L’inflazione delle parole
Oggigiorno uno dei problemi più grandi che, a mio onesto parere, intaccano le nostre vite è l’inflazione delle parole. Come si può evincere dal titolo, in questo caso la parola è “razzismo”. Andando un po’ in controtendenza, vorrei
esaminare il suo significato da un altro punto di vista, prendendo come esempio un “tema caldo”.
Il caso Soumayla Sacko
Il fatto che voglio esaminare è una di quelle vicende che tocca immediatamente l’opinione pubblica. Poi finisce nel dimenticatoio e viene
riesumata per convenienza, ovvero: l’uccisione di Soumayla Sacko.
Troppo spesso la gente utilizza questi avvenimenti per poter sparare a zero (sul governo, perché oggi va di moda, sui razzisti, perché si sa che è un comportamento da condannare) senza neanche sapere cosa è successo.
Riflettere per comprendere la verità
Il problema è proprio questo, il perché qualcuno abbia fatto un atto del genere e chi di dovere deve rilasciare dichiarazioni, sono questioni che vengono affrontate senza aspettare (in questo caso la polizia che si occupa del caso,non il politico di turno).
Oggi, effettuate le prime indagini, è emerso che non si tratterebbe di un omicidio xenofobo(come magari è successo a Macerata), bensì di un omicidio che riguarda altri motivi. Molto probabilmente si tratta o di atti vendicativi
(alla fine era un sindacalista che si batteva per i diritti dei lavoratori che rappresentava in un territorio che deve inoltre tenere conto
si degli interessi dello stato, sia di quelli della mafia) oppure derivanti dal fatto
che si trovassero a prendere delle lamiere in una ex fabbrica abbandonata.
Il razzismo, quello vero
Esaltare la notizia perché ad esserne vittima è stata una persona di colore: è questo il vero razzismo. Perché parte da un presupposto di diversità e perciò, sia in senso positivo che negativo, qualsiasi azione compiano deve ottenere l’attenzione della gente. Questa cosa a me fa inorridire visto che riduce la questione al semplice colore della pelle.
Sbagliato.
La notizia dovrebbe essere esaltata perché è stato ucciso un simbolo, il simbolo di chi lotta per avere più diritti per i lavoratori, lotte che tutti i popoli hanno fatto, lotte che aiutano a diventare civili e che insegnano l’importanza dei diritti che troppo spesso, anche nei paesi più democratici, vengono dimenticati. Lotte che ancora in
molti Stati del mondo non si possono fare perché si viene veramente fucilati all’istante.
Prendiamoci un momento per pensare
Allora chiederei all’opinione pubblica di fermarsi, di pensare e chiedersi: ma perché questa notizia mi ha scosso? Perché la persona coinvolta è di colore o perché è stato ucciso un sindacalista che aiutava degli amici a raccogliere lamiere in una fabbrica dismessa per costruirsi un rifugio?
Se siete tra i primi sappiate che per me siete dei razzisti della peggiore specie, dei razzisti che si fanno scudo del colore della pelle degli altri per sentirsi persone civili.
Se siete tra i secondi allora be’, sappiate che avete, dal mio punto di vista, tutto il diritto di lamentarvi di queste oscenità.
GABRIELE GANCI