sabato, 21 Dicembre 2024

Sex Education: un nuovo modo per combattere le violenze sessuali

A seguito dei recenti fatti di cronaca riguardanti lo stupro avvenuto a Palermo da parte di un gruppo di sette ragazzi, Sistema Critico ha ritenuto interessate riproporvi un articolo pubblicato per la prima volta nell’Aprile 2021 sulla serie tv prodotto Netflix, Sex Education.

Not All Men, Yes All Women

Negli ultimi giorni la scrittrice femminista Carolina Capria (@lhascrittounafemmina) raccoglie e condivide sul proprio profilo Instagram, sotto l’hashtag #YesAllWomen, decine di racconti intimi di donne che hanno subito abusi, nel triste tentativo di dimostrare quanto comune siano l’esperienze di violenza per il genere femminile. 

Carolina Capria non è la prima a cercare di mettere in luce quanto preoccupanti siano questi dati.

Epidemia Globale: il Catcalling

Recentemente il gruppo americano, Hollaback!, che dal 2005 lotta contro le molestie, ha condotto, insieme alla Cornell University, uno studio internazionale incentrato sull’età in cui avviene la prima esperienza di catcalling. Il catcalling è una forma di molestia sessuale di strada, che consiste principalmente in commenti indesiderati e avance sessuali persistenti. Il sondaggio, che ha coinvolto 22 paesi, ha mostrato che in media l’84% delle donne intervistate ha subito molestie per strada prima dei 17 anni. Lo studio di Hollaback! ha evidenziato che questo fenomeno rappresenta una sorta di “epidemia globale”. Il che è tristemente ironico considerando la recente pandemia. 

Per combattere questo fenomeno globale, progetti simili a The Everyday Sexism hanno iniziato a prendere piede. Ad esempio, nel 2018, seguendo l’esempio di New York, Milano ha aperto la pagina Catcalls of Mi’s il cui intento è quello di dimostrare che il catcalling è una vera molestia. Le due responsabili della pagina, Chiara Franzoni e Valentina Fattore, affermano che il merito principale della protesta online è che ha permesso alle vittime di condividere liberamente le loro esperienze e di unirsi e diventare un’unica e più forte voce.

Molti sono i prodotti culturali che hanno trattato il tema, ma in pochi sono riusciti a farlo come l’ormai acclamata Sex Education

Sex Education: un’educazione sessuale pop

La serie tv Netflix è diventata famosa per la sua abilità di affrontare temi tabù come il sesso e la sessualità con un’ironia divertente e una acuta sensibilità. Dopo aver affrontato argomenti delicati come quello dell’aborto, e dell’omofobia, la celebre serie tv britannica ha superato se stessa con l’uscita della sua seconda stagione.

La seconda stagione di Sex Education non solo affronta il concetto inesplorato di asessualità. Ma si confronta anche con quella sensazione mista di vergogna e rabbia che ogni donna ha provato come conseguenza di un’aggressione sessuale fisica e/o verbale.

La Storyline di Aimee in Sex Education

La creatrice della serie, Laurie Nunn, ha sviluppato una potente storyline al centro della quale troviamo Aimee (Aimee Lou Wood), aggredita sessualmente in un autobus mentre andava a scuola. Sebbene all’inizio è la stessa Aimee a non prendere troppo sul serio l’accaduto, preoccupandosi solo per la macchia lasciatali sui jeans dall’aggressore, ben presto però le prime conseguenze di quanto accaduto iniziano a farsi presenti, e il comportamento di Aimee subisce un profondo cambiamento.

I primi effetti che il trauma ha sulla ragazza si palesano nella sua paura di prendere l’autobus. Ma più andiamo avanti con gli episodi più il trauma diventa visibile. Infatti, se prima dell’aggressione Aimee era solita indossare tacchi, top corti e capelli sciolti, il suo stile è ora più discreto e anonimo. I tacchi sono stati sostituiti da snickers, i top da maglioni larghi e i capelli sono ora raccolti in una bassa coda di cavallo. A subire le conseguenze dell’accaduto è anche il rapporto tra Aimee e il suo fidanzato Steve, con il quale la ragazza evita ogni contatto fisico.

La Dichiarazione Femminista

Tuttavia, è solo in seguito che il problema personale di Aimee diventa l’occasione per una forte dichiarazione femminista. Rinchiuse in un unica stanza a causa di una detenzione scolastica, Aimee, Maeve, Ola, Lily, Vivienne e Olivia – sei ragazze apparentemente molto diverse – devono sviluppare un PowerPoint su ciò che le unisce.

Dopo diverse discussioni, le ragazze scoprono che ciò che tutte condividono sono personali esperienze di violenza sessuale, siano esse fisiche o verbali. Ciò che hanno veramente in comune è quel misto senso di vergogna, rabbia e forte imbarazzo che segue le vittime di molestie sessuali. In questo modo le aggressioni sessuali fisiche e/o verbali si rivelano essere un’esperienza molto comune all’interno della vita quotidiana di ogni donna e ragazza. 

Serie Tv e Realtà

La storyline ideata per Aimee prende infatti spunto da una esperienza vera di Laurie Nunn, alla quale era accaduto un episodio molto simile. In un video molto interessante la creatrice di Sex Education condivide e racconta la sua esperienza con le attrici Aimee Lou Wood e Patricia Allison, e Laura Bates, la fondatrice di Everyday Sexism. The Everyday Sexism Project cataloga gli episodi di sessismo vissuti quotidianamente da ragazze e donne di tutto il mondo, per dimostrare che il sessismo esiste, che è un problema e che deve dunque essere riconosciuto e affrontato come tale. Proprio come nella serie tv, il video pone l’accento sulla normalità di questi atti riprovevoli. 

Un Problema Culturale

Quello che dunque sembra unire donne e personaggi televisivi di tutto il mondo, sono – per citare la serie tv – i peni non consensuali (“the non-consensual penises”). Nel 2018, la Francia ha approvato una legge promossa dal Ministro per le Pari Opportunità Marlène Schiappa, contro le molestie di strada al fine di combattere tutti i comportamenti “di natura sessuale o sessista che danneggiano la dignità di una persona a causa della sua natura degradante o umiliante, o che creano situazioni intimidatorie, ostili o offensive”.

Tuttavia, questo non basta per combattere un fenomeno globale strettamente connesso ai nostri valori culturali tradizionali. L’attivista femminista Anaïs Bourdet sostiene che per dar vita ad un vero cambiamento bisogna andare alla radice del problema. Ossia prestando particolare attenzione alla prevenzione, cercando di educare diversamente i ragazzi sin dai primi anni di scuola. È infatti proprio questo il fine ultimo di Sex Education. Avendo l’opportunità di parlare ad un pubblico più giovane e vasto, la brillante serie tv inglese non solo educa le nuove generazioni a una vita sessuale più piacevole e informata, ma anche a esperienze sessuali più sicure e rispettose.

Linda Pompei
Linda Pompeihttps://www.instagram.com/lindacurat/
Dopo aver conseguito un BA in Visual Culture presso il National College of Art and Design di Dublino, mi hanno costretto a tornare in patria. Attualmente frequento il secondo anno della Magistrale di Arti Visive a Bologna. Mi considero una cinefila e sono - forse un po' troppo - appassionata di qualsiasi forma d'arte.

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