Il pendolo tra relazione e solitudine
“Io avevo voglia di stare da solo, perchè soltanto solo, sperduto, muto, a piedi, riesco a riconoscere le cose”. Sulla falsariga di Pasolini, ho provato a bilanciare l’essenza di un Uomo sulla base del suo rapporto tra solitudine e relazione. Ci si chiede spesso, se mostriamo la nostra vera identità in relazione agli altri, in un percorso di progressiva coscienza di sè, o se solo in condizioni di isolamento riusciamo veramente ad esprimere noi stessi.
La frammentazione dell’IO
Ma la riflessione si potrebbe estendere ad una più ampia rivalutazione del concetto di essenza ed identità, tra posizioni che ne esaltano la singolarità ed altre che le caratterizzano come risultato di contaminazioni ed influssi esterni. C’è una risposta a questo quesito? Quello che penso io, è che la nostra interiorità sia scomposta in sezioni ognuna facente riferimento ad aspetti diversi dell’essere, e che quindi sia impossibile ingessare la nostra essenza sotto un unico profilo.
L’identità custodita
Nella relazione e nella solitudine, vengono espresse e modellate parti differenti del nostro Io, a volte scollegate ed a volte legate, ma che insieme concorrono a determinare ciò che siamo. Pertanto non sarà mai possibile per nessuno scorgere la verità sull’essenza di una persona, perchè in ogni caso risulterebbe incompleta. L’individuo è l’unico custode della propria identità, di cui è risultato e perfezionatore, e nell’incompletezza della conoscenza di sè, egli manifesta un’infinita tensione verso la perfezione.
Quale soluzione?
Nella concretezza delle nostre esistenze, quale soluzione pratica dobbiamo adottare per la massima realizzazione di noi stessi? Qui i vari guru ed esperti della vita potranno sbizzarrirsi nel mostrarci la strada migliore, e in una situazione di grande incertezza il nostro orecchio è più portato a tendere verso queste risoluzioni definitive. Il coraggio di ammettere di non avere armi di fronte ad un problema che si configura più come un’immensa fonte di energia, è il primo decisivo passo.
Domande necessarie
Semplicemente, la dicotomia relazione-solitudine si presenta come un enigma irrisolvibile, ma dalle cui domande si può trarre qualcosa di inaspettato. Senza bisogno di chiedersi perchè, smettere di interrogarsi su quale sia la via migliore, ed abbracciare in toto entrambe le condizioni in tutte le loro sfumature, appare il ponte privilegiato verso un’esistenza tesa all’incessante potenziamento di sè stessi. Saper stare da soli ed essere ottimi animali sociali non sono perforza archetipi contrastanti fra loro.