Un fenomeno in crescita
Il 2020, tra “le tante cose”, è anche l’anno di OnlyFans; e questo non è certo un caso.
Il social network “made in England” – da molti ormai paragonato a Pornhub, ma creato originariamente nel 2016 per fornire ad artisti e professionisti una piattaforma virtuale dove poter monetizzare le proprie performance – è letteralmente cresciuto in maniera esponenziale nell’arco di neanche un anno.
Per rendere l’idea, fonti ufficiali dell’azienda rendono noto che, nel periodo tra marzo ed aprile 2020, OnlyFans ha registrato un aumento del 75% dei nuovi utenti, con circa 200.000 iscrizioni al giorno. Si stima che il sito ospiti attualmente oltre 30 milioni di “fans”, e circa 450.000 creatori; ma i dati vanno aumentando di giorno in giorno.
Una crescita del genere non è sicuramente passata inosservata, né tra gli addetti ai lavori del mondo digital, né tra i semplici frequentatori di internet e di certe sue realtà. Sicuramente anche molti di noi – in un periodo assurdo come questo, disseminato contemporaneamente di brutte notizie sul Covid e meme con Di Caprio – ne abbiamo quantomeno sentito parlare.
Ma oltre a conoscerne il nome, sappiamo cos’è davvero OnlyFans? Perché è riuscito ad emergere così tanto, e soprattutto, quali importanti cambiamenti sociali è in grado di provocare? Per capirlo, va indagata prima di tutto la natura di questo strumento. Come funziona, e soprattutto quale “vuoto” riesce a colmare in un modo unico rispetto a tutti gli altri “competitor”?
Andiamo con ordine.
La formula del successo
Il funzionamento di OnlyFans è molto semplice, e può essere assimilato ad una dinamica PPV (Pay-Per-View) nella quale i creator generano dei contenuti – al 90% video di performance sessuali; e i “fan” pagano per vederli.
Esistono diverse formule di pagamento, ma nonostante le varie “sfumature”, la sostanza è comunque questa.
Si può effettuare la sottoscrizione di un abbonamento mensile al canale del proprio creator preferito – i più gettonati sono porno attori/attrici che hanno deciso di spostare la propria attività anche su Onlyfans – con prezzi che si aggirano in un range tra 5-50€ ; oppure si può procedere all’acquisto di un singolo contenuto.
Infine esiste la modalità di uno sblocco progressivo di diversi “layer” o “stadi” di intimità con il creator; in cui man mano che si scende si usufruisce di contenuti sempre più esclusivi – fino ad arrivare ad un punto in cui è il fan ad essere cercato periodicamente dal creator, e gli vengono addirittura creati contenuti unici e personalizzati!
E anche se si sta iniziando ad intravedere un meccanismo abbastanza inquietante, nella pratica rimane tutto “as simple as that”: i creator guadagnano l’80% dei proventi, OnlyFans ne trattiene il 20%, e i fan spendono i propri soldi; attirati tra le altre cose anche da tecniche e meccanismi del marketing e del mondo del gioco d’azzardo – basti pensare alle roulette erotiche.
Sul perché OnlyFans sia esploso di successo proprio adesso è presto detto: la pandemia mondiale di Covid-19, insieme al conseguente distanziamento sociale, sono stati dei fattori sicuramente scatenanti del boom di questo “social” particolare.
Ma a questo punto, una domanda sorge spontanea, perché pagare un servizio di questo tipo, quando esiste già Pornhub, o per i più “esigenti”, Pornhub Premium? Perché il meccanismo alla base di OnlyFans è diverso.
Tra perversione e intimità
Perché, oltre a comportare uno scambio di denaro per le parti coinvolte, e ad “agevolare” qualche orgasmo, OnlyFans fa molto di più. Crea l’attenzione, l’intimità, la considerazione di una persona per un’altra. La fa aprire in modi mai visti – i livelli di cui si parlava prima – per soldi. E se questo non è più perverso del porno…
E le conseguenze di questo fenomeno?
Dal lato del creator è un qualcosa di molto semplice, di già visto eppure di ugualmente inquietante: la mercificazione della privacy e della vita di una persona a livelli ancora insuperati – ad oggi.
Fino al punto che per un certo prezzo si potrà arrivare a “comprare” anche quell’ultimo piccolo pezzettino che era rimasto privato di quella persona. Che se probabilmente non fosse così superficiale si accorgerebbe di starsi letteralmente svendendo anche l’anima.
Dal lato del fan le conseguenze sono ancora più gravi. Difatti tutto ciò porta a credere all’utente di poter sviluppare una relazione intima con qualcuno – cosa che evidentemente desiderano fortemente se sono disposti a spendere dei soldi su OnlyFans – semplicemente pagando.
E quindi, perché cambiare il proprio stile di vita per riuscire ad avere una relazione personale con qualcuno quando possono ottenere – con pochi euro – un partner virtuale ossessionato dal sesso che gli darà la massima approvazione e considerazione fin tanto che i pagamenti saranno regolari?
E in questo modo il fan elimina il rifiuto da parte di una persona che con tutta probabilità nella vita reale non lo considererebbe nemmeno; generando una serie di relazioni fintamente intime solo per soldi, creando un esercito che, citando i commenti delle mamme pancine di qualche tempo fà, usa lo slogan “accetto solo complimenti”.