lunedì, 18 Novembre 2024

Le morti in mare non sono frutto della furia immigrazionista

La scorsa settimana, lungo le coste libiche, si sono consumati tre terribili naufragi. In uno di questi, 120 migranti sono stati soccorsi dalla nave della NGO spagnola OPEN ARMS. I morti in mare sono stati sei e tra questi, purtroppo, troviamo anche il piccolo Youssef, un neonato di soli sei mesi che non ha avuto la possibilità di godere del dono della vita.

Il mediterraneo: un cimitero dove annega la speranza

Soltanto nell’ultima settimana i morti in mare , tra i migranti che cercano di raggiungere le coste italiane, sono stati più di 94. Il naufragio del 12 novembre, con almeno 74 morti, secondo l’OIM e l’UNHCR è stato uno dei più gravi registrati negli ultimi anni. Sempre nella stessa giornata, un altro naufragio sempre vicino alle coste libiche è costato la vita a 20 persone su 23.

In base ai dati forniti dall’IOM, fino ad ora, quest’anno, i migranti morti in mare sono stati 825 a fronte di 73062 arrivi. Il dato, ovviamente,è una cifra a ribasso, in quanto fa riferimento solo ai corpi recuperati e alle dichiarazioni di chi si è salvato. Infatti, per quello che sappiamo, i morti sono quasi sicuramente molti di più.

Fatto sta che il numero dei morti è, fino ad ora, fortunatamente inferiore rispetto a quello degli anni precedenti. Nel solo 2019, ad esempio, a fronte di 102042 sbarchi, i morti sono stati 1336.

Il commento di Giorgia Meloni

Il commento della deputata Giorgia Meloni, sui migranti morti in mare il 13 Novembre, tra cui il sopracitato Youssef, non si è fatto attendere. Il 14 novembre, infatti, sul suo sito personale è apparsa la seguente nota ufficiale << Ancora un terribile naufragio nel Mediterraneo con molti morti. Straziante la morte del piccolo Joseph di sei mesi e l’urlo di dolore di sua madre. Vittime della furia immigrazionista, di chi è disposto ad accettare migliaia di morti in mare in nome della sua visione ideologica, invece di fermare le partenze dei disperati e le continue morti in mare.>>

Nella nota della Meloni, si leggono anche attacchi allo scrittore Roberto Saviano e le NGO e chi, come loro, a detta della deputata << […] sa benissimo che sono le persone come lui a incentivare le partenze su mezzi di fortuna pericolosissimi, a favorire il lavoro degli scafisti, che dicono ai disperati di stare tranquilli perché saranno salvati dalle navi ONG care a Saviano. Lo sa benissimo, ma evidentemente gli sta bene così: queste tragedie sono utilissime per il suo business e per la sua propaganda immigrazionista. Non so come persone così ciniche riescano a dormire la notte. >>

Parole vuote che non guardano ai fatti

Gli sbarchi, in Europa, ci sono sempre stati e continueranno ad esserci e certamente non sono i commenti e gli articoli di Saviano o le azioni di salvataggio delle NGO a incrementarli. Purtroppo, continueranno ad esserci anche molti morti in mare ma, se questi sono diminuti nel corso di questi anni, non è certamente grazie alle politiche immigratorie adottate dai governi europei e italiani ma al grande lavoro delle NGO.

In Italia, secondo i dati del Ministero dell’Interno, aggiornati al 16 novembre, sono sbarcati 32.104 migranti. La maggior parte di essi sono prevalentemente tunisini (39%) e bangladesi (12%); il resto viene principalemente da pesi del nord Africa, Pakistan e Afghanistan.

Il dato sul 39% di flusso migratorio tunisino forse alla deputata Giorgia Meloni non farà riflettere ma a noi si . In questo momento, in Tunisia, vi è nuova recessione che sta letteralmente attanagliando il paese. La maggior parte degli arrivi, infatti, riguarda prevalentemente giovani; dato dal fatto che la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 35%.

Inoltre, nel 2017, in Tunisia era stato firmato un accordo che avrebbe dovuto garantire migliaia di posti di lavoro, soprattutto nel settore petrolifero. Tale accordo, però, non è mai stato attuato. Altro fattore che ha incentivato la recessione tunisina, è stata la pesante crisi che ha colpito il settore turistico. La crisi economica e il Covid, hanno quindi causato la pesante ondata migratoria degli ultimi mesi. (Per maggiori informazioni sulla crisi tunisina vi rimando al seguente articolo su Snapshot from the Borders.)

