venerdì, 20 Dicembre 2024

Nikolaj Vasil’evič Gogol’: penna russa, sangue ucraino

Se è vero che cancellare lezioni di letteratura russa, come è accaduto all’Università Bicocca di Milano con l’ormai discussissimo caso della lezione di Paolo Nori su Dostoevskij, è una cosa assolutamente priva di senso, al pari di cambiare il nome di drink come il Moscow Mule o il White Russian in onore dell’Ucraina. D’altra parte è però anche necessario valorizzare tutti quegli aspetti culturali ucraini (ma anche di tutti gli ex Stati satelliti dell’Unione Sovietica) che la Russia ha assorbito e che fin troppo spesso non vengono riconosciuti come tali. L’aspetto culturale di questi due paesi è fondamentale per capire meglio i rapporti politici ed è estremamente inutile impedire lo studio della cultura. Non solo, è anche controproducente perché è solo e soltanto grazie ad autori che hanno scritto e condiviso le loro esperienze di vita vera all’interno della Russia attraverso i secoli, possono esserne davvero la chiave di lettura giusta per analizzarne gli sviluppi storici.

Gogol’: un autore, due culture

Tra i grandi autori passati alla storia come russi, ma di origine geografica non propriamente russa troviamo Nikolaj Vasil’evič Gogol’, nato a Velyki Soročynci, nell’Oblast’ (termine slavo che indica pressoché la nostra provincia, oppure regione, in base all’estensione) di Poltava. Un luogo che ieri era Impero Russo e poi URRS e che ora è Ucraina. 
Gogol’, che dal suo luogo di nascita si trasferirà poi a Mosca e a Pietroburgo (in cui ambienterà alcuni dei suoi più famosi racconti), luoghi nevralgici della cultura, in una continua lotta con sé stesso, un po’ come spesso accade ai grandi intellettuali. Sarebbe quasi inutile scriverne una biografia, facilmente reperibile in qualsiasi manuale o sito informativo. È invece fondamentale riflettere su quella biografia, o ancor meglio, sul rapporto fra questa e la sua bibliografia. Le sue origini ucraine lo porteranno infatti a dedicare al folklore della sua terra di origine un intera raccolta di racconti, denominata Veglie alla fattoria presso Dikan’ka. Se innumerevoli sono ad oggi i testi dedicati alle tradizioni di fiabe provenienti dalla Russia, è invece a Gogol’ che si deve questo lavoro dedicato esclusivamente.

Le anime morte: parabola dei vizi umani

La sua tormentata fede religiosa sarà il motivo che lo costringerà, potremmo dire, a bruciare una parte dell’enorme progetto de Le anime morte, esattamente come accadde con l’Eneide virgiliana. Il volume era previsto infatti come un insieme di tre parti, che avrebbero idealmente rappresentato l’inferno, il purgatorio e il paradiso danteschi. Letti però attraverso vicende russe, la descrizione di un progressivo miglioramento: dagli aspetti peggiori degli uomini dell’Impero fino al paradiso, una sorta di espiazione e purezza.
Questo legame con la letteratura italiana non è affatto nuovo agli autori russi. Sono tanti i contatti fra questi e l’Italia, poiché era consuetudine per i ceti che se lo potevano permettere concedere ai propri figli, oppure a sé stessi, un tour dell’Europa che quasi sempre toccava Francia, Germania ed Italia. Gogol’ è vissuto a Roma per diversi anni e ha persino preso lezioni di italiano.
Tornando al Le Anime morte, il progetto di Gogol’ non venne però mai portato a termine e si fermò alla prima parte (quella ripresa dall’Inferno), dedicata alla figura di Čičikov. Attorniato da personaggi splendidamente caratterizzati, sono tutti volti a rappresentare l’avidità umana, vizio che qui svetta fra tutti gli altri. E come non accostare questo meraviglioso dipinto della Russia ottocentesca, in cui un piccolo gruppo di personaggi non si fa alcuno scrupolo nel trattare senza alcun rispetto le anime dei contadini, servi della gleba, la maggior parte della popolazione.
Senza troppo sforzo, questa sferzante critica mossa da Gogol’ all’opportunista società dell’epoca, si può applicare (a questo serve la letteratura) alla odierna situazione geopolitica del territorio nei due territori in cui Gogol’ è nato e in cui si è poi formato come scrittore.

Pošlost e skaz

Infine, per comprendere a fondo il mondo letterario del nostro autore è fondamentale conoscere due parole chiave. La prima è “pošlost”, termine intraducibile in italiano, volto ad indicare l’insieme delle caratteristiche della società russa dipinta da Gogol’. Per definire il suo stile si parla spesso di “realismo” o di stile “satirico-grottesco, ma la verità è che il dibattito è aperto. L’autore si muove sul filo del rasoio tra l’estrema realtà e la più fervida fantasia all’interno di tutte le sue opere. L’altro termine è “skaz” (dal verbo russo “skazat'”, raccontare), la riproduzione dell’oralità, una modalità narrativa in cui la percezione del lettore è di star vedendo il dialogo che sta leggendo quasi in diretta. Ciò grazie all’illusione creata dall’autore, che utilizza termini, costruzioni sintattiche ed espressioni tipiche del parlato in maniera sublime. Gogol’ è considerato il più grande autore ad aver fatto uso di questa tecnica.

Veronica Orciari
Veronica Orciarihttps://www.sistemacritico.it/
Classe 00. Nata a Fano, dopo la maturità classica ho deciso di spostarmi nella città che più amo al mondo, Roma, per seguire il corso di lingue alla Sapienza. Studio lingua, storia e letteratura russa, ma odio il freddo. Adoro il cinema oltre ogni cosa e infatti mi sto diplomando in Critica e Giornalismo Cinematografico presso Sentieri Selvaggi. Insieme a due mie amiche ho dato vita al festival culturale per giovani "SayFest Fano". Adoro mangiare, vivere per un po' in giro per l'Europa e scrivere poesie.

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