La storia del giovane MC da Coventry è piena di fantasmi. Ma assieme ad essi è pronto a fondare il suo regno: lunga vita a Pa Salieu!
“Where you from? C-O-V, hashtag City of Violence”
Coventry è il centro dell’Inghilterra. Letteralmente: è la città con distretto metropolitano più distante dal mare di tutta la terra d’Albione. Qui avvenne il primo gemellaggio della storia, con l’allora Stalingrado, instaurato in segno di supporto all’Armata Rossa dopo il bombardamento nazista del 1940 che rase al suolo la città. Fu un raid aereo talmente violento da coniare il termine coventrizzare.
“To send someone to Coventry” (“mandare qualcuno a Coventry”) invece significa emarginare qualcuno, tagliarlo fuori. L’origine dell’idioma è poco chiaro: sembra riferirsi alla guerra civile inglese, poiché tutti i criminali venivano spediti nella città nel cuore dell’Inghilterra.
L’ascesa di Pa Salieu
Send Them To Coventry è invece il primo mixtape di Pa Salieu, MC classe 1997 cresciuto proprio nella città delle Midlands occidentali. Nato a Slough, Berkshire, poco prima di compiere un anno viene mandato dalla nonna in Gambia (paese originario dei suoi genitori) dove vi rimane fino all’età di otto anni, per poi tornare in Inghilterra a Hillfields, un sobborgo nel nord di Coventry che, come avrete capito, è una città segnata storicamente dalla violenza e dalla criminalità. Tutte queste informazioni non sono solo dati geografici e biografici di Pa Salieu, ma anche eventi che costituiscono la sua carriera artistica.
“They don’t know about the block life”: da Coventry al successo
La carriera di Pa Salieu è piuttosto fulminante. Dopo qualche singolo diffuso su YouTube arriva il successo con Frontline, un brano scritto, si dice, in soli venti minuti. Quei venti minuti di creatività gli valsero una pesante rotazione su BBC 1Xtra ma anche sulla storica radio pirata underground Rinse FM, da sempre legata alle sonorità grime. Frontline infatti è un brano che coniuga grime (potremmo, erroneamente, definirlo il corrispettivo UK dell’hip hop americano: non è così, ma è giusto per capirsi), melodia afrobeat e minimalismo dancehall. La voce di Pa è colorata dalle sue origini africane, che danno un senso melodico – pur non cantando – alle inflessioni del suo accento britannico.
Frontline è un brano fatto di pochi elementi ma che insieme costituiscono qualcosa di inventivo per il panorama musicale, sul quale si affacciano anche le tematiche messe in rima da Salieu: vita di quartiere, sopravvivenza (Pa è sopravvissuto a una sparatoria dalla quale uscì con un colpo alla testa), violenza ma anche appartenenza. Tutti temi che si ripercuotono nel suo mixtape Send Them To Coventry uscito nel 2020 per la Warner. Ma per capire meglio l’importanza di questo MC è necessario un ulteriore passo indietro.
Hardcore continuum, hauntology e rivincita
Tra Frontline e Send Them To Coventry, l’incredibile 2020 di Pa Salieu è stato segnato da altri picchi: apprezzamenti trasversali, featuring vincenti con altri artisti e altri singoli pubblicati. Tra tutti spunta Betty, un’altra banger che riporta i soliti elementi caratteristici del brani di Pa e che si conferma come brano validissimo.
Ma qui è giusto soffermarsi soprattutto sulla b-side di questo singolo: Bang Out, l’unica tra le canzoni pubblicate nel 2020 da Pa Salieu a non essere finita in Send Them To Coventry. Il motivo è un mistero, ma mi soffermerò su questo brano perché lo ritengo non solo il più significativo della carriera (so far, s’intende) di Salieu, ma anche manifesto di una generazione di giovani inglesi di n generazione. E lo è per tre motivi: l’essere parte dell’hardcore continuum, avere elementi hauntology ed essere semanticamente un grido di rivincita. Andiamo con ordine.
Is this the sound of the future?
