lunedì, 18 Novembre 2024

Miraggio elettorale in Venezuela: una farsa “alla Maduro”

Il 28 luglio di questo anno si terranno nuove “elezioni” presidenziali in Venezuela.
Niente di nuovo, però, da parte del Presidente in carica Nicolás Maduro. A quasi tre mesi da un potenziale cambiamento alla guida del Venezuela, il Paese non è mai stato così lontano da ciò che tradizionalmente identifichiamo come una democrazia liberale.

Un’altra corsa senza rivali per Maduro

Maduro sta giocando tutte le sue carte per ottenere il suo terzo mandato presidenziale. La candidata più temuta, María Corina Machado, fondatrice del partito Vente Venezuela, non può partecipare alle elezioni a causa di accuse da parte del Tribunale supremo di giustizia venezuelano. L’iter giudiziario è iniziato a giugno 2023, quando è stata accusata, tra le altre cose, di corruzione e di irregolarità nella dichiarazione di sue proprietà. Reati che le impedirebbero di ricoprire incarichi pubblici per 15 anni. A ottobre 2023, Machado aveva vinto le primarie organizzate dall’opposizione con oltre il 90% dei voti e un tasso di partecipazione relativamente alto. Nonostante ciò, a gennaio 2024, il Tribunale ha ratificato la sua inibizione a partecipare alle elezioni.

Alla “dama de acero” (donna di acciaio), così viene soprannominata Machado, non resta che incitare i suoi sostenitori a non arrendersi.

“Ci aspettano 102 giorni impegnativi, insieme e organizzati ce la faremo”

María Corina Machado

Le primarie vinte da Machado, inoltre, erano state organizzate autonomamente dall’opposizione in assenza di un Consejo Nacional Electoral neutrale. Quest’organo, istituito per garantire elezioni libere e trasparenti, ha visto le dimissioni di diversi membri lo scorso anno ed è ad oggi ancor di più pro-Maduro. Da non dimenticare poi i diversi attivisti e collaboratori alla campagna elettorale dell’opposizione che sono stati arrestati negli ultimi mesi.

Il risultato? Elezioni ancora sotto lo stretto controllo di Maduro. Soprannominato il “Súper Bigote” (super baffo), è in carica dal 2011. Tenne saldo il potere anche nel 2019 dopo che Juan Guaidó si era dichiarato “Presidente ad interim” con il supporto delle democrazie occidentali.
Quest’anno la farsa si terrà, non a caso, il 28 luglio, data da lui scelta in quanto giorno di nascita di Hugo Chávez, fondatore del partito socialista e padre politico di Maduro.

Cosa resta della democrazia in Venezuela

Della democrazia in Venezuela non resta altro che una facciata. Lo conferma Freedom House, che da tempo ha classificato il Paese come “not free” con il punteggio minimo per i diritti politici.

Il sistema democratico è andato deteriorandosi dal 1999, con l’inizio del mandato di Chávez. La situazione però si aggravata notevolmente negli ultimi anni. L’attuale “corsa” alle elezioni ne è appunto una prova evidente. Assenza di opposizione politica, controllo del sistema giudiziario e dell’apparato statale, restrizione delle libertà civili sono ormai caratteristiche evidenti del regime di Maduro.

Il Venezuela, inoltre, è da oltre un decennio in allarmanti condizioni economiche. Il PIL è calato del 75% dal 2013 al 2021, con il 52% della popolazione in una condizione di povertà estrema nel 2023. Questo già basterebbe, assieme ai sempre più frequenti disastrosi eventi climatici, a spiegare gli enormi numeri di emigranti dal Paese.

Le sanzioni statunitensi sono la soluzione?

Il 18 aprile 2024 sono state reintrodotte le sanzioni petrolifere imposte al Venezuela dagli Stati Uniti. Queste erano state temporaneamente sospese dopo l’accordo a Barbados, raggiunto lo scorso ottobre tra governo ed opposizione venezuelani per garantire libere elezioni nel 2024. Gli Stati Uniti avevano, infatti, risposto positivamente a queste apparenti concessioni democratiche assiema alla liberazione di alcuni prigionieri di guerra detenuti dal governo venezuelano.

Grafico raffigurante l'andamento di produzione ed esportazione di petrolio venezuelano verso gli Stati Uniti dal 2010 al 2023.
Produzione di petrolio ed esportazione verso gli USA da parte del Venezuela dal 2010 al 2023. (credit: @ispionline.it)

A partire dal 2019 il governo Trump aveva imposto sul Venezuela forte pressione, a sostegno della tentata presa del potere da parte di Guaidó. Attualmente, dopo la temporanea sospensione delle sanzioni decisa lo scorso anno, l’amministrazione Biden è tornata sui suoi passi dato il mancato rispetto dell’accordo a Barbados. I limiti all’esportazione di petrolio sono un rischio anche per gli Stati Uniti, date le attuali difficoltà nell’ acquisire la risorsa da altri produttori.

Maduro, però, non sembra affatto cedere alle pressioni statunitensi. Nonostante l’opposizione degli Stati Uniti abbia portato recessione economica, iperinflazione e tensione politica interna ed internazionale, il Presidente ne trae vantaggio alimentando la sua retorica anticolonialista.

A rimetterci è principalmente la popolazione comune: chi può permetterselo lascia il Paese, mentre per i più poveri i beni primari risultano sempre più inaccessibili. Nel mentre Maduro, forte dell’alleanza con Russia e Cina, riesce ancora una volta a soffocare gli ultimi sospiri della democrazia venezuelana.

Mirna Toccaceli
Mirna Toccaceli
Attualmente studentessa del corso magistrale European and International Studies, presso l'Università di Trento. Mi piace informarmi ed informare su ciò che accade nel mondo, confrontando più prospettive. Nelle pause dai libri viaggio: se non posso fisicamente, lo faccio con la mente mettendo un paio di cuffiette.

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