dicendo che “hanno i bottoni al posto degli occhi!”.

Gaiman, comunque, si è meritato il podio nella hall of fame degli autori fantasy contemporanei, almeno per quanto mi riguarda. Dopo aver letto praticamente tutto ciò che usciva dalla sua penna – se mi capitasse sotto mano la sua lista della spesa, scommetto che non sarebbe una lista della spesa come le altre – ho tentato disperatamente per anni di avere The Sandman.

Ma, puntualmente, sempre la stessa storia: Vertigo non produceva più quei fumetti, su EBay e altri siti di seconda mano li vendevano a prezzi esorbitanti, non si trovava mai la serie completa. Questo finché non arrivò finalmente il 2018, e con esso il trentesimo anniversario dall’uscita del fumetto. Per l’occasione venne prodotto un cofanetto speciale con tutti gli undici libri, più tre di appendice. Una favola.

Raccontare The Sandman

Le mie aspettative non sono state solo rispettate, sono state superate con il massimo dei voti. In ognuno dei volumi si trovano alcuni commenti di autori o collaboratori di Gaiman, elogi magnifici che – chi più, chi ancora di più – sanno parlare ottimamente del genio di Neil e del capolavoro in questione. Inutile dire che non saprei fare di meglio.

È un arduo compito parlare di qualcosa che tanto ami, perché qualsiasi parola sarebbe superflua e non all’altezza del compito. Ma voglio provare comunque a raccontare la bellezza di The Sandman, far capire a che punto un’opera d’arte possa rapire un cuore umano.

Sandman 9

Preludi e Notturni

Il primo capitolo, Preludes and Nocturnes, si apre con Mr. Burgess, capo di un’organizzazione misterica, impegnato nel tentativo di intrappolare Death, la Morte. Tuttavia, ottiene erroneamente l’imprigionamento di Dream, il custode del regno dei sogni, uno degli Endless. Ci sarebbe da soffermarsi su questo personaggio, che pare più il frontman di una band rock, dallo stile gotico e il carattere estremamente taciturno e riflessivo, ma anche molto severo.

Per i lunghissimi anni in cui Dream è rinchiuso nella dimora di Burgess, il regno dei sogni e lo stesso sonno degli umani subiscono gravi sconvolgimenti. A rapirmi già dal primo capitolo, la motivazione con cui Gaiman spiega come mai alcune persone sono rimaste incatenate nel sonno: riconduce tutto all’encefalite letargica, reale malattia dei primi anni del Novecento, che mi ricollega ad un altro grande libro: Risvegli, di Oliver Sacks (Adelphi, 1995). Gli astri si allineano.

Da questo episodio si dipana la storia di Dream, che però non è lineare, perché il tempo è soltanto un concetto, e quindi mutevole come tutti i concetti. Gaiman ci porta indietro di secoli, alla Guerra delle due Rose, all’invenzione della stampa, ma anche prima, e poi di nuovo avanti. In Sandman nulla è statico, in quanto gli stessi Endless sono entità, idee, personificazioni, e la loro esistenza non è scandita allo stesso modo della nostra. Ma chi sono gli Endless, questi fratelli e sorelle “Senza Tempo”?

I lost some time once. It’s always in the last place you look for it.

Delirium

Gli Endless

Destiny è il fratello più austero che, sebbene cieco, reca sempre in mano un grosso libro da cui legge le sorti. Delirium, una volta Delight, è ora una ragazza colorata, delirante, stralunata. Desire è il fratello/sorella transgender, malizioso/a e astuto/a. Despair è basso e grasso, passa il tempo ad auto-flagellarsi e adora vedere la sofferenza. Destruction ha abbandonato da tempo la sua famiglia, e quindi il suo compito, provocando dolore – soprattutto per Delirium – e indignazione. Death è la sorella più cara a Dream, una ragazza stupenda dallo stile gotico, bianca come la morte, porta sempre al collo la Chiave della vita.

Gli Endless: Desire, Despair, Destiny, Dream, Death, Delirium e Destruction.

È Death che viene a raccogliere le anime di chi ha terminato il proprio percorso sulla terra. Eppure, nonostante l’occasione del suo incontro non sia felice, è una delizia vederla arrivare, così sicura di sé nel suo diafano splendore, lo sguardo scuro, dolce, profondo. È commovente assistere ai suo dialoghi con il fratello. Lui, un animo tormentato, si avverte il peso che grava sulle sue spalle – letteralmente il peso di un intero regno. Lei, confortante nel suo sarcastico realismo.

