“Pippo, Pippo mio, Pippo Pippo mio l’ha messa…col cuore, col cuore ti dico grazie, rimarrai sempre nel nostro cuore”. Con queste parole il mitico Tiziano Crudeli salutava, e ringraziava, l’ultimo grande calciatore ad aver indossata la maglia numero 9 rossonera: Pippo Inzaghi. Questa frase è ormai divenuta un mantra per ogni tifoso milanista e, naturalmente, anche per il sottoscritto. Ultimamente però, nelle mie passeggiate fiorentine, il Pippo che vado celebrando non è il grande campione e attuale tecnico del Benevento, bensì uno dei più grandi geni della storia dell’arte: Filippo Brunelleschi. L’immensa cupola esercita da sempre un fascino magnetico, tanto che è diventata il simbolo vero e proprio di Firenze. Essa fa innamorare chiunque la guardi. Quando la si incontra girando per Firenze la cupola strega la mente e il cuore e la lingua non può far a meno di esclamare “Pippo, Pippo mio!”, da ben seicento anni.
600 candeline per la nostra cupola
In queste poche righe non parleremo delle classiche nozioni inerenti alle tecniche costruttive o alla sua storia ma tratteremo di curiosità, aneddoti e leggende che da sempre circondano la cupola di ser Filippo Brunelleschi. La nostra storia inizia in una data ormai lontana, il 7 agosto 1420. Sono infatti passati ben seicento anni dall’inizio di quel cantiere che avrebbe eretto una cupola “sì grande, erta sopra e’ cieli, ampla da coprire con sua ombra tutti e’ popoli toscani”. Mai nessuno prima di quel giorno aveva pensato di poter mettere in piedi la più grande cupola in muratura mai costruita dal genere umano, alta ben 116 metri e 50 centimetri.
«Chi mai sì duro o sì invido non lodasse Pippo architetto vedendo qui struttura sì grande, erta sopra e’ cieli, ampla da coprire con sua ombra tutti e’ popoli toscani, fatta sanza alcuno aiuto di travamenti o di copia di legname, quale artificio certo, se io ben iudico, come a questi tempi era incredibile potersi, così forse appresso gli antichi fu non saputo né conosciuto?»
Leon Battista Alberti, De Pictura
La sua costruzione fu assai lenta tanto che nemmeno il suo architetto poté vederne conclusa la realizzazione. Filippo Brunelleschi morì infatti il 15 aprile 1446, pochi mesi dopo l’avvio dei lavori per la lanterna. Sarà solo nel 1471, con la realizzazione e la positura della sfera crucifera del Verrocchio, che il cantiere della giunse al termine. Ben cinquantuno anni ci vollero per donare a Firenze uno dei suoi simboli immortali. Grazie a questa sorta di aurea mistica che ha assunto nei secoli sono molte le storie tramandatici che vedono protagonista la nostra bella cupola. Non tutte sono però conosciute ai più, eccovi dunque una serie di cinque curiosità sul capolavoro di Filippo Brunelleschi!
Fiorini d’oro sotto la cupola
La prima curiosità non riguarda proprio la nostra cupola bensì la sua progettazione. Era il 1418 quando fu bandito il concorso per la sua costruzione. Molti erano gli architetti che accorsero e molti i progetti presentati. Ce n’era però uno assai particolare e bizzarro. Non conosciamo il nome di chi lo propose ma, di sicuro, possiamo immaginare l’effetto che fece tale proposta sul consiglio che vagliava i progetti. Venne infatti proposto di riempire il tamburo, la base d’imposta della cupola, con una quantità enorme di sabbia mista a fiorini d’oro per poi costruirci sopra. Se la proposta vi sembra priva di senso dovete sapere che in tal modo, una volta finito il cantiere, i fiorentini si sarebbero probabilmente precipitati sull’enorme cumolo di sabbia e lo avrebbero dissipato nella ricerca delle preziose monete. In tal modo si sarebbe risparmiato sia sulla manodopera che sullo smaltimento della stessa arena. Ingegnoso!
