Parlare di disabilità non è facile, soprattutto se lo si vuole fare in modo rispettoso. Per ovviare a questo problema, diversi media odierni optano per rappresentare le diversità fisiche come veri e propri superpoteri. Pensate a serie tv come The Good Doctor, in cui l’autismo del protagonista gli conferisce un vantaggio sui colleghi chirurghi. Non è mia intenzione sminuire questo tipo di approccio, in quanto fornisce alle persone affette da disabilità dei modelli da seguire. Tuttavia, queste storie spesso falliscono nel rappresentare la dura e cruda realtà di ogni giorno.
Ranking of Kings si differenzia dal resto. L’anime non ha paura di mostrare la disabilità del protagonista come uno svantaggio. Ranking of Kings è la storia di come Bojji sia destinato a diventare il più grande sovrano di sempre, una volta affrontati i propri limiti.
Un principe debole e indegno
L’estetica dell’anime tratto dal manga di Sōsuke Tōka e prodotto da Wit Studio (famoso per Attack on Titan) rievoca le opere classiche dello Studio Ghibli. La storia di Ranking of Kings (o Ousama Ranking) si svolge in un’ambientazione fantasy medievaleggiante. Vi sono diversi regni e i loro sovrani sono in competizione tra loro per raggiungere la vetta della classifica dei re.
Cosa è la classifica dei re? Ha rinomati cavalieri al proprio servizio? Il suo regno ha numerosi abitanti e città floride? Ma soprattutto, il re stesso possiede una forza pari a quella di un eroe? Sono questi i parametri che determinano la posizione in graduatoria del sovrano di ogni regno.
Nonostante vi siano diversi re nell’immaginario di Ranking of Kings, la storia si concentra sul Regno di Bosse, un gigante a tutti gli effetti. Il protagonista è il suo primogenito, il piccolo Bojji. Al contrario del padre, il principino è minuto di statura e non possiede alcuna forza fisica. Inoltre, Bojji è sordomuto. Incapace di comunicare normalmente, il bambino si esprime con versi privi di senso.
È pensiero comune che la disabilità e debolezza fisica di Bojji lo rendano inadatto al trono. Il principe non rispecchia nessuno dei parametri richiesti dalla classifica dei re e i sudditi non si fanno scrupoli a ridicolizzarlo. Allo stesso tempo, la corte e la sua stessa famiglia gli rivolgono parole denigratorie guardandolo in faccia, tanto non può comprenderli, o almeno così credono.
Bojji, le apparenze ingannano
Basta un episodio per capire che Bojji è un ragazzo puro di cuore e più forte di quello che sembra, emotivamente parlando. Il regno intero si fa beffe di lui, convinto che il principino non capisca ciò che lo circonda. Infatti, il popolo associa la disabilità di Bojji ad una forma di stupidità. In realtà, il principino comprende ogni parola di scherno dato che è in grado di leggere le labbra, ma nessuno ne è consapevole.
A Bojji basterebbe un cenno per terminare istantaneamente l’indegna situazione. D’altronde, il popolo lo denigra solo perché convinto che non vi saranno ripercussioni. Bojji decide di non fare nulla. I suoi genitori gli hanno insegnato che è dovere del sovrano soddisfare i bisogni dei propri sudditi. Il principino è dunque convinto che sia suo compito continuare questa farsa per il benessere e divertimento del popolo.
Tuttavia, Bojji è pur sempre un essere umano e fatica a sopportare il ruolo da giullare che si è autoimposto. Un re non può e non deve mai apparire debole davanti ai propri sudditi. Una volta in camera sua, il bambino scoppia in lacrime d’innanzi alla realtà della situazione.
Nonostante Bojji sia il legittimo erede al trono, in molti sono convinti che il futuro del regno dipenda dal fratellastro minore, Daida. Nessuno si aspetta niente dal primogenito. Il principino è ormai convinto che non sarà mai un re forte e giusto come il padre. Sarà Kage a provargli il contrario.
Bojji e Kage, uno la luce dell’altro
Kage è quella che si potrebbe definire un’ombra senziente. Il suo corpo è piatto ed è in grado di mimetizzarsi nell’oscurità. Il Clan delle Ombre, famoso per le doti da assassini dei suoi membri, è ormai scomparso e Kage pare essere l’ultimo esemplare della sua specie. Dopo la morte della madre, vaga senza metà. Ovunque vada, l’infamia della sua razza lo perseguita. Ben presto, Kage inizia a comportarsi in modo disonesto, proprio come la società si aspetta da lui.
L’incontro tra Bojji e Kage è particolare in quanto l’ombra di fatto rapina il principino, convincendolo a donargli i vestiti che ha addosso. Inoltre, il bambino promette di tornare il giorno seguente con altri indumenti. Sono due i motivi per cui Bojji accetta questa situazione. In primis, dispone di un ampio guardaroba. In secondo luogo, Kage riesce a comprendere i suoi versi privi di senso, permettendo a Bojji di intrattenere la prima discussione normale della sua vita.
Inizialmente, le intenzioni di Kage non sono delle migliori. Tuttavia, seguendo Bojji fin dentro il castello, l’ombra apprende le difficoltà quotidiane del principino. La tenacia del ragazzino lo stupisce. Entrambi, hanno dovuto fare i conti con situazioni difficili, eppure Bojji non si è mai arreso di fronte alle difficoltà, mentre Kage sì. Pervaso da ammirazione e desiderio di redenzione, l’ombra giura eterna fedeltà al principe, dedicandogli la propria vita.
Un tratto distintivo del Clan delle Ombre è proprio il bisogno di trovare un signore da seguire. Una volta identificato, eseguono ciecamente ogni suo ordine, sia questo una semplice commissione o uccidere donne e bambini. L’amicizia con Bojji diventa la luce che guida la buia vita di Kage, la cui direzione era ormai persa da tempo. Allo stesso modo, Kage fornisce la comprensione e fiducia che Bojji agognava da sempre.
Semplice, profondo e imperdibile
La storia di Bojji è semplice, ma ricca di colpi di scena e priva di tempi morti. Ogni personaggio è tridimensionale e nessuno è come appare. Si potrebbe scrivere un articolo per ogni personaggio, partendo dalla matrigna Hilling. Le uniche due costanti della storia sono Bojji e Kage. Ognuno tiene onestamente all’altro e non vi sono secondi fini nel loro rapporto. Con la loro amicizia e perseveranza, i due cambieranno in meglio coloro che li circondano, siano essi alleati o avversari.
Ranking of Kings racconta la disabilità in modo unico, crudo e reale. La diversità di Bojji non è un vantaggio o superpotere. Al contrario, per ottenere dei risultati, il principe deve lavorare più sodo di chiunque altro. Non è la compassione ciò che il protagonista necessita per raggiungere i suoi obbiettivi. Bojji ha bisogno che qualcuno creda in lui e nelle sue capacità. All’inizio della storia, molti personaggi lo sottovalutano o reputano non autosufficiente. Non fate lo stesso errore e abbiate fiducia in Bojji. La sua disabilità non lo definisce, lui può essere ogni cosa se solo gliene si dà l’occasione.
Le vicende di Bojji e Kage meritano di essere viste, siate voi fan degli anime o no. Come per il caso di Attack on Titan, questa opera è diversa da quelle a cui ci ha abituato il Giappone. Ranking of Kings è alla portata di tutti. Nel caso siate ancora dubbiosi, vi invito a visionare la seconda sigla dell’anime per convincervi: