“Dove andiamo a far benzina?” “Non saprei, di solito vado fino alla Q8, lì mi pare che la benzina costi 1.40€, di questi tempi è un bel prezzo” “Ma non posso andare da qui fino al distributore della Q8, è troppo lontano, a questo punto mi fermo all’Agip. Costerà un po’ di più, ma cosa vuoi che sia?” “Tu credi che 10 centesimi in più non facciano la differenza. Ragioni per momenti, ma prova a pensare. Fai benzina quanto? 2/3 volte al mese?” “Mmm 3 volte, viaggio molto, quindi?” “Fai sempre il pieno?” “Sì” “Bene. Ora non so quanto sia grande il serbatoio della tua macchina, ma a occhio e croce dire che metti all’incirca 70/80€, giusto?” “Più o meno, metto 70 €” “Dove vai tu a far benzina, il prezzo è di 1.50€ al litro, il che vuol dire che metti 46 litri all’incirca. Se fossi andato in un distributore con un prezzo di 1.40€, ne avresti spesi 65. Ora, moltiplica per 3 lo scarto di 5 euro tra i due distributori, viene 15€. Moltiplica 15 per il numero di mesi in un anno: sono 180€ in più all’anno. Non sono pochi a mio avviso, senza considerare poi tutte le altre spese che devi sostenere. Ti dico questo per farti capire che il prezzo del petrolio ha un grande peso sulle nostre vite, e sto parlando solo di casi individuali. Lo sai che l’Italia esporta enormi quantità di petrolio? Quanta incidenza ha tutto questo sulla nostra economia, e sulle nostre tasse? Vogliamo forse credere che non ci sia differenza tra un distributore e un altro? Pensa alle conseguenze di un rincaro dei prezzi, con tutti i viaggi che devi fare, fare benzina ti costerebbe una barca di soldi, una bella fetta del tuo stipendio amico” “Non so che dire, hai completamente ragione, ma il fatto è che lo so. Lo so, ma faccio finta di niente, sono troppo stressato per dar peso anche a queste cose, e sbaglio.” “Viviamo nell’economia del petrolio, nonostante tutti i passi in avanti nell’utilizzo delle energie rinnovabili. Se un giorno un paese del Medio Oriente decide un embargo contro il nostro paese, se qualcuno fa esplodere un oleodotto da qualche parte o inizia qualche guerra nella terra di non so dove, mi toccherà sborsare un bel differenziale di prezzo per girare in macchina” “Pensa te, ma non mi sembra giusto. I combustibili fossili fanno già enormi danni, inquinano e danneggiano la salute, dovremmo anche pagarli così tanto? “Sì, perchè il mondo si muove con il petrolio, che ti piaccia o no. Ci vorranno decenni, forse una cinquantina d’anni per svoltare, una volta che sarà tutto finito.” “Ma è vero che si esauriranno le scorte entro 50 anni?” “Dicono così, ma che siano 50 o 100 o 10 anni, i paesi produttori hanno accumulato così tanti soldi da potersi comprare mezzo Pianeta, figurati di quanto gliene importi. Come pensi che abbiano finanziato le loro campagne acquisti il PSG e il Manchester City? Con la vendita nei mercati dell’usato?” “Ma non si può andare avanti così, guarda l’effetto serra, guarda lo scioglimento dei ghiacciai, le inondazioni, il tempo irriconoscibile. Ha già fatto troppi danni.” “Credimi, qualunque cosa si faccia adesso, tra Protocollo di Kyoto e Accordo di Parigi, serve solo a limitare i danni. Ne avremo per tanti anni” “Mamma mia, mi vengono i brividi” “A chi lo dici. Curioso però che per una scelta di distributore siamo finiti a parlare di questo. Per 10 centesimi in più” “Ci voleva, se ne parla così poco, mi fa piacere discuterne un po’. Non potremo cambiare le cose, ma almeno ci facciamo fregare un po’ meno.” “Già, siamo immersi di petrolio. Ora andiamo a far benzina” “Andiamo alla Q8?” “Vabbè possiamo andare anche al solito per stavolta, siamo un po’ di fretta, alla Q8 ci andiamo la prossima volta”.
