La visione narrativa di Margaret Atwood ha immaginato società crivellate da misoginia, oppressione e devastazione ambientale. Visioni che oggi sembrano fin troppo reali.
Atwood inoltre è impegnata come femminista e attivista per l’ ambiente, temi che di certo non mancano nei suo romanzi. La celebre scrittrice è anche membro del partito Verde del suo paese.
Vita e opere
Margaret Eleanor Atwood nasce il 18 novembre 1939 a Ottawa, Ontario. È una scrittrice canadese nota per la sua narrativa in prosa delineante la sua prospettiva femminista.
Molte delle sue poesie sono ispirate a miti e fiabe, che costituiscono uno dei suoi particolari interessi fin dalla più tenera età. Scrittrice estremamente prolifica, ha pubblicato oltre venticinque libri tra romanzi, racconti, raccolte di poesia, libri per bambini/e e saggi.
Da adolescente, Atwood passa il tempo tra Toronto, la residenza principale della sua famiglia, e la regione della boscaglia scarsamente abitata del Canada settentrionale, dove suo padre, un entomologo, conduce delle ricerche. Atwood inzia a scrivere a soli cinque anni. Dopo aver completato i suoi studi universitari al Victoria College dell’Università di Toronto. Consegue poi un master in letteratura inglese presso il Radcliffe College, Cambridge, Massachusetts, nel 1962.
Nelle sue prime raccolte di poesie, Double Persephone (1961), The Circle Game (1964) e The Animals in That Country (1968), Atwood riflette sul comportamento umano, celebra il mondo naturale e condanna il materialismo. L’inversione di ruolo e i nuovi inizi sono temi ricorrenti nei suoi romanzi, incentrati sulle donne che cercano il loro rapporto con il mondo e gli individui che le circondano.
Le donne come protagoniste
The Handmaid’s Tale (1985) è il racconto di una donna che vive in schiavitù sessuale. La storia è ambientata in una repressiva teocrazia cristiana del futuro che ha preso il potere sulla scia di uno sconvolgimento ecologico. Una serie TV basata sul romanzo è stata presentata per la prima volta nel 2017 ed è stata co-scritta da Atwood.
Alla base de Il racconto dell’ancella c’è anche una tematica ambientale, volta a sensibilizzare lettori e lettrici sui danni causati dall’inquinamento, visto come punizione divina. La sterilità, come risposta all’eccessiva contaminazione delle industrie, è un altro dei temi che dominano il romanzo.
Ed è qui che entrano in gioco le ancelle, che svolgono un pantomimico ruolo materno, intervengono a procreare figli qualora le donne delle famiglie più ricche fossero sterili.
Altri romanzi di Atwood sono il surreale The Edible Woman (1969), Surfacing (1972), Lady Oracle (1976) e Alias Grace (1996). Alias Grace è un racconto romanzato di una ragazza canadese che nella vita reale fu condannata per due omicidi in un processo sensazionalista del 1843. The Myth of Penelope and Odysseus, scritto nel 2005, è stato invece ispirato dall’Odissea di Omero.
Ha scritto sceneggiature per la radio e la televisione canadese. Più volte candidata al Premio Nobel per la letteratura, ha vinto il Booker Prize nel 2000 per L’assassino cieco e nel 2008 il premio Principe delle Asturie.
Nel 2019 The Testaments, sequel di The Handmaid’s Tale, è stato pubblicato con il plauso della critica ed è stato un cowinner del Booker Prize.
Distopie femministe
Margaret Atwood ci mette davanti a realtà dure e sgradevoli, talmente terrificanti che non ci sembrano poi così tanto lontane e improbabili. Perché ha la capacità di aprirci gli occhi sul presente parlando di futuro, uno dei possibili pronto ad aspettarci. Parlando soprattutto dei silenzi, di parole e azioni, a cui sono costrette le donne.
Potremmo dire che distopia non è solo il contrario di un’utopia, ma anche il peggior ritratto possibile di una società già inesistente.
Margaret Atwood è oggi più attuale che mai. I suoi racconti parlano di molte realtà che viviamo: società misogine, teocrazie, oppressione, disastri ambientali, di criminalità e guerre.
L’autrice non sopporta che ai suoi racconti venga affibbiata la categoria di fantascienza, perché la sua finzione, non è frutto di fantasia e inventiva, ma nasce da fatti reali. Sarebbe dunque più corretto chiamarla distopia femminista.
Ancora oggi pensiamo a un uomo di potere come a un leader e a una donna di potere come a un’anomalia.
M. Atwood