Is this the sound of the future or a fragment of the past coming back to haunt us? La frase (completa) che ci introduce a questo breve paragrafo è in realtà il titolo di una compilation di jungle, hardcore e breakbeat pubblicata nel 2020 dalla label Sneakers Social Club. Il titolo è piuttosto evocativo, perché richiama l’epoca d’oro del rave UK, a inizio anni ’90, dove i frequentatori di feste e club avevano occasione di sentire le ultime novità e invenzioni in materia di musica elettronica nel giro di poche serate di distanza l’una dall’altra. Musica che, se vogliamo, per definizione, ha da sempre una tendenza verso il futuro.
Il rallentamento di questa tendenza, il dubbio che un frammento del passato sia tornato per infestarci e dunque non sia realmente futuro, è stato oggetto di analisi per Simon Reynolds nei suoi due libri Retromania e Futuromania – quest’ultimo in realtà una raccolta di articoli scritti dallo stesso Reynolds nel corso della sua carriera per diverse riviste che testimoniano le propensioni verso il futuro della musica elettronica. Non ci interesseremo tanto di questa tendenza, piuttosto sul concetto definito dal giornalista britannico di hardcore continuum.
Genealogia del rave UK
L’hardcore continuum è stato teorizzato da Reynolds attraverso una serie di articoli pubblicati per la rivista Wire e non è altro che il tracciamento di un albero genealogico che dalle radici dell’hardcore/rave UK si è ramificato attraverso epoche e suoni – dalla jungle alla drum’n’bass, fino a UK garage e grime. Il grime, che prima per intenderci abbiamo (erroneamente) definito il corrispettivo britannico dell’hip hop americano, in realtà pone le sue origini proprio nel continuum descritto da Reynolds.
Per farla molto breve, il grime nasce dallo spostamento dell’attenzione dai DJ e producer (che comunque continuano ad avere un ruolo rilevante nella questione) agli MC che inizialmente avevano la funzione di essere aizzatori di folle o voci che svanivano nella marea di suoni (una caratteristica in comune con il dub).
Da grimy a top: il ritorno dei rapper UK
Il grime oggi è più attuale che mai: dopo essere stato oggetto di indagine di vari producer che ne hanno destrutturato le componenti (si veda la gelida Cold Mission composta da Logos) e dopo un picco di popolarità garantita dal successo di MC come Dizzee Rascal e Wiley, una nuova ondata si sta prendendo il suo posto nel mondo. Si pensi a Stormzy o al successo recente di Ghetts che dopo anni di gavetta (il ragazzo è classe ’84, non proprio un primo pelo) ha conquistato una major e la vetta delle classifiche UK. Tra questi, ovviamente, figura anche Pa Salieu.
Altro lato della medaglia: il fatto che le major abbiano messo le mani su questi artisti, potrebbe essere una mera operazione commerciale e di accumulo di profitto tipica del capitalismo. A metà strada, diciamo che certi suoni e certe tematiche è sempre un bene che raggiungano un pubblico più ampio. Il grime sembra essersi preso un suo posto importante nel mondo. Ma è davvero il sound of the future? O è solo uno spettro del passato che ritorna?
“Just when I think I’m winning“
Posizionato Pa Salieu e dunque la stessa Bang Out tra i rami del grande albero dell’hardcore continuum, torniamo a concentrarci sul brano. Se le sonorità utilizzate dall’MC di Coventry ci indicano il grime come cifra stilistica, un elemento in particolare allarga ancora di più il raggio d’azione di questo singolo. Infatti il beat di Bang Out è costruito attorno a un sample di Ghosts dei Japan, in particolare attorno al verso “The ghosts of my life blow wilder than before”.
Questo brano era stato preso in esame da Mark Fisher nel suo Spettri della mia vita: scritti su depressione, hauntologia e futuri perduti, un chiaro riferimento già dal titolo alla band di David Sylvian. Il “hauntologia e futuri perduti” presenti nel titolo sono due concetti che lo stesso Fisher ha coniato ispirandosi alla hauntologie (crasi tra haunting e ontologie) di Deridda nel suo Spettri di Marx.
