lunedì, 18 Novembre 2024

Rape culture: parliamone.

Che cos’è la rape culture o la cultura dello stupro?

La rape culture o cultura dello stupro è un termine che nasce grazie ai Gender Studies e alla letteratura femminista, atto a descrivere gli atteggiamenti che la società odierna normalizza e – spesso – incoraggia rispetto allo stupro o più in generale alla violenza sulle donne.

La misoginia è un tratto tipico di questa cultura che nasce non in questo secolo, bensì ne possiamo trovare traccia negli scritti dei trovatori provenzali; banalizzare ciò che la persona fa verso la vittima, con battute, rendere accettabile l’atto stesso della molestia, assieme al victim blaming e lo slut shaming sono alla base di tutto questo.

(https://www.theodysseyonline.com/the-word-is-no-more)

Oggettivazione del corpo

Molto comune è nella nostra società l’oggettivazione del corpo.

(qui un esempio di come la società spinga sull’oggettivazione https://www.sistemacritico.it/2019/12/17/standard-di-bellezza-lincubo-femminile-del-xxi-secolo/)

Non è raro infatti che le donne siano pensate da sempre, in una società patriarcale come oggetti, oggetti a cui si guarda al vestiario, al trucco, oggetti che devono fare ciò che l’uomo, in questi casi predatore, vuole, e starsene in silenzio come fossero un bel soprammobile. Soffermandoci sul vestiario, non suonerà nuovo a nessuno il fatto che una donna dopo aver subito un abuso sia accusata di svariate cose nonostante sia lei stessa la vittima. Secondo la società ci sono mille fattori che la rendono tale: l’aver fatto uso di droga o alcool, l’essere vestita in modo provocante o aver lei stessa provocato lo stupratore e qui, parliamo di victim blaming.

Il victim blaming

Questo fenomeno sempre più diffuso è tanto semplice quanto agli occhi di qualsiasi persona pensante, aberrante, consiste infatti nel far sentire, come accennato sopra, la vittima colpevole di ciò che le è successo a causa di svariati fattori che possono circondare il momento in cui il fatto è successo.

Le frasi che sentiamo più spesso e che non si riducono solo alle chiacchiere da bar sono: se l’è cercata, se lo è inventato, comunque poteva evitare di vestirsi così, di trovarsi in quel posto in quel momento e via dicendo. Non è dunque un caso che secondo l’Istat la vittima si trovi in difficoltà anche solo a sporgere denuncia verso il proprio aggressore, basti pensare che come i dati riportano, il 12,8% delle donne non è a conoscenza dell’esistenza dei centri antiviolenza, né del telefono rosa in funzione h24, e solo indicativamente il 28% denuncia l’accaduto alle autorità.

(http://sacraparental.com/2014/08/15/dont-get-raped-wear-running-shoes/)

Il potere delle parole nella società

Le parole anche qui hanno un forte potere, una donna stuprata infatti può essere ricondotta ad una certa promiscuità, senza quella pudicizia che una donna dovrebbe avere secondo gli standard della società, arrivando al binomio promiscua = in cerca. Disinibita, una donna senza attenzione, che allo stremo non si prende cura di sé e della sua dignità, se la cerca. Triste è pensare che questo pensiero è molto più diffuso di quanto si possa immaginare.

E il patriarcato?

Il patriarcato, così spesso appellato dalle femministe spesso denigrate è fondamentale nella cultura dello stupro. Il continuo volersi affermare dell’uomo sulla donna non fa altro che sminuire il ruolo di quest’ultima e ingigantire la ragione che viene data ad una maggioranza ideologica completamente sbagliata, che diventa manifesto di una cultura e di una società in cui lo stupro è completamente normale, giustificato e perché no, meritato.

La situazione della rape culture in Italia

Così come in tutto il mondo, anche l’Italia registra dati impressionanti per quanto riguarda l’esistenza della rape culture. Secondo statistiche varie ed eventuali però gli stupri non sarebbero esagerati, e le donne si riterrebbero molto soddisfatte rispetto a ciò che viene dopo la denuncia, gli stupratori scontano le loro pene e tutto è ok.

Ma non è così; rifacendosi al discorso delle statistiche e del victim blaming è piuttosto impossibile sapere se una persona sia soddisfatta del trattamento ricevuto dalle autorità o se uno stupratore sia in galera se la vittima decide di non denunciare, per mille fattori che siano, per primi fra tutti, vergogna o paura o entrambe.

La rape culture in Italia si insinua ovunque, tra banchi di scuola, nelle case, nelle famiglie, tra i fischi che le donne ricevono in strada, tra le istituzioni che dovrebbero proteggerci e invece non lo fanno.

In conclusione, la cultura dello stupro va fermata ed urge un cambiamento.

Come cambiare una cosa così radicata?

Educando.

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