Pochi giorni fa, il leader della Lega, Matteo Salvini ha depositato presso la Corte di Cassazione i sei quesiti su cui verterà il possibile referendum sulla giustizia. Se la raccolta firme avrà l’esito sperato dai Partiti promotori, gli italiani saranno chiamati a pronunciarsi su aspetti molto delicati della giustizia italiana.
L’istituto del referendum
il referendum è la più alta espressione della democrazia, che permette ai cittadini di decidere le sorti delle discipline più importanti dell’ordinamento. Ma non solo, la Costituzione ammette inoltre che l’iniziativa referendaria possa partire “dal basso” mediante la raccolta di almeno 500 mila firme. La bontà delle firme sarà controllata dall’Ufficio Centrale della Cassazione, a questo controllo seguirà poi quello operato dalla Corte Costituzionale.
Tuttavia, oltre ad essere una delle massime espressione di quell’utopia democratica pura e perfetta, l’istituto del referendum comporta diverse criticità.
Se i cittadini sono chiamati a decidere aspetti particolarmente complessi e tecnici, senza essere opportunatamente informati, questo potrebbe comportare degli esiti infausti. Inoltre, negli ultimi anni, il referendum è stato spesso utilizzato dai politici ai fini di propaganda, ed oggetto prezioso da inserire nella maggior parte dei programmi pre-elezioni.
I quesiti sulla Giustizia
I quesiti che verranno (forse) posti agli italiani sono tutti strettamente connessi con l’organizzazione e la disciplina della magistratura.
il primo quesito verte sulla possibilità di un libero accesso alla candidatura al CSM per ogni Magistrato. il CSM (Consiglio Superiore della Magistratura) è l’organo di autogoverno dei magistrati, che ne assicura l’indipendenza, prendendo le decisioni relative alle carriere dei giudici. Ad oggi, per poter essere candidato, un giudice deve ottenere la raccolta di un elevato numero di firme.
il secondo quesito riguarda la responsabilità civile dei magistrati. Il referendum vuole far sì che, laddove un giudice, nell’esercizio delle sue funzioni professionali, provoca un danno ad un cittadino, potrà essere direttamente chiamato a risponderne a livello di risarcimento del danno. La problematica è più aspra di quanto appare. E’ sempre giusto che tutti paghino per i propri errori, ma se si prevedono sanzioni troppo elevate, quale giudice si prenderà la responsabilità di assumere decisioni “scomode”?
il terzo quesito riguarda l’aumento di avvocati e professori nelle valutazioni sull’esercizio della professione dei magistrati.
il quarto quesito è quello su cui più si punta a livello mediatico: la fantomatica separazione delle carriere. In Italia vi è una particolarità nella magistratura. Essa è suddivisa in due “gruppi”, i giudici ordinari (che sono quelli che comunemente emettono le sentenze), e i pubblici ministeri, che svolgono la funzione dell’accusa nei processi penali. La particolarità consiste nella possibilità per il magistrato di cambiare il proprio ruolo: da giudice a pubblico ministero e viceversa.
il quinto quesito riguarda la misura cautelare della custodia in carcere.
L’ultimo quesito infine è volto ad eliminare l’automatismo che prevede l’irrogazione della sanzione accessoria che impedisce di candidarsi in Parlamento, a chiunque abbia ricevuto una condanna penale.
i problemi del referendum
La possibilità che i cittadini possano esprimersi direttamente su questioni rilevanti dell’ordinamento, è essenziale in ogni democrazia degna di questo nome. Tuttavia ci sono aspetti del mondo giuridico, talmente tecnici e complessi, che solo attraverso uno studio approfondito possono essere valutati con cognizione di causa.
Il problema principale infatti è che il Parlamento, luogo naturale in cui questo tipo di decisioni dovrebbero essere adottate, da troppo tempo non sta tentando di risolvere i problemi legati alla Giustizia. E’ proprio il Parlamento il luogo in cui possono essere valutati al meglio questi aspetti. Chiamando al voto la popolazione su determinate problematiche, il rischio di demagogia è sempre più elevato.
Ci sono tanti requisiti, posti da leggi e dalla stessa Costituzione, previsti per la validità di un referendum. I più importanti non sono previsti da norme: informazione e coscienza. Indispensabili requisiti per prendere le decisioni su tematiche fondamentali come quelle su cui, forse, dovremo andare a votare.