Negli ultimi anni abbiamo visto sempre un maggior numero di negozi o distributori che vendono cannabis light e prodotti derivati dalla canapa. Nonostante ciò, in Italia si sa ben poco di questa pianta e le politiche a riguardo rimangono in sordina.
Negli ultimi tempi in verità ci sono diverse novità per i consumatori di cannabis light: in una frase, il governo italiano sta cercando di vietarla. Prima di addentrarci in questioni politiche ritengo che sia doveroso chiarire il significato di alcuni termini, per evitare che il resto dell’articolo risulti confuso.
Differenza tra cannabis e canapa, cannabis light e terapeutica
Partiamo col dire che la cannabis è un genere di piante; le diverse varietà che gli appartengono contengono due molecole molto importanti: il THC e il CBD.
Il THC è la sostanza responsabile dell’effetto stupefacente della canapa. Gli effetti del THC sono numerosi: principalmente genera una sensazione di benessere e calma in chi ne fa uso, altera la percezione di spazio e tempo (rendendo pericolosa la guida sotto effetto di cannabis) e dà dipendenza (psicologica).
La tossicità diretta del THC è molto bassa; non vi sono casi di morti per overdose, ma possono esserci eventuali danni a lungo termine.
Il CBD non ha proprietà stupefacenti, ma ha solamente proprietà rilassanti; può essere preparato dalle piante di cannabis (da alcune varietà in particolare), oppure sintetizzato chimicamente.
Fra le diverse varietà c’è la canapa, che contiene CBD ma pochissima THC e viene utilizzata non tanto per un uso ricreativo o terapeutico, ma per creare tessuti. Con la canapa, per esempio, si producevano, prima della diffusione della plastica, le reti da pesca.
La cannabis light è un prodotto della cannabis, in particolare delle inflorescenze, che deve avere una percentuale di THC al massimo dello 0,2% (con tolleranza fino allo 0,6%).
Il decreto del ministero bloccato dal Tar
Il primo atto del governo per provare a bloccare la vendita di cannabis light è consistito in un decreto del Ministero della Salute di ottobre 2023, che inseriva il cannabidiolo nella tabella delle sostanze stupefacenti. Questo decreto è stato impugnato dall’associazione ICI, Imprenditori Canapa Italia, ed il loro ricorso è stato accolto dal Tar del Lazio, che ha sospeso il decreto.
L’aspetto più singolare di questa vicenda è stato il fatto che a giugno 2024 dell’anno successivo il ministero ci ha riprovato (sic) ottenendo lo stesso risultato.
Va però detto, per onestà intellettuale, che una misura molto simile contro la cannabis light era stata presa dal ministro Roberto Speranza nel 2020, ai tempi del Conte II, e anche quella misura era stata sospesa.
A dimostrazione dell’incompetenza abbastanza diffusa in tutta la classe politica italiana (o almeno nei politici più affermati, la competenza non viene premiata alle elezioni nell’Italia di oggi).
DDL Sicurezza e cannabis light
Dopo il tentativo (fallito) di definire tramite un decreto ministeriale la cannabis light sostanza stupefacente, la destra italiana sta tentando un’altra strada più lenta ma più sicura.
Infatti, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha provato a influenzare politicamente un documento che dovrebbe essere semplicemente scientifico, mentre la maggioranza ha invece proposto “semplicemente” di vietarla. Si tratta di una posizione molto forte e per certi versi radicale, ma è un passo avanti rispetto alla pseudo-scienza di Schillaci.
La proposta della maggioranza fa parte del tanto discusso ddl sicurezza e prevede il divieto della “importazione, la cessione, la lavorazione, la distribuzione, il commercio, il trasporto, l’invio, la spedizione e la consegna delle infiorescenze della canapa coltivata”, anche “in forma semilavorata, essiccata o triturata, nonché di prodotti contenenti o costituiti da tali infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli oli da esse derivati”.
Non andrebbe quindi a colpire solo la cannabis light per “uso ricreativo” ma anche altri settori, come quello tessile; tutto ciò ha nello stesso tempo del tragico e del ridicolo: il governo che “sta facendo la storia” pensa di farla vietando i tappeti di canapa?
Inutile dire che le opposizioni, ma soprattuto le associazioni di categoria dei produttori, sono sul piede di guerra, fra queste anche Coldiretti che, legittimamente preoccupata per il settore, ha invitato il governo a modificare la proposta.