Questo era un piccolo dialogo immaginario tra due amici in macchina che devono andare a far benzina. Ho preferito questo ad un’analisi critica perchè ci permette di entrare nell’ottica della persona comune, che investe ogni mese parti considerevoli della propria retribuzione netta nel rifornimento della macchina. Spesso si sottovalutano gli effetti di un rincaro dei prezzi petroliferi, sia a livello esperienziale, sia a livello macroeconomico.
La nascita dell’Opec (e dell’Aopec)
Il prezzo del petrolio inizia il suo viaggio di definizione a partire dagli accordi tra paesi produttori e paesi importatori. Nel ventennio 40′-60′, il business petrolifero era nelle mani delle “sette sorelle” , le cosidette majors; le compagnie petrolifere che controllavano la totalità della filiera produttiva del petrolio (riserve, estrazione, raffinazione, commercializzazione), potendo quindi definire in maniera unilaterale le quote di estrazione ed il prezzo da pagare ai paesi produttori. I paesi produttori reagirono formando l’Opec (Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio), e parallelamente si formò anche l’Aopec (Organizzazione dei Paesi Arabi Esportatori di Petrolio) per coordinare le politiche energetiche dei paesi Arabi.
Un’inversione di tendenza
I paesi dell’Opec, che controllavano nel 1973 il 54% della produzione, il 70% delle riserve e l’81% delle esportazioni mondiali di greggio, si avvalsero delle loro risorse per strappare accordi più favorevoli con le sette sorelle, ottenendo maggiore indipendenza nel ciclo produttivo (attraverso nazionalizzazioni o acquisizioni) e un rialzo dei prezzi. Tutto ciò poteva solo significare che prima o poi i paesi produttori avrebbero esteso il proprio potere.
Gli shock petroliferi degli anni 70′
Arriviamo quindi al primo shock petrolifero del 1973, determinato da un aumento unilaterale dei prezzi del petrolio ed un embargo ai paesi importatori “rei” di essere amici di Israele (in quel periodo c’era la guerra arabo-israeliana del Kippur). Il prezzo di un barile di petrolio aumentò costantemente, passando da 11.65$ fino a 12.70$. Le ripercussioni per i principali paesi industrializzati, ma anche per i paesi in via di sviluppo furono evidenti: il tasso di crescita annuale passò dal 5% del trentennio d’oro fino al 2.2% medio, con conseguenze evidenti in materia di bilancio pubblico e spese totali. Seguirà poi un secondo shock petrolifero nel 1979 in cui il prezzo di un barile di petrolio toccherà quota 36$, azzerando di fatto la crescita dei Paesi dell’Ocse e provocando forti dissesti nelle economie.
Oil Economy
Il peso del petrolio nell’economia mondiale era e resta tutt’ora enorme. Eventi che si verificano in ogni parte del mondo e che sfuggono al nostro controllo ci espongono continuamente a rincari di prezzo. Che cosa può fare un cittadino di fronte a una situazione del genere? Non dimentichiamoci che il differenziale di prezzo a seguito di un rincaro di prezzo della benzina o nella bolletta del gas lo pagano in primis le persone, poichè in qualche modo l’aumento della spesa di un Paese deve essere compensato in qualche modo.
Quanto viene un pieno domani?
Pensiamo ad un fatto recente come l’esplosione dell’oleodotto libico che porta al terminale di Al Sider, in Cirenaica. Il prezzo di un barile di petrolio è salito a 60 dollari, tutto ciò dovuto ad un atto terroristico dell’Isis (secondo fonti militari libiche). Due vetture cariche di terroristi avrebbero minato l’impianto con degli esplosivi, la produzione è crollata a 60mila-70mila barili al giorno dai 260mila delle produzione regolare. Sono proprio curioso di vedere quanto costerà la benzina domani.