lunedì, 30 Dicembre 2024

Taiwan: in trappola nel triangolo con Cina e USA

Il nuovo anno si apre sotto ai riflettori per Taiwan. Il 13 gennaio l’isola, a Sud-Est della costa cinese, eleggerà il nuovo Presidente e rinnoverà il Parlamento.

Cina e Stati Uniti sono chiaramente in prima fila tra gli spettatori. Da tempo, infatti, la questione taiwanese costituisce lo scoglio maggiore nelle relazioni tra le due potenze globali. Una nuova guida per Taipei, dal 2016 nelle mani di Tsai Ing-wen, potrebbe riavvicinare il Paese a Beijing o, al contrario, consolidare la sua alleanza con Washington.

Come si è arrivati fino a qui

L’attuale situazione di Taiwan, o della “Repubblica di Cina”, è il risultato di una serie di conflitti che hanno interessato la Cina per oltre due decenni a partire dal 1927.

A contrapporsi erano principalmente il Kuomintang, partito nazionalista, e il Partito Comunista Cinese. Le due fazioni, dopo una breve alleanza, iniziarono a scontrarsi violentemente alla fine degli anni Venti, quando alla guida del Kuomintang era salito Chiang Kai-shek. Alla guida delle forze rivoluzionarie comuniste emerse, invece, Mao Zedong.

Dopo diversi tentativi di compromesso falliti, la situazione si polarizzò ulteriormente nella seconda metà degli anni Quaranta, parallelamente all’emergere dello scenario bipolare della Guerra Fredda. Nonostante il Kuomintang fosse supportato dagli Stati Uniti, la superiorità politica e sociale del Partito Comunista determinò la vittoria di Mao Zedong nel 1949.

La Cina continentale divenne, quindi, Repubblica Popolare Cinese. Chang Kai-shek, sconfitto nella guerra civile, formò un governo nazionalista nell’isola di Taiwan, proclamandola Repubblica di Cina.

Cartina politica, che mostra i territori della cosiddetta "Repubblica di Cina" (Taiwan).
Cartina politica: Repubblica Popolare cinese e Repubblica di Cina (Taiwan).
(credit: @limesonline.com)

La politica di “una sola Cina”

Da allora la maggior parte degli attori internazionali, inclusi gli Stati Uniti, si è raramente discostata dalla cosiddetta politica di “una sola Cina“, che riconosce appunto Beijing come unico governo legittimo cinese.

Questo principio è cruciale al fine di intrattenere rapporti con la Cina popolare, che rivendica costantemente la sovranità sul territorio di Taiwan.

“La riunificazione della patria è inevitabile, i compatrioti delle due sponde dello stretto di Taiwan sono chiamati a tenersi mano nella mano per condividere la grande gloria della rinascita della nazione”

Xi Jinping, discorso di fine anno 2023

Nonostante ciò, gli Stati Uniti, pur non riconoscendolo come Stato sovrano, costituiscono per Taipei un partner commerciale indispensabile, oltre che uno scudo contro un’eventuale invasione militare cinese.

La politica di “una sola Cina” non sembrerebbe, infatti, condizionare i rapporti economici. Gli USA non accennano a rinunciare alle potenzialità economiche dell’isola, produttrice del 90% dei semiconduttori presenti sul mercato mondiale. Lo scorso Giugno l’American Institute di Taiwan ha concluso un ulteriore accordo commerciale per razionalizzare gli scambi con Taipei.

Anche le esportazioni verso la Cina sono aumentate durante la presidenza Tsai Ing-wen, nonostante il suo partito, il Partito Progressista Democratico, si opponga chiaramente alla riunificazione con la Cina.

Le ultime tensioni Cina-USA su Taiwan

Negli ultimi anni Cina e USA sono tornati sulla questione taiwanese in diverse occasioni.

Tra queste vi è la visita a Taiwan dell’ex speaker della Camera statunitense Nancy Pelosi nell’agosto 2022. La reazione del governo di Beijing era stata esplicita, con l’avvio di esercitazioni militari sullo stretto di Taiwan.

La massiccia presenza militare di Stati Uniti e Cina nello stretto di Taiwan ha portato ad un rischio di escalation diverse volte, come avvenuto a giugno 2023. In questo caso è stata la sfiorata collisione tra due loro navi a far riaffiorare le tensioni.

“I paesi interessati stanno intenzionalmente creando problemi nello stretto di Taiwan, provocando deliberatamente rischi e minando maliziosamente la pace e la stabilità regionali”

Shi Yi, portavoce del Comando del teatro orientale dell’Esercito popolare di liberazione

Ad agosto dello stesso anno gli USA hanno, invece, aumentato il loro sostegno militare all’isola per assicurare la sua capacità di autodifesa. Il Dipartimento di Stato statunitense aveva infatti confermato l’erogazione di un pacchetto di assistenza da 80 milioni di dollari.

Nell’ultimo incontro diretto tra Xi Jinping e Biden, i leader cinese e statunitense, tenutosi a San Francisco a novembre 2023, hanno riconfermato la propria posizione sulla questione taiwanese. Biden ha invitato a rispettare il processo elettorale che si avvierà nei prossimi giorni, mentre Xi ha ribadito l’inevitabilità della “riunificazione”.

Le imminenti elezioni a Taiwan

A contendersi la carica presidenziale a Taiwan sono tre candidati: Lai Ching-te per il Partito Progressista Democratico (DPP), Hou Yu-ih per il Kuomintang (KMT) e Ko Wen-je per il Partito Popolare di Taiwan (PPT), nuova forza politica ancora marginale.

Il DPP si è distinto per la sua politica esplicitamente indipendentista. La candidata Lai è intenzionata a ridurre la dipendenza economica dell’isola da Beijing. La sua vittoria potrebbe, quindi, aumentare l’ipotesi di collisione con la Cina continentale. Il candidato del KMT si presenta, invece, più disponibile al dialogo con Beijing. Intende, inoltre, rilanciare il Cross-Strait Economic Framework Agreement, per aumentare gli scambi con la Cina popolare.

Nonostante le minacce ricorrenti da parte di Cina e USA ricordino le dinamiche della Guerra Fredda, la loro importante interdipendenza economica e quella che entrambe hanno consolidato con Taiwan hanno finora frenato l’azione militare.

Le imminenti elezioni sono di grande rilevanza, perché solamente un cambio di rotta da parte di Taiwan potrebbe modificare la situazione attuale. Più dell’80% della popolazione taiwanese è, infatti, contraria alla riunificazione tanto auspicata dal governo di Beijing. Questo implica che si tratterebbe di un processo tutt’altro che democratico e pacifico, almeno fino a che alla guida dell’isola rimangono figure indipendentiste. L’ipotesi di una vittoria del KMT, se effettivamente seguita da un avvicinamento a Beijing, potrebbe favorire le condizioni per una riunificazione più tollerabile agli occhi degli USA.

Mirna Toccaceli
Mirna Toccaceli
Attualmente studentessa del corso magistrale European and International Studies, presso l'Università di Trento. Mi piace informarmi ed informare su ciò che accade nel mondo, confrontando più prospettive. Nelle pause dai libri viaggio: se non posso fisicamente, lo faccio con la mente mettendo un paio di cuffiette.

Latest articles

Consent Management Platform by Real Cookie Banner