venerdì, 20 Dicembre 2024

Nico Rosberg: l’eterno secondo che è diventato Re

Spesso nello sport esistono tipologie diverse di “Campioni”. Esistono Campioni con la C maiuscola, uomini dalla cosiddetta “mentalità vincente”, delle macchine da spassionata competizione, ma esistono anche Campioni più umili, persone, prima che sportivi, caratterizzate da una Psiche fragile, difficile spesso da comprendere.

La storia di Rosberg

Ed è proprio questa la difficile, ma allo stesso tempo meravigliosa, storia di Nico Rosberg, Campione del Mondo di Formula 1 2016. Il 31enne tedesco ha shoccato il mondo due volte nella stessa settimana: La prima vincendo il suo primo Titolo Mondiale; la seconda, qualche giorno dopo, annunciando un clamoroso quanto inaspettato ritiro. Scelta piuttosto discutibile, ma da rispettare. Molti affermano che è più difficile ritirarsi da vincente, altri l’esatto contrario, dato che è molto difficile riconfermarsi, soprattutto in un mondo come la Formula Uno, dove ci sono più incognite che Gran Premi. Le interpretazioni sono molteplici e soggettive, ha molto più senso dunque, rispetto a giudicare la scelta di Nico, cercare di capirne le ragioni, che fondano le proprie radici tanto tempo fa, probabilmente nella sua infanzia.

Gli inizi

Nico è figlio di Keke Rosberg, pilota Finlandese, che nella sua carriera riesce, seppur vincendo solamente 5 Gran Premi, a trionfare nel 1982, a bordo della Williams, diventando Campione del Mondo (1 solo GP vinto nell’anno del Mondiale, ndr). Il figlio di Keke nasce dunque nel mito del padre, nel mito del Campione del mondo, e inizia ad inseguire quel sogno. Sembra essere un predestinato, si “appassiona” subito alle quattro ruote, va velocissimo nelle competizioni amatoriali, cosicché decide, insieme ovviamente a papà, di iscriversi alle Gare Internazionali di Kart.

L’amicizia con Hamilton

In queste gare fa amicizia con un ragazzo britannico, di colore. Questo ragazzo va forte, va molto forte, e riesce a battere Nico il primo anno, il secondo, quello dopo ancora, fino al debutto in Formula 1, dove quel ragazzino britannico di nome Lewis Hamilton viene ingaggiato dal colosso McLaren, e riuscirà, nel giro di 2 anni, a diventare il più giovane Campione del Mondo (primato poi battuto da Sebastian Vettel, ndr). Nico, eterno secondo, dovrà accontentarsi di Punti e zone Podio, girovagando tra Sauber BMW e Williams. I due però sono ancora amici, non hanno mai avuto scontri, ma la situazione inizia a complicarsi nel 2013, quando diventano compagni di squadra in Mercedes.

La rivalità con l’inglese

Nell’anno successivo lo scontro diventa palese, dato che i due si contendono il titolo, così come nel 2015. E in entrambi i casi, seppur Nico sia tecnicamente perfetto, viene nuovamente battuto da Lewis, come ai Kart, come sempre. Nel 2016 Nico parte bene, ma viene inesorabilmente recuperato da Lewis. Quando però tutto sembra girare bene per Hamilton, una rottura del motore in Malesia regala de facto il mondiale a Rosberg, che riesce dopo 19 anni a sconfiggere il suo rivale e a realizzare il suo sogno, vincere il Titolo.

German Grand Prix 2016

Il ritiro dalle corse

Qualche giorno dopo, come già anticipato, Nico Rosberg annuncia il ritiro dalla F1. E’ appagato, è stanco, ha dato tutto, ha sacrificato moglie e figli per essere perfetto. A dire la verità, se Hamilton non avesse avuto quelle avarie che sono costate troppi punti, saremmo qui a parlare dell’ennesima sconfitta del tedesco e dello strapotere dell’inglese, ma i titoli si vincono anche con la fortuna e questo non è certo un demerito. Lo stesso Hamilton ha sottolineato ciò, dicendo : <<Nico ha fatto tutto ciò che doveva fare, ha meritato il Campionato.>>

La rivincita di Nico

Rosberg ha dunque voluto mettere un punto nella sua carriera e nella sua vita. A 31 anni ha realizzato il sogno che aveva fin da bambino ed ha eliminato la frustrazione da eterno secondo. La domanda sorge spontanea: Ma la sua era vera passione o doveva e voleva solamente dimostrare qualcosa a qualcuno? Questo non lo sapremo mai, conosciamo solo l’umiltà e la dedizione con cui si è dedicato alla Formula Uno, e ci auguriamo che possa affrontare la sua nuova vita così come affrontava il Paddock e il mondo delle corse.

Enrico Boiani

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