Con le parole di Destruction “nostra sorella (Death) definisce la vita, proprio come Dispair definisce la speranza, o Desire definisce l’odio, o come Destiny definisce la libertà”. Dream gli chiede allora cosa definisca lui, secondo questa teoria. “La realtà, forse?” risponde il fratello.

Gli altri personaggi

Anche gli altri personaggi sono stupendi.

The Corinthian, un uomo creato da Dream, con due file di denti al posto degli occhi – credo che a Gaiman piaccia giocare con gli occhi dei suoi personaggi. D’altronde, si dice che siano lo specchio dell’anima, giusto?

Sandman 10

Lucifer, re dell’Inferno, maestoso e bellissimo nella sua anarchia (dai volumi di Dan Watters sullo stesso nasce poi la serie tv Netflix). Matthew, il corvo di Dream, l’unico che personaggio che mi ha fatta piangere per la sua tenerezza e ingenuità. Lucien, il fedele libraio del re del sonno, che cura l’immensa libreria di romanzi che sono stati anche solo pensati ma mai scritti. È lui che ha sempre delle osservazioni brillanti, come quando sostiene che una cultura che non valorizza i librai non valorizzi le idee. E senza idee – si chiede – in fondo cosa siamo?

But, you say that dreams have no power here? […] What power would Hell have if those here imprisoned were not able to dream of Heaven?

Dream

Essere strani

The Sandman è un capolavoro anche perché al suo interno si trova tutta la letteratura possibile e immaginabile. Se in questo secolo iniziasse il mondo, Sandman sarebbe la nostra Teogonia. Vi sono mitologie nordiche, greche, orientali; leggende vere e inventate; violenza, come in ogni scrittura sacra; amore e sofferenza, come per ogni dio o eroe esistito; letteratura antica e contemporanea.

E il messaggio di fondo è che va bene essere strani. Tutti i personaggi hanno qualcosa che non va, sono mezzi matti, impazziscono e dicono cose senza senso – o meglio, cose che sembrano senza senso, ma che nascondono qualcosa di più profondo.

Pare quasi che la storia sia frutto di un immenso sogno. Ognuno è fuori dall’ordinario, ed è assolutamente perfetto così. Ecco perché talvolta, leggendo The Sandman, vorrei far parte di quel mondo, entrarci e non uscirci più. Se la letteratura è fatta anche per evadere dalla monotonia della realtà, questa è la dimensione in cui vorrei catapultarmi.

Vorrei bussare alle porte del regno del sogno, evitare di farmi uccidere dal guardiano grifone, essere accolta dal freddo Dream e vincere uno dei suoi rarissimi sorrisi. Vorrei parlare con Matthew e dirgli che Dream lo ama, anche se non glielo dice; visitare la biblioteca di Lucien; bere il tè con Caino, Abele ed Eva e farmi raccontare una storia; e infine incontrare Death, perché sarebbe una fine dolcissima.

La serie TV

Una pagina intera sarebbe da dedicare agli illustratori e ai designer dei volumi, a partire da Dave McKean, immancabile collega di Gaiman, che si è occupato delle sublimi copertine – di cui consiglio l’onirico e magico cortometraggio MirrorMask. Tappezzerei la camera di sue illustrazioni, se non fosse per il fatto che ad un certo punto perderei il contatto con la realtà. La sua tecnica è una commistione di generi, dal collage alla pittura digitale. Da citare anche i magnifici disegnatori, Sam Kieth e Mike Dringenberg.

È prevista, probabilmente quest’anno, l’uscita della serie TV Netflix di The Sandman. Per quanto sia terrorizzata dall’idea che la trasposizione sullo schermo non renda nemmeno lontanamente l’immensità della graphic novel, il trailer e il cast sono promettenti. Abbiamo Tom Sturridge come Dream, Gwendoline Christe come Lucifer, Boyd Holbrook come Corinthian, Charles Dance come Burgess. In ogni caso, confido nella direzione di Neil Gaiman per la serie e spero che i risultati saranno migliori rispetto ad American Gods (Prime Video) o Good Omens (Prime Video).

When we say words a lot they don’t mean anything. Or maybe they don’t mean anything anyway, and we just think they do.

Delirium

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