La Libia è un porto di morte

Quando si sentono parlare i maggiori partiti di destra sulle politiche migratorie che andrebbero adottate per contrastare le morti in mare, onestamente, mi vengono i brividi.

Molto spesso infatti, nei salotti politici, il politico conservatore di destra di turno, si scaglia contro le politiche migratorie di questo o di quell’altro governo sostenendo che i rifugiati possano benissimo rimanere in Libia in quanto è un porto sicuro. Queste affermazioni sono assolutamente false e pericolose, in quanto non solo non guardano a quello che è veramente la Libia, ma riportano parole che nella mente di un cittadino non informato, possono risultare vere. La Libia, in questo momento, è un luogo di morte.

Una volta arrivati in territorio libico , i migranti vengono ammassati in prigione dove vivono in condizioni disumane, senza acqua e cibo, subendo molto spesso numerose torture. I bambini e le donne sono i soggetti più a rischio e vulnerabili e molto spesso, queste ultime, vengono anche abusate sessualmente. L’ONU, l’UNHCR, l’IOM, la Commissione UE e tantissime NGO, hanno denunciato le gravissime violazioni dei dirtti umani vigenti in Libia.

La maggior parte delle partenze nel Mediterraneo centrale partono tutte dalla Libia e i trafficanti di esseri umani, spesso, non sono altro che funzionari o agenti della guardia libica. La storia di Abd al-Rahman al Milad, rappresentate della guardia costiera libica e uno dei più efferati trafficanti di esseri umani, parla chiaro. Non si può affidare il recupero dei migranti in mare a chi lucra sul traffico di esseri umani, dovrebbe essere una cosa semplice da comprendere ma a quanto pare non è così.

Bisogna cambiare rotta

I politici non possono più dire, con tutte le prove a disposizione, che le morti in mare sono frutto della furia immigrazionista portata avanti da Roberto Saviano e le NGO. No, perché queste persone mentono a se stessi ma soprattutto al popolo italiano. La NGO Open Arms, in soli 5 anni di attività, ha salvato più di 26500 persone tra il Mediterraneo centrale e il Mar Egeo. Roberto Saviano, con le sue parole, mantiene a galla quelle verità che partiti, come Lega e Fratelli d’Italia, vogliono affossare.

Se veramente c’è qualcuno o qualcosa da incolpare per le morti in mare, questa è la politica. C’è da incolpare il Governo Italiano che il 17 luglio ha rinnovato il memorandum con la Libia, inaugurato con il governo Gentiloni; versando dal 2017, 150 milioni al governo libico per formare le proprie truppe e contenere le partenze dei migranti.

C’è da incolpare l‘Europa, che paga miliardi ad Ankara per fermare la crisi migratoria del Medio-Oriente. Con Erdogan che, al primo accenno di cambiamento di rotta o di pagamentoi in ritardo, minaccia di far saltare gli accordi e riaprire le frontiere.

Sono da incolpare anche gli Stati Europei conservatori, in quanto non vogliono assolutamente una revisione del regolamento di Dublino e sono contrari a un ricollocamento comune dei migranti.

Le colpe da dare sarebbero molte ma al piccolo Youssef, morto a soli 6 mesi e al piccolo Alan Kurdi, questo non interessava . I loro genitori avrebbero voluto per loro una vita migliore, quella vita che la maggior parte di noi occidentali riusciamo a vivere. Invece, sono morti in mare in tenera età e sta a noi non permettere che il loro ricordo e le loro speranze vengono dimenticate per voce di chi crea, nella figura dell’immigrato, il pericolo numero uno.

Manuel Ferrara
Manuel Ferrara
Siciliano, classe 1993. Consegue la laurea magistrale in Economia Politica e Istituzioni Internazionali presso l'Università degli Studi di Pavia. Aspirante cooperante nel settore delle emergenze umanitarie, è un fervente difensore dei diritti umani. Grande appassionato di film e di Andrea Camilleri, immagina, di tanto in tanto, di trovarsi dentro una matrioska di sogni.

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