Si può parlare di «asse polacco-ungherese?».
La risposta é:dipende.
Infatti, così come a una linea geometrica é sufficiente una deviazione per interrompere la propria andatura rettilinea, un asse politico perde efficacia se presenta anche solo un punto di divergenza.
Mosca: cavallo di Troia dell’asse?
Il binomio Ungheria-Polonia diverge sulla questione “Russia” causando dubbi circa la sua solidità.
Come possono visioni discordanti riguardo il kremlino rendere un’alleanza stabile ?
Non sono ( le visioni), invece, indizio di una frizione interna camuffata dai leader politici ?
Beh, la mia domanda é assolutamente retorica : la russia, pur non essendo più il fulcro dell’Impero Sovietico ha mantenuto un’ingerenza specialmente negli ex Paesi Satelliti, quelli del blocco est europeo.
Dunque, percezioni di Mosca discrepanti, per così dire, sono sinonimo di attrito fra gli attori in scena.
Peccato che non ci troviamo ad assistere alla finzione di una commedia bensì ,forse, ad una delle realtà tragiche dello scenario politico internazionale che vede come attori protagonisti Orban da un lato e Duda dall’altro.
Ungheria e Polonia: due democrazie non democratiche.
Prima di passare al CASO RUSSIA é bene fare accenno agli “assi nella manica” dell’asse -scusate il gioco di parole- Orban- Duda.
Ma perché asse Orban-Duda?
No, non é un semplice eufemismo bensì un richiamo, ahimé, all’attualità.
Eh si, il nuovo Corona Virus ha “infettato” ,perdonatemi il verbo, anche sistemi politici.
Quello polacco e quello ungherese lo hanno strumentalizzato per alimentare quelli che potevano già essere denominati come « nuovi erdoanismi »
Ufficialmente per far fronte all’epidemia di Covid-19 i leader dei due Paesi membri del «Gruppo di Visegrád » hanno esteso i propri poteri aumentando un centrismo già alquanto rilevante.
Insomma, la pandemia ha rappresentato l’ennesimo pretesto per consolidare mire autoritarie, instaurando una forma di governo “per decreti” avallato da un parlamento sotto l’egida di un narcisista da strategie politiche che di democratico hanno ben poco.
Una scelta, questa, che giustifica l’espressione “Democrazia apparente”.
Deviazioni autoritarie
Scelta assolutamente consona, visti gli attentati allo Stato di Diritto degli ultimi anni.
La destituzione di giudici polacchi dell’opposizione é un esempio della politicizzazione dello Stato di Diritto e dell’assenza di libertà di stampa.
Altrettanto significativa é la connotazione data dal premier magiaro alle più che mai attuali “Fake news”; quella non di notizia distorta,inventata o ingannevole, bensì di informazione incompatibile con la linea governativa.
Insomma, Stati sulla carta multipartitici e democratici ma di fatto monopartitici e autarchici, con un’estrema destra in prima linea, volta a far risorgere uno « spirito sciovinista”
Un po’ di psicologia politica…
Ma torniamo al punto di partenza : il caso Russia. Non pretendo, in poche righe, di fornire un quadro completo circa i rapporti con la Mosca di Putin.
Mi focalizzerò , dunque, su un fatto specifico ma particolarmente significativo e indizio-chiave delle criticità fra Polonia e Ungheria : il conflitto fra Ukraina e Russia.
Se Budapest ha mostrato una certa coerenza appoggiando Mosca non solo a livello ideologico ma anche a livello pratico, Varsavia ha giudicato l’azione di Putin come strategia neo-coloniale dando così prova di un certo scetticismo circa le mire espansionistiche del gigante dell’Est.
In quest’ottica si potrebbe accusare la Polonia di seguire la scia della Realpolitik, trasformando alleanze in giochi di interesse, a partite destinate a concludersi con vinti e vincitori.
Inimicizia silenziosa
Inoltre, come già constatato, la diffidenza da parte della Polonia nei confronti di determinate manovre politiche e militari russe potrebbe essere sinonimo di un’inimicizia intrinseca fra le due,permettetemi un po’ di sensazionalismo, “DITTATURE DELL’UNIONE EUROPEA”.
Ho detto inimicizia intrinseca ; aggiungo sibillina, in quanto non bersagliata da una società mediatica accecata da problemi di politica estera più pervasivi, commettendo così il grave errore di trascurare spiriti rancorosi attualmente inoffensivi, ma potenzialmente dannosi.