La scuola cattolica: il massacro vincitore del premio Strega
Un libro e un film. Una confluenza di parole, suoni e immagini che si incastrano in una disarmonia straziante. Nella società del perbenismo, del politically correct e delle ipocrisie idiosincratiche, il libro di Edoardo Albinati, vincitore nel 2016 del premio Strega, pone nuovamente a confronto due realtà opposte ed eternamente in lotta.
Uomo e donna si scontrano e si reinventano in una trappola amorale e violenta. La scuola cattolica mette in scena a pieno titolo una società che nasconde sé stessa e le sue metamorfosi dietro un invisibile velo di Maya. Pubblicato da Rizzoli il 17 marzo 2016, il romanzo racconta la Roma degli anni ’70, quella degli omicidi e delle morti per caso. In un quartiere qualunque e in una scuola privata sembra tutto immobile, niente di veramente significativo può accadere. Eppure, in un attimo, gli equilibri di un sistema di arrivisti e figure di spicco crolla drasticamente. Gli studenti di quella scuola cattolica si scoprono essere autori di uno dei più drammatici delitti della storia italiana, il massacro del Circeo.
L’educazione cattolica e le ambiguità ontologiche
Un’età repressiva, la definiva Pier Paolo Pasolini. Un’età in cui i giovani, svuotati della loro morale e dei loro modelli, diventano portatori di un altro modo di concepire sé stessi che canalizza la sua guida nel mondo piccolo borghese. Albinati fa i conti con le ideologie e i dogmi di quella generazione divenuta adulta negli anni Settanta, immersa completamente nella crisi della borghesia e nell’esplosione della violenza. Il tentativo di rintracciare l’origine di tanta arroganza e di tanta voglia di sopraffazione la fa da padrona e il racconto, a metà tra un romanzo di formazione e un romanzo sull’io, tesse le fila della mimica disincantata di cui i figli di papà sono protagonisti.
La fonte da cui l’autore si disseta è il ricordo della sua adolescenza: Albinati è il compagno di scuola dei tre protagonisti del delitto del Circeo – Angelo Izzo, Gianni Guido e Andrea Ghira – che violentarono e massacrarono Rosaria Lopez e Donatella Colasanti (quest’ultima miracolosamente salva dopo essersi finta morta). Un delitto perpetrato da ventenni provenienti tutti dall’ambiente coercitivo della scuola cattolica.
Noi viviamo in una società dello stupro
Il 7 ottobre 2021 esce nelle sale italiane il film diretto da Stefano Mordini, La scuola cattolica, liberamente ispirato all’omonimo romanzo del già citato Edoardo Albinati e vietato ai minori di 18 anni. È stato a lungo discusso il motivo – indotto da chissà quale retorica – per il quale una pellicola del genere sia stata vietata a un pubblico minorenne (l’Italia è quel paese in cui un contenuto come quello della serie Squid Game non è vietato agli adolescenti e soprattutto ai bambini), eppure la sceneggiatura sembra non tralasciare nulla di ciò che si nasconde dietro il delitto. Albinati è un giovane studente di Liceo, estraneo alle perversioni e alle dinamiche dei ragazzini della sua età, ma inevitabilmente complice della depravazione della Roma di quel tempo. Esemplare il parallelismo che è costruito tra il narratore e i tre colpevoli, per cui è quasi scontato e aprioristico cadere nel non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Ed è effettivamente così, la società corruttrice e piccolo-borghese ha creato automi capaci alla distruzione e al massacro, e uscirne indenni è estremamente