lunedì, 18 Novembre 2024

Perché Fight Club potrebbe essere un romanzo di Pirandello

“Chi eri nel Fight Club non corrispondeva a chi eri nel resto del mondo” e come per Pirandello gli uomini non sono più persone, ma personaggi, in quanto devono recitare una parte all’interno di una “commedia sociale”

Fight Club non ha bisogno di presentazioni, è un film classe 1999 diretto da David Fincher che ha segnato un’epoca (ancor prima è un romanzo di Chuck Palahniuk), un’opera estremamente politically incorrect, blasfema, a tratti surreale, un mix di ingredienti che la rende accattivante e unica.

La pellicola racconta la vicenda di un consulente di una casa automobilistica impegnato nel ramo assicurativo, che rappresenta il modello del classico yuppie sconfitto sotto il profilo esistenziale, tormentato dalla sua quotidianità: perennemente insonne, colpito da attacchi di panico, stordito dai fusi orari e dai viaggi in aereo. E’ proprio durante un viaggio di lavoro che incontra Tyler Durden: produttore e venditore di sapone, un personaggio eccentrico ed originale, praticamente il contrario del nostro protagonista.

Tyler Durden e il Narratore

Quando tornerà a casa il narratore scoprirà che essa è stata investita da un’esplosione provocata da una perdita di gas diffusasi al suo interno. Affidandosi al destino, completamente disperato, telefona Tyler tramite una cabina telefonica e gli chiede di incontrarlo. Tra i due si instaura un rapporto bizzarro ma assolutamente affiatato e infatti i due andranno a vivere insieme in un’ex magazzino completamente diroccato. E’ proprio qui che nasce il Fight Club, un circolo segreto all’interno del quale i membri partecipano a combattimenti violenti tra di loro, progressivamente riuscendo a radunare intorno ad esso migliaia e migliaia di adepti. Il narratore lascerà anche il suo lavoro ribellandosi al suo capo per seguire meglio il gruppo.

Succede questo, che quello che inizialmente nasceva come circolo destinato a combattimenti clandestini viene ad essere un raduno di personaggi insoddisfatti dalla vita ed alienati che dà poi vita ad un progetto con finalità terroristiche anti capitalismo, tutti sono disposti a combattere mortalmente con l’unico scopo di ribaltare la società in cui vivono, il loro vero nemico che si concretizza nel cosiddetto american way of life.

Infine (attenzione allo spoiler in caso doveste ancora vedere il film), il narratore, scopre che il suo mitico socio Tyler Durden non è altro che il suo alter-ego, che racchiude tutti i suoi tentativi di emanciparsi dalla sua vita reale. Al termine di una colluttazione tra i due, il protagonista decide di uccidersi per bloccare la vita di entrambi, ormai troppo pericolosa.

La persona riesce a rinunciare alla sua maschera?

Analisi del film:

Il narratore all’inizio è un uomo qualunque, intrappolato nella routine quotidiana scandita dal suo lavoro da impiegato, dalle spese sempre più frequenti, cercando nel consumo capitalistico l’unica via di soddisfazione personale. Ben presto il suo vivere all’interno delle “forme” lo porterà ad impazzire, per questo si relazionerà con un personaggio che vive la sua vita in modo sregolato e dinamico. Il protagonista ama tutto ciò che lui non è, come se “es” freudiano e “super io” fossero personificati ed effettivamente contrapposti nella realtà, le due cose però sono imprescindibili l’uno dall’altro, perciò uccidere se stesso è fondamentale, perché le due unità sono costrette a convivere. Il successo del circolo deriva semplicemente dal fatto che, cito, “chi eri nel fight club non corrispondeva a chi eri nel resto del mondo” perciò partecipando si abbandona totalmente ogni “forma” per dare spazio ad un flusso vitale sregolato e incontrollato e non ci si sente più soffocati dall’insieme di norme e abitudini.

Luigi Pirandello

Perché Pirandello potrebbe essere l’autore di Fight Club?

Luigi Pirandello (1867-1936, nobel per la letteratura nel 1934) , scrittore e drammaturgo, nelle sue opere rappresenta l’eterna difficoltà dell’uomo di accettare le “forme” della realtà, l’insieme delle norme e abitudini di vita che ci permettono di identificarci con il resto della società.

