La scienza continua a fare passi da gigante e, anche se non lo vediamo spesso, nei laboratori accadono continuamente cose meravigliose. Già da qualche tempo infatti è nata la possibilità di riprodurre dei piccoli agglomerati di cellule che imitano il nostro cervello. Sono nati da cellule staminali coltivate in laboratorio e hanno lo scopo di studiare al meglio le malattie cerebrali e i metodi di cura. Nonostante siano ben lontani dall’imitare un vero cervello, questi “cervelletti” rappresentano un grande passo avanti per la scienza e dimostrano uno sviluppo senza precedenti. Ma la domanda che sorge spontanea è: se un giorno riusciremo a sviluppare dei veri cervelli in laboratorio, come ci dovremmo comportare nei loro confronti?
Il progresso della medicina.
Fino ad oggi gli esperimenti su cavie animali hanno portato sempre buoni risultati, ma siamo giunti ad un punto in cui ormai non bastano. La possibilità di fare esperimenti su dei veri cervelli umani è straordinaria, poiché dà nuove prospettive alla medicina di oggi. Grazie alle cellule staminali infatti, possono essere ricostruite parti del cervello del paziente, così da poter studiare al meglio le sue condizioni evitando ogni tipo di rischio. Inoltre, avendo sempre del tessuto cerebrale a disposizione, è possibile condurre studi molto più approfonditi nel campo delle neuroscienze. Fino ad oggi infatti sono state molto limitate allo studio su cavie animali o su esseri umani viventi, il che chiaramente comporta una minore libertà per gli scienziati e molte difficoltà. Infine sarà forse possibile l’utilizzo di surrogati per chi ha subito gravi lesioni cerebrali, utilizzando le stesse cellule staminali del paziente, così da poter avere una cura completa.
Controversie etiche.
Tornando alla domanda lasciata nel primo paragrafo, come dobbiamo comportarci verso questi nuovi “cervelli”? Ovviamente siamo ben distanti dall’avere dei veri e propri cervelli umani cresciuti in laboratorio, ma la prospettiva non è poi così distante e pertanto il dibattito si accende. Già molti scienziati e filosofi stanno pensando che quando sarà possibile ottenere un cervello umano, esso potrebbe avere sensazioni umane, o addirittura coscienza di sé. Non sappiamo se quelli che verranno fuori saranno o meno dei veri e propri esseri viventi con un intelligenza come la nostra. Sarà giusto o meno sfruttarli per scopi scientifici? E infine, quando questi organi moriranno, sarà come se morisse un essere umano? Al momento non abbiamo risposte per queste domande, né noi né gli scienziati e i filosofi che continuano il dibattito. Ma è certo che il progresso scientifico porterà a grandi risultati per la medicina e per la nostra vita quotidiana.
Non sappiamo se daremo mai vita ad un cervello in laboratorio, ma siamo certi che il progresso sarà enorme. La domanda rivolta al pubblico è solo una: sarà giusto?