I protagonisti storici
Santapaola, Ferlito, Provenzano, Badalamenti, Cappello, Gambino, Riina, Mineo. Non sono tutti, ma sono gran parte dei nomi più conosciuti. Nomi che pesano, nomi che hanno soprattutto un soprannome, usanza dei boss, e una storia particolare. Nomi che pesano anche se solo scritti. Nomi pesanti, perché tutti capi di grandi famiglie o vicini a quest’ultimi (o come le chiamava Peppino Impastato “I grandi capi delle grandi famiglie indiane”). E quella che Peppino conobbe con la morte fu una mafia ancora capace di accostare la parola ‘onore’ a essa. Con Santapaola, il boss indiscusso di Catania, quella Catania in cui i quattro cavalieri del lavoro – Finocchiaro, Graci, Costanzo, Rendo – si ostinavano a raccontare che la mafia è “cosa ‘i Paliemmu” (‘cosa di Palermo) si ha un’altra realtà chiara a molti. Ma Pippo Fava non la pensava come i quattro cavalieri, e dato che a Catania la mafia, a detta dei cavalieri, non c’era, Santapaola pensò di far tacere queste dicerie. Inutile dire che il super boss fece fuori anche il suo rivale storico, Alfio Ferlito. Due morti che strizzano l’occhio dalla parte opposta, cioè nella sponda Corleone/Palermo.
Cosa Nostra o Cosa Sua?
E poi venne lui, ‘ curtu, Riina. E qui si ha lo spaccamento con le regole, la tradizione, l’onore. Perché se prima i morti si facevano, e si facevano, si stava nel silenzio. Si creavano depistaggi, mala-informazione. Riina fece ciò che i ‘vecchi’ non fecero, cioè sfidare pubblicamente lo Stato con le stragi. E in tutto ciò cosa c’entra Mineo? Centra eccome e, anzi, ha un ruolo centrale nell’organizzazione di Cosa Nostra dal dopo Riina, che trasformò in ‘Cosa Sua’.
Il ritorno alle origini
A Mineo è stato affidato il compito di riunire i capi famiglia palermitani data la sfaldatura che si stava creando. Ma l’arresto di Mineo rivela perché proprio lui. In primo luogo Cosa Nostra si stava e si sta riorganizzando, e l’elezione di Mineo al summit segreto (l’ultimo con tutti i boss nel ’93) è un chiaro segnale che è stato scelto perché molto vicino a Riina e con la mentalità vecchio stampo. In secondo luogo, Mineo ha fatto stilare un vero e proprio ‘manifesto’, se così vogliamo chiamarlo, le regole di Cosa Nostra ormai dimenticate. Come, ad esempio, il bacio tra boss, o le riunioni solo fra capi famiglia senza i fedelissimi o il ritorno a un linguaggio mafioso. Regole, regole e ancora regole, come ha dichiarato in un’intercettazione prima di essere arrestato. In ultimo, ma non meno importante, sono tornati gli Inzerillo, potente famiglia di Palermo rivale dei Corleonesi, scappata negli States negli anni ’50 e tornata nei primi mesi del 2000 mettendo le basi, sette anni più tardi, per una possibile seconda guerra di mafia. A mettere le mani su Palermo sembra ci siano anche loro. L’arresto di Mineo è importante per capire da che parte si sta dirigendo Cosa Nostra, ma soprattutto fa intendere che Cosa Nostra c’è e cammina a testa alta.
E questo è, sicuramente, un nuovo capitolo per la mafia sicula.
Federico Napoli