Il futuro non è più quello di una volta
Se Deridda ci descrive l’hauntology come disgiunzione temporale, storica e ontologica in cui la presenza apparente dell’essere è sostituita da una non-origine rinviata, rappresentata dalla figura del “fantasma come ciò che non è né presente, né assente, né morto”, Fisher (ma anche lo stesso Reynolds) riutilizzano il termine per descrivere quella musica che presenta uno stato d’animo di “nostalgia dei futuri perduti”. Nella sua indagine sul brano Ghosts dei Japan, Fisher scrive:
Quali sono gli spettri che ossessionano Sylvian? La canzone deriva gran parte della sua forza dal rifiuto di rispondere alla domanda, dalla sua mancanza di specificità: l’ascoltatore può inserire nei vuoti i suoi personali fantasmi. È però chiaro che non sono le contingenze esterne a tormentare il cantante. Qualcosa del suo passato – qualcosa che vorrebbe essersi lasciato alle spalle – continua a ripresentarsi. E non può metterselo alle spalle perché è dentro di lui. Sta prevedendo la distruzione della sua felicità, oppure la distruzione si è già verificata?[…]Gli spettri tornano dal passato perché lui teme che così avvenga…
L’utilizzo che Pa Salieu – e nello specifico il producer del brano AoD – fa del sample di questo brano però è diverso dalle intenzioni hauntology-che che permeano Ghosts. Il verso “just when I think I’m winning”, che nei Japan viene cantato come un’illusione, in Bang Out viene frammentato a scopo melodico, ma semanticamente sembra quasi voler generare una realtà. E quindi i “ghosts of my life” che “blow wilder than the wind” non sono più distruttivi ma un impeto di forza volto ad affermare un presente e un futuro. Il richiamo hauntology dunque è solo un pretesto, voluto o meno. Ma se il sample evoca i fantasmi del passato, ci sono altri elementi che invece indicano un senso di rivalsa su di essi.
“If I brake down or make it up“
Come abbiamo notato e intuito poco fa, la vita di Pa Salieu è piena di spettri. Sappiamo dell’infanzia divisa tra Inghilterra e Gambia (con le influenze afro che si ripercuotono sulla sua musica, quasi come dei fantasmi) e delle difficoltà di vivere in contesti violenti dove criminalità e povertà dilagano. Questi spettri però, a differenza del brano dei Japan dove David Sylvian dice di venire fermato non appena credeva di vincere, in Bang Out assumono tutto un altro aspetto.
Nelle scene iniziali video del singolo, diffuso come altri sul canale di Mixtape Madness, si intravedono dei luoghi abbandonati, probabilmente ripresi dalla frontline di Hillfields, Coventry, con degli effetti che rigonfiano le immagini, come se questi luoghi apparentemente vuoti cerchino di straripare – immagini che lasciano un vago senso di eerieness, sempre per citare Mark Fisher.
Improvvisamente, il nostro Pa ci appare sullo schermo come un fantasma, ma che fatica a sintonizzarsi con il nostro schermo, disturbato da vari effetti glitch. L’ingresso è piuttosto emblematico, con gli echi di Ghosts che già hanno fatto la loro comparsa nel beat. Ma l’immagine di Salieu che va e viene sopra i luoghi ora non più abbandonati, ma piuttosto infestati dalla sua presenza, ci danno solo un assaggio della profezia auto-avverante del testo del brano.
Il regno di Pa Salieu, MC from C-O-V
Them can never be me, I’m a different breed, dice l’MC affermando un passato doloroso che si riversa in una voglia di spaccare nel presente. Si paragona a Mansa Musa, imperatore del Mali incoronato nel 1312 e considerato l’uomo più ricco della storia, arrivato ad essere anche sovrano in Gambia con il suo impero: particolarmente celebre su il suo pellegrinaggio verso La Mecca, nel quale si dice che abbia donato oro a ogni povero che avesse incontrato. Pa Salieu in particolare si riferisce a un ritorno di Mansa e di non scherzare quando dice di essere un Messiah. Nel verso successivo invece dice di essere come Simba, dopo aver combattuto per riprendersi il suo regno.
“I’m not a punchline artist, I’m a storyteller of where I’m coming from, what I believe, what I stand for”, ha dichiarato Pa in un’intervista, “I want people to close their eyes and really see something”. Spaccare per dominare ma senza dimenticare le proprie origini e sofferenze, immaginando una visione che passa attraverso la musica ma che dona una via d’uscita a un’intera generazione. Al termine del video di Bang Out l’immagine di Pa Salieu è ora ben visibile seduto su un trono con tutti i suoi spettri. Il regno di King Salieu è appena cominciato.