Premonizioni divine
La cupola di Santa Maria del Fiore fu per l’appunto completata nel 1471 con l’aggiunta della sfera crucifera di Andrea del Verrocchio. Avendo aggiunto questo elemento la costruzione raggiunse un’altezza impressionante, ben 116 metri e mezzo. A causa di ciò, per via del suo essere l’edificio più alto del circondario, fu spesso colpita da fulmini. Tra i primi avvenimenti di questo genere si ricorda quello datato 5 aprile 1492. In tale occasione un fulmine colpì la grande sfera di Verrocchio, danneggiandola, facendo subire dei piccoli crolli alla cupola stessa. Naturalmente al tempo ci fu chi interpretò tale evento come un presagio divino. Era infatti un periodo difficile, Lorenzo de’ Medici era molto malato, morirà tre giorni dopo, e il domenicano Girolamo Savonarola stava già da tempo raccogliendo seguaci in città. Molte persone videro dietro questo avvenimento un segnale dell’imminente rovina della casata medicea che, effettivamente, non tardò ad arrivare.
Palla a terra!
La cupola di Filippo Brunelleschi dovette subire nel tempo molti fenomeni simili. A causa di un altro fulmine, abbattutosi tra il 26 e il 27 gennaio 1600, la palla del Verrocchio si staccò dalla sommità e precipitò in terra. Oltre all’enorme sfera si staccarono dal cupolone numerosissimi frammenti di marmo che le cronache ci raccontano essere giunti fino alla vicina via dei Servi. L’evento rimase assai impresso nella mente dei fiorentini che si videro privati della propria sfera fino al 21 ottobre 1602. Come protezione contro eventi simili si decise di porre al suo interno alcune sante reliquie che, a quanto pare, hanno svolto egregiamente il proprio lavoro: la sfera non si è mai più mossa. In seguito a questo avvenimento si decise di collocare un disco di marmo bianco nel luogo in cui precipitò la palla. Lo si può osservare ancora oggi nella piazzetta a destra della zona absidale.
La “Gabbia per grilli”
Pochi sanno che la cupola possiede una “gabbia per grilli”. Naturalmente non ha nulla a che vedere con gli insetti ma con un giudizio che avrebbe espresso il divino Michelangelo. Se guardate la base della costruzione, prima dell’inizio delle tegole in cotto, noterete che solo in un punto venne completato il rivestimento. A inizio Cinquecento l’Opera del Duomo bandì un concorso per il completamento della decorazione del tamburo. Fu così scelto il progetto dell’architetto fiorentino Baccio d’Agnolo. La leggenda vuole che, completato il primo degli otto lati con il ballatoio ad archi in marmo, Baccio chiese un parere ai fiorentini su ciò che era stato fino ad allora realizzato. Fu così che Michelangelo pare avesse esclamato “mi pare una gabbia per grilli!”, facendo desistere l’architetto dall’impresa. Più verosimilmente, i lavori non furono portati a termine per via del peso del rivestimento. Quest’ultimo avrebbe infatti compromesso la stabilità dell’intera cupola.
La cupola “Più grande si ma non più bella!”
L’ultimo aneddoto riguarda ancora una volta Michelangelo. Il grande genio toscano era stato invitato dal papa a Roma per progettare la Basilica di san Pietro e per innalzarne la cupola. A pochi giorni della sua partenza per l’Urbe, Michelangelo pare avesse inviato una lettera al padre in cui affermava le sue intenzioni riguardo alla costruzione della cupola vaticana: “vo’ a Roma a far la su’ sorella, più grande si, ma non più bella”. Questa leggenda testimonia quanto il capolavoro di ser Filippo Brunelleschi sia stato importante per la storia dell’architettura mondiale. Un tesoro di armonia e bellezza che da ben seicento anni svetta nell’azzurro cielo di Firenze.
Altre curiosità sulla cupola: https://www.youtube.com/watch?v=CqAZ2eQ2QdQ
Altri articoli dell’autore: https://www.sistemacritico.it/author/d-sanchini/