La Camera dei Deputati di recente ha approvato la modifica dei decreti sicurezza attribuiti al senatore Matteo Salvini, emanati durante il corso del governo precedente. Questi decreti, noti per riguardare ragioni di sicurezza, presentavano però una problematica rilevante, una problematica che andava oltre l’orientamento politico di riferimento. Si trattava di leggi che erano una chiara manifestazione del fenomeno del “populismo penale”
Il diritto penale come mezzo di propaganda
Il populismo penale è un fenomeno che si basa sull’utilizzo strumentale di questo ramo del diritto a scopi di propaganda politica, per ottenere un maggior consenso da parte della popolazione.
Come tutti gli ambiti del diritto, anche e soprattutto la materia penale viene disciplinata dalla Costituzione. Questo per una motivazione fondamentale: allo strumento penalistico vengono affidati due compiti essenziali. In primo luogo, esso è volto a rispondere al bisogno di sicurezza della collettività; ma esso deve anche assicurare una risocializzazione del soggetto ritenuto colpevole. Dunque, se da un lato si rendono necessari degli interventi volti alla prevenzione di fenomeni ritenuti “pericolosi”; dall’altro lato però il legislatore deve tener presente che questi interventi devono anche rispondere a bisogni personali del soggetto colpevole: bisogni che si esplicitano nel considerare come rilevanti i propri diritti fondamentali, come la libertà personale. La libertà personale, che trova fondamento e riconoscimento nella Carta costituzionale, può essere sacrificata solo in casi estremi da parte dell’ordinamento giuridico.
Il problema deriva da un utilizzo sempre più di frequente del diritto penale da una politica che, ad oggi, non può che essere definita populista e la cui maggior preoccupazione si risolve nell’ottenimento di consensi. Il diritto penale si ritiene il miglior strumento per porre fine ai turbamenti di una collettività sempre più spaventata. Per quanto le statistiche mostrino come, negli ultimi anni, il tasso di criminalità si sia notevolmente ridotto, la popolazione risulta essere sempre più vulnerabile. Una vulnerabilità che deriva dal fatto che i media riservano prime pagine o intere programmazioni a fatti di cronaca nera raccapriccianti.
L’uso strumentale del diritto: cause e problemi
La società cerca un nemico contro cui “puntare il dito”, un nemico a cui poter attribuire tutti i problemi che compromettono la tranquillità generale. La politica, pronta a cogliere questa esigenza, emana leggi che assumono forme di manifesto contro una determinata tipologia di individui, responsabili di reati ritenuti particolarmente rilevanti in un determinato momento storico. Tralasciando così le garanzie costituzionali, che invece prevedono l’utilizzo del diritto penale solo nei casi in cui sia strettamente necessario, nei soli casi in cui una restrizione della libertà personale sia giustificata dalla tutela di un sentimento di tranquillità.
Facendo riferimento al fenomeno del “populismo penale” si parla di giustizia emotiva per definire un’amministrazione della giustizia volta a soddisfare i sentimenti destabilizzati della collettività. Ma la giustizia tutto può essere meno che emotiva. Affinchè uno Stato possa definirsi costituzionale è necessario che ogni ambito del diritto sia ancorato ai principi cardine della stessa Costituzione.
È obiettabile che al diritto sia affidato il compito di rispondere ai problemi della società, ma indipendentemente dall’orientamento politico è necessario tenere presente ciò che è costituzionale e ciò che invece non lo è. Il diritto deve essere costituzionale per poter essere legittimo, in particolare quel ramo del diritto che più incide sui diritti della persona.
Come spesso mi hanno ripetuto nelle aule dell’università: “Se non è legale, non è diritto penale”.