Pirandello analizza la “spinta anarchica” che provoca una scissione interna in noi, ovvero il polo irrazionale delle pulsioni e delle sensazioni, il carpe diem oraziano.

Nella novella “Il Treno Ha Fischiato” (1914), il protagonista, tale signor Belluca, è un uomo che si è ribellato al suo capoufficio e per questo viene portato in un manicomio. La ribellione è dovuta al fatto che dopo tanti anni di lavoro e difficoltà famigliari quasi grottesche ha percepito l’esistenza di un’altra vita, un oltre, per aver udito il fischio di un treno in lontananza.

Pirandello trova nell’assenza della forma un rimedio all’alienazione lavorativa di Belluca: il fischio del treno è un’epifania, una rivelazione improvvisa che stravolge l’equilibrio statico iniziale.

La forma è dunque solo negativa?

Quando essa scompare del tutto abbiamo visto l’uomo trovarsi in una situazione estrema, costretto in un manicomio e senza più razionalità abbandonato al caos della vita, un vuoto che intimorisce.

Nelle sue novelle egli non esclude mai il tema della forma come paralisi vitale, ma non riuscirà a considerarlo come esclusivamente un male per l’individuo, sottolineandone sempre la necessità per il raggiungimento di un equilibrio. In effetti alla fine della novella, Belluca riuscirà a trovare un compromesso tra il lavoro e la sua libertà.

Quando la forma abbandona totalmente l’uomo, possiamo parlare di momenti di malattia, di sosta, o intervalli in cui non siamo coinvolti in alcun meccanismo tipico dell’esistenza (es: lavoro, famiglia).

Nel romanzo “Uno, Nessuno e Centomila”, infatti il protagonista Vitangelo Moscarda, trovandosi accidentalmente di fronte ad uno specchio si sente come uno sconosciuto davanti al suo riflesso inaspettato, in quel frangente di vita.

E’ da questo momento che inizia il suo contrasto tra essere e apparire.

In questo romanzo lo specchio assume dunque un ruolo fondamentale dal momento che il protagonista paragona il riflesso dello specchio agli sguardi degli estranei, poiché esso ha l’unica valenza di cogliere l’apparenza nell’attimo, suscitando in lui una sensazione di sconforto poiché capisce che quando gli altri lo identificano con un’immagine non è la stessa in cui lui si riconosce. E’ mutevole e superficiale.

Il termine “pazzia” assume all’interno del romanzo valenza positiva, quasi sinonimo di libertà poiché si abbandona la “maschera” per lasciare posto a un lungo viaggio alla ricerca della coscienza come “persona”, abbandonando per un po’ la consueta tripartizione freudiana, ovvero un “es” irrazionale, controllato da un “superio” cosciente e entrambi mediati dall’io.

Nel capitolo V de “L’umorismo”, Pirandello riflette sul tema senza il contorno di una trama. La vita viene paragonata ad un “flusso continuo” che attraverso le forme cerchiamo di arrestare e fissare in forme stabili.

La maschera è totalmente soggiogata dalle forme, recita la parte che la società esige da lui (la parte di figlio, padre, impiegato…) e che egli stesso si impone attraverso i propri ideali morali: tutti gli uomini sono personaggi che interpretano una parte. Il personaggio non è coerente, solido e unitario perché non è più persona.

Ha davanti a sé due strade: incoscienza e adeguamento passivo alle forme oppure vivere consapevolmente e amaramente la scissione tra forma e vita.

Una volta ritenuto pazzo, Vitangelo si dichiara soddisfatto di questa conclusione che “non conclude”, accetta di rinascere nuovo e senza ricordi: “vivo e intero…in ogni cosa fuori”.

Per Pirandello, ormai gli uomini non sono più persone, cioè soggetti integri, ma personaggi, in quanto devono recitare una parte all’interno di una “commedia sociale”.

Esiste quindi un contrasto tra la vera realtà dell’essere (persona) e la sua apparenza (maschera).

Benedetta Mancini
Benedetta Mancini
Studentessa di lettere moderne che ora è passata al mondo della comunicazione, fan della cultura in tutte le sue forme...il mio guilty pleasure è quella pop. Tratti salienti: un po’ troppo amante delle virgole.

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