Essere un calciatore è un sogno. Vivere giocando a pallone, guadagnare tanti soldi facendo ciò che si ama di più al mondo. Rendere felici anche le persone a te vicine. Giocare per la squadra che hai tifato fin da bambino, la squadra della tua città, deve essere davvero la realizzazione più grande che un uomo che gioca a Calcio può raggiungere. Di storie così ce ne sono tante, da Totti a Del Piero, passando per Maldini o Zanetti. Il nome molto meno altisonante, che però non ha nulla da invidiare (in attaccamento alla maglia) a questi ultimi, è quello di Fabio Quagliarella, che nel 2010, dopo 2 buone stagioni all’Udinese, passa al Napoli, al suo Napoli.
Quagliarella saluta Napoli
La favola però si interrompe dopo un anno, quando viene ceduto alla Juventus. E’ scandalo. I tifosi iniziano ad inneggiare al tradimento, vengono bruciate maglie, iniziano ad arrivare insulti, minacce, e la consueta bordata di fischi ogni qualvolta calchi il manto erboso del San Paolo. Fabio dopo 4 anni alla Juve, ricchi di successi (più collettivi che personali) passa prima al Torino, e poi alla Sampdoria, squadra dove gioca tutt’ora. Ma nella sua mente c’è sempre il Napoli. Nel Ottobre 2015 segna un gol proprio contro i partenopei al San Paolo, e decide di “esultare” con un segno di scuse, gesto che incrinerà i suoi rapporti col Toro e che quindi lo spingerà verso la società blu-cerchiata.
Nel Febbraio 2017, in un Post-Partita, Fabio dichiara che il suo incubo è finito, e tutti iniziano a chiedersi: “Qual è l’incubo di Quagliarella?”
La Verità
La verità è che la carriera, ma soprattutto la Vita di Fabio è stata condizionata, assillata, rovinata, resa impossibile, dal 2011 al 2016 da un “uomo”. Un soggetto che ha inviato per 5 lunghissimi anni migliaia di lettere anonime contenenti minacce di morte, accuse di pedofilia, di collaborazione con la Camorra, insulti, insomma accuse pesantissime e totalmente false. Lettere mandate anche alle società (soprattutto al Napoli) motivo per cui è stato ceduto più volte (è stato ceduto dal Napoli, non è stata sua volontà). In tutto questo Fabio e i genitori (gli unici a sapere di questa faccenda) erano completamente soggiogati da quest’uomo.
Per risolvere questa situazione si erano rivolti ad un loro amico della Polizia Postale, a cui Quagliarella consegnava regolarmente denunce firmate. Era un uomo di famiglia, di fiducia, non avrebbero mai potuto immaginare che era proprio lui il mostro. Era lui che era riuscito a chiudere un anello dentro il quale si prendeva gioco di Fabio e della famiglia, acquistando fiducia e, ovviamente, non consegnando le denunce. Dopo 5 anni di logoramento è al papà di Fabio che si accende la lampadina, e nel giro di pochi mesi la verità viene a galla: l’incubo è finito.
Il racconto
Nella loro intervista a “Le Iene” ne parlano entrambi come se avessero vinto una guerra, quella contro lo Stalking. Sono esausti e commossi, quando ripercorrono tutte le fasi di questa vicenda.
“Sognavi che un giorno saresti diventato Capitano del Napoli e magari avresti vinto qualcosa. Avevo un sogno, me l’hanno portato via, ho lasciato qualcosa di incompiuto a Napoli.” E ancora “Ti allenavi fisicamente perché mentalmente eri da un’altra parte.” Parole e lacrime forti, che sottolineano quanto Quagliarella abbia magari sì perso qualcosa per quanto riguarda la sua carriera, ma abbia stravinto nella vita.
Qui l’intervista completa, che vi consigliamo: http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/golia-l’incubo-di-quagliarella_695837.html
Enrico Boiani