Nessuno può prevederli e sono uno dei fenomeni naturali più distruttivi e pericolosi
Siamo naturalmente portati a credere che la Crosta Terrestre, ossia la parte più esterna del nostro pianeta, sia una superficie immobile e immutabile, poiché i cambiamenti cui è soggetta avvengono in periodi di tempo così tanto lunghi da risultare impercettibili all’occhio umano. In alcuni casi però la Terra da prova della sua vitalità, che si manifesta sotto forma di eventi naturali di incontrollabile potenza, come le eruzioni vulcaniche o i terremoti. In particolar modo questi ultimi sono tra i più temuti, poiché a differenza di un uragano o una frana, non esiste al giorno d’oggi nessuno strumento che sia in grado di prevederli e anticipare la catastrofe.
La struttura della Terra
Prima di analizzare nel dettaglio tale evento naturale, è però necessario fare una premessa volta a spiegare i motivi alla base della sua formazione e per farlo dobbiamo capire in che modo sia strutturata la Crosta Terrestre. Infatti siamo soliti immaginarla come un unico blocco solido, quando la realtà è ben diversa. Essa è infatti divisa in venti placche (o zolle) tettoniche che, come se fossero immense zattere, galleggiano su un oceano di magma. Questo “mare sotterraneo”, avente uno spessore di circa 2900 Km, viene chiamato Mantello ed è uno strato di roccia fusa a elevata viscosità situato tra la crosta e il Nucleo. Man mano che ci si avvicina al Nucleo, la temperatura aumenta e ciò porta alla formazione di quelli che vengono definiti moti convettivi, delle correnti che provocano lo spostamento delle masse di terra in superficie. Laddove le placche entrino in contatto le une con le altre, o si separino, si formano le linee di faglia (faglie convergenti, divergenti o a scorrimento laterale) ed è proprio in prossimità di tali linee che si forma la maggior parte dei fenomeni sismici. Va però ricordato che esistono altri eventi in grado di scatenare i terremoti, come, ad esempio, le eruzioni vulcaniche.
Le dinamiche di un terremoto
Come la sua stessa etimologia ci ricorda, il terremoto, dal Latino Terrae Motus (letteralmente Movimento della Terra), anche chiamato scossa tellurica (da Tellus, la dea romana della terra), consiste in delle vibrazioni o in un improvviso assestamento del terreno.
Di norma, quando in prossimità di una faglia si verifica uno scorrimento, viene liberata una certa quantità di energia che si espande nelle zone circostanti sotto forma di onde sismiche. Il luogo da cui si originano è detto ipocentro e si trova sotto terra, mentre il suo corrispettivo in superficie è chiamato epicentro. Da qui le onde si propagano e possono essere di tre diversi tipi, Onde di Compressione o Longitudinali (Onde P), Onde di Taglio o Trasversali (Onde S), Onde Superficiali (Onde R e L), che si differenziano le une dalle altre per le modalità di propagazione. Le Onde P, o onde primarie, fanno oscillare le particelle di roccia nella medesima direzione in cui l’onda si propaga, le Onde S, dette anche onde secondarie, si propagano solo nei solidi e in modo perpendicolare rispetto alla loro direzione di propagazione, le Onde R e L risultano invece dalla combinazione delle onde P e S e si formano a distanza dal epicentro.
Come si misura l’intensità dei terremoti e perché è quasi sempre impossibile riuscire a prevederli
Fin dall’antichità i geologi si sono posti l’obiettivo di misurare la forza dei terremoti e questa continua ricerca ha portato alla costruzione di uno strumento chiamato Sismografo, che letteralmente significa macchina che descrive il sisma. L’invenzione del primo sismografo risale al 132 d.C. e viene comunemente ricondotta allo scienziato cinese Zhang Heng.
Il sismografo contemporaneo, di gran lunga più preciso, ha la capacità di misurare parametri molto diversi. Esso si basa su sistemi elettromagnetici e fu inventato dal direttore dell’Osservatorio Vesuviano, Luigi Palmieri, che è anche docente presso l’Università di Napoli.
La stima dell’energia rilasciata da un evento sismico è invece effettuata utilizzando un’opportuna scala, la cosiddetta Scala Richter, che permette di determinare, con maggiore accuratezza rispetto alla vecchia Scala Mercalli, la Magnitudo a livello dell’ipocentro.
Nulla è però in grado di prevedere i terremoti. Come infatti ci ricorda il sito dell’INGV, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, è impossibile avere la certezza di quando avverrà un terremoto o di quale sarà la sua Magnitudine, mentre è possibile fare delle supposizioni basandosi sui precedenti storici, stabilendo così la probabilità che un certo evento si verifichi in un determinato luogo.
http://www.ingv.it/ufficio-stampa/faq/terremoti/e-possibile-prevedere-i-terremoti
È sempre meglio prevenire che curare
Ad oggi esiste un solo modo per limitare gli effetti dei terremoti: la prevenzione. Nella maggioranza dei casi, i danni e le vittime sono causati dal crollo di strutture inadatte a sopportare la forza di simili eventi e il solo uso di tecnologie antisismiche permetterebbe di ridurre al minimo non soltanto le perdite umane, ma anche di contenere i danni economici. Fino a quando non si riuscirà a comprendere questa cosa, i terremoti continueranno a essere uno dei nostri incubi peggiori.
Piermarco Paci Fumelli