lunedì, 18 Novembre 2024

Le false verità del network marketing

La storia, in particolare quella dell’arte, ci insegna che il valore di ciò che poggia sopra il piedistallo è nullo o non definibile, se non per il fatto di stare sopra al piedistallo. Nel network marketing, il valore del prodotto è nullo, se non per il fatto di acquisirlo tramite la narrazione, il piedistallo in questione. Piedistallo provocatore e immagine ideale del sogno del networker.

Fotografia di Mattia Gabellini https://www.mattiagabellini.com/Portfolio/portfolio.html

Una dovuta premessa

Prima di cominciare, è opportuno aprire l’articolo con una dovuta precisazione: l’approccio utilizzato e l’obiettivo di questo articolo è una riflessione, tratta dall’esperienza personale, che si prefigge di esporre la propria tesi come interpretazione ricevuta dall’altro lato del sistema di cui si narra, ovvero da quello dello spettatore e dalla sua percezione critica del caso. Il messaggio che si vuole dare non prevede una bocciatura del sistema presentato, tanto meno una denigrazione dei più grandi esperti, piuttosto sembra utile porre un “WARNING” e riflettere in modo critico su alcune false verità che presenta, le quali, apprese, rendono ancora più rispettabili e meritevoli coloro che hanno guadagnato e guadagnano somme ingenti tramite questo sistema. I cosiddetti “profeti”.

Perché parlarne?

Perché parlare di network marketing? Per quanto ci riguarda, la risposta a questa domanda è in realtà la più banale che si possa trovare e la si potrebbe riassumere con un’altra domanda: perché non parlarne? Il fenomeno del network marketing è, infatti, totalmente di tendenza in questo periodo storico e le cause possono essere diverse, ma sicuramente tra queste sono presenti la questione economica, quella tecnologica e ideologica (o sognatrice, se si preferisce). Quest’ultima risulta particolarmente efficace nel riempire un vuoto che quest’epoca presenta in corrispondenza del sogno, per l’appunto.

Cos’è il network marketing?

Semplicemente, è un modello di business nel quale è necessario costruire una rete di distribuzione, con il fine di costruire il business stesso. In questo modello, coloro che vorranno diventare networker dovranno acquistare il prodotto e diventarne venditori. Il metodo più utilizzato per attirare persone al modello di vendita in questione è quello del passaparola, in primis attraverso amici e conoscenti.

La prima falsa verità: tutti possono farlo

La prima di queste false verità è anche la prima carta giocata, ovvero l’idea, o la rassicurazione, che tutti possano svolgere questo lavoro. Il piano concettuale sembra quindi porre la quantità come privilegiata sulla qualità. Il che fa subito sorgere un dubbio: come può un sistema come questo, all’avanguardia con i tempi, professare la quantità nel secolo della qualità e della specializzazione? Questa falsa verità, tra l’altro, sembra essere confermata e smentita anche da uno dei massimi esperti del settore, il che ci lascia ben pensare che non sia del tutto errato processarla.

Il mito dell’imprenditore di sé stesso

Il sogno collaterale offerto dalla prima falsa verità è quello dell’imprenditore di sé stesso e della crescita personale, oltre che l’occasione di un lavoro poco noioso, gestibile “con poco sforzo”, a detta dei più che lo presentano. La verità ci sembra essere piuttosto quella che si tratti di un lavoro molto complicato, nel quale serve un continuo studio ben approfondito ed una propensione caratteriale non indifferente. Tutto il contrario insomma. Inoltre, il sogno dell’imprenditore di sé stesso non è qualcosa da poco, anzi, è una grande ambizione, giustamente, ma, in quanto tale, porta nel bagagliaio, in ogni suo tragitto, un carico di dose di responsabilità, alla quale si deve rispondere, in un ipotetico posto di blocco. Questo significa che sei tu, e non l’azienda della quale sposi il progetto (su cui non ti sei mai espresso) a rispondere dei tuoi errori, quali la scelta della quantità sopra la qualità, per fare solo un esempio.

Le relazioni del networker

A nostro parere, i rapporti personali sono sempre contraddistinti da un non detto, una clausola di convenzionalità definibile a livello emotivo, economico, sociale e chi più ne ha, ne metta. Ecco, sembra proprio che, nel momento in cui il candidato networker non sia proprio ideale al suo scopo, egli compia quello che è definibile come lo smascheramento di questo non detto. Rende esplicito il “ti cerco perché ho bisogno”. Considerando che il consiglio è quello di partire con il presentare il prodotto alle persone che conosci, ai tuoi amici, il rischio che molti di loro ti allontanino, da un lato sorpresi da un cambiamento tempestoso, dall’altro irritati sentendosi cercati ad uno scopo, è molto alto. Anche in questo caso, è l’imprenditore di sé stesso che risponde, non l’azienda.

La seconda falsa verità: il valore del prodotto

La seconda mistificazione è strettamente relazionata alla prima. Ovvero, qual è la testimonianza del fatto che non tutti possono farlo? La risposta, per noi, è il valore del prodotto venduto. Sembra doveroso quindi chiedersi a quanto ammonti questo valore. Il valore è nullo. Il prodotto vale zero, non conta, è una variabile indipendente, scelta a tavolino, in base a ciò che è più giocabile, una buona carta. Il prodotto reale del network marketing è, piuttosto, la narrazione del prodotto. Ecco ciò che conta, ecco perché non tutti possono farlo. Lo testimonia il fatto che il risultato di un networker non è quello di trovare un consumatore, quanto, invece, un collaboratore. La pratica dell’oratoria e della dialettica, inoltre, non sono infatti le qualità più comuni di questo mondo, soprattutto in un periodo digitale. Risulta chiaro, quindi, che se il prodotto avesse un valore, e magari anche alto, si potrebbe vendere da solo. Solamente in questo caso, l’affermazione che tutti possono venderlo, risulterebbe vera. Ciò che ci spaventa è che molti dei tanti che abbracciano quel progetto (usando lo slang del contesto) non sono minimamente consapevoli di queste strutture, di conseguenza la probabilità di errare e di rispondere agli sbagli, è alta.

La terza falsa verità: l’oltraggio allo spettatore

La terza mistificazione, quella forse di carattere più sensibile e personale, in quanto la più esposta ad infastidire la sensibilità dello spettatore, è quella dei valori proposti, la crescita personale e professionale. L’ostentazione sui social network non è poi di grande aiuto, ma questa è una considerazione piuttosto soggettiva, anche se sposata dai più.

L’occasione unica

La verità è che il pacchetto di valori è un buon pacchetto. Doveroso è riconoscere infatti che questi valori si prestano ad una narrazione corretta di un atteggiamento che è buono e fruttuoso per l’essere umano. Di conseguenza una sua crescita, una sua professionalità. Il cortocircuito, in questo caso, sta nel mezzo. La dialettica del “ti sto salvando” e del “se non cavalchi l’onda sei un debole”, oltretutto se praticata male, ricordando la prima mistificazione ovvero rischia di essere oltraggiosa verso lo spettatore. Il motivo, a nostro parere, risiede nel fatto che il sistema proposto in cui sperimentare quel pacchetto di valori sia chiuso e particolarizzato solamente a quella esperienza.

Valori particolari o universali

La realtà è che quei valori sono universali, ma esperibili in modo diverso da ognuna delle persone, in professioni diverse, con tempi diversi, spesso direi molto diversi, dalle velocità di un sistema capitalistico. Concludendo, è doveroso ricordare, a favore degli esperti, che questo oltraggio è anche l’arma che più funziona per smuovere l’animo di un papabile interessato, perciò, può avere anche degli ottimi risultati. In quel caso, ne va riconosciuto il merito, proprio perché si torna sempre allo stesso punto del discorso: non tutti possono, ma chi riesce merita riconoscimento e rispettabilità, perché praticante di ottime qualità. Qualità, ancora, appunto.

La verità sul lavoro del networker

Il network marketing è un lavoro difficilissimo e molto scomodo, che neanche i networker vogliono fare. Ecco spiegato il motivo per il quale sono veramente pochi quelli che guadagnano tanto. Un vero networker deve lavorare quotidianamente sulla propria mentalità e sulla propria leadership. Questo non vuol dire leggere i libri e pubblicare frasi su Instagram stories, ma leggere e applicare il valore acquisito nella vita reale. L’obiettivo fondamentale è migliorare quelle abilità che permettono di costruire nuove relazioni di qualità.

Una raccomandazione

Prima di sposare qualsiasi progetto di network marketing, è doveroso riflettere su tutte le sue criticità, in modo tale da non pentirsene in futuro.

Scritto da : Mattia Furiazzi e Mattia Gabellini

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