Joe Biden sarà il 46° Presidente degli Stati Uniti d’America.
Nonostante una vittoria netta, Trump si è rifiutato di fare il tradizionale discorso del candidato sconfitto e invitare Biden alla Casa Bianca. Trump non vuole in alcun modo riconoscere la sconfitta e ha già annunciato che il suo team legale sta preparando i ricorsi per poter chiedere il riconteggio dei voti in alcuni stati chiave.
Ci vorrà ancora del tempo, quindi. Il termine ultimo per dirimere ogni controversia è l’8 Dicembre. Ma di una cosa possiamo star certi: Biden ha vinto queste elezioni.
Un paese lacerato
Come sarà quindi l’America di Joe Biden? Un paese spaccato in due, lacerato da divisioni politiche profonde, meno tollerante e più polarizzato. Infatti, se è vero che Biden è il candidato Presidente più votato di sempre, è anche vero che Trump è lo sconfitto più votato di sempre.
Sebbene molto dipenda dall’eccezionale affluenza di queste elezioni, la più alta da 120 anni, fa un certo effetto scoprire che ha preso più voti Trump in queste elezioni che Obama nel 2008.
È quindi un paese fortemente diviso, stati del Nord democratici contro stati del Sud repubblicani, East e West Coast contro gli stati del centro, città contro campagna, laureati contro non laureati, maggioranza bianca contro minoranze.
Un governo di unità nazionale
In questo scenario esplosivo, dopo quattro anni di una presidenza divisiva in cui Trump non ha mai veramente tentato di essere il presidente di tutti gli americani, agli Stati Uniti occorre un leader che sappia riunire il paese. Un governo di unità nazionale, che avvii un vero e proprio periodo di riconciliazione. Occorre smorzare i toni, abbassare la tensione, ricucire le divisioni, essere pragmatici e ricercare compromessi. Questa deve diventare la presidenza di tutti, e Joe Biden è l’uomo giusto per questo quanto mai difficile compito.
Un presidente pragmatico
Joe Biden e Kamala Harris, il ticket presidenziale uscito vincitore a queste elezioni 2020, hanno dimostrato il loro pragmatismo nel corso di tutta la loro carriera politica. Si tratta di due leader concreti. Soprattutto Jo Biden, che ha dimostrato di sapersi adattare alle situazioni, capire il sentiment del popolo americano e adattare le sue politiche di conseguenza. Sia chiaro, questo non significa che sia un politico banderuola, sempre pronto a cambiare posizione in funzione di dove tiri il vento: nel corso della sua esistenza ha saputo prendere decisioni forti, a volte impopolari. Però, questo suo pragmatismo, questa sua capacità di mettere da parte grandi progetti visionari (e, forse, velleitari) a favore di proposte politiche concrete e mirate sarà una risorsa fondamentale non solo per questa presidenza, ma per tutto il paese.
Dopo quattro anni di scontro ideologico irriducibile, con entrambi i partiti arroccati sulle loro posizioni più estreme, occorre un presidente che sappia riunire il paese. Occorre ripartire dalle politiche ed attuare un progetto di miglioramento progressivo, senza strappi. Non si tratta di non scontentare nessuno, cosa tra l’altro impossibile, ma di tracciare una rotta ed iniziarla a percorrere un passo alla volta.
Il puzzle del Senato
Molto dipenderà da quale maggioranza si formerà al Senato. Non lo sapremo fino a gennaio del prossimo anno, quando si terranno i ballottaggi per i due seggi vacanti della Georgia. I democratici devono vincerli entrambi se vogliono avere la maggioranza. In caso contrario, Biden sarà costretto a contrattare ogni singolo disegno di legge con il partito avversario. Sarebbe uno scenario complicato. Con il Senato e la Corte Suprema controllate dai repubblicani potrebbe portare all’impasse politica, in cui ogni tentativo di cambiamento sarebbe abortito sul nascere. È un rischio concreto, ma ad oggi non esiste in America una persona che possa farvi fronte meglio di Joe Biden.