Cosa bolle in casa Cavs?
Quali realmente siano le dinamiche che hanno spinto Altman, general manager dei Cavs, a privarsi in modo così apparentemente prematuro di quasi tutta la campagna acquisti estiva non è possibile saperlo. Ciò che invece è certo è che serviva un’inversione di rotta molto forte, quella si, perché un record sotto il 60% delle vittorie per LeBron James e compagni non è ammissibile. In particolar modo considerando le recenti catastrofi da Natale fino a questo momento.
Rivoluzione a Cleveland
Via Lue? Via LeBron? Niente di tutto ciò: via a sorpresa Isaiah Thomas, destinazione Lakers, Dwyane Wade con il suo ritorno nella amata Miami, Rose e Crowder a Utah (anche se il primo è stato immediatamente tagliato). Fuori anche i “vecchi” Shumpert e Frye rispettivamente accasati a Sacramento e a Los Angeles sponda Lakers.
I nuovi arrivati
Gli acquisti, almeno sulla carta, sono stati sicuramente meno altisonanti delle cessioni. Vedasi gli arrivi dai Lakers di Larry Nance jr, figlio proprio dell’ex Cavs, e Jordan Clarkson, grande protagonista all’esordio con la nuova maglia dei Cavs con 17 punti in 23 minuti. Ottimo rinforzo anche quello di Rodney Hood da Utah, ieri molto positivo con 15 punti in appena 18 minuti. Ultimo ma non per importanza l‘ acquisto di George Hill. Terzo per percentuali da tre punti nella lega, già ieri partito in quintetto come playmaker.
Un mix imprevedibile
Risultato? Più difesa, più movimento di palla, meno isolamento e più imprevedibilità. Questi Cavs completamente rinnovati potrebbero essere una mina vagante. Anche se è presto per dare giudizi affrettati vista l’unica, seppur molto positiva, partita sin qui disputata dai nuovi. Ora c’è grande curiosità per vedere all’opera questi Cavs, e molto dipenderà come sempre da come i nuovi acquisti si adatteranno a LeBron James, ieri in versione simil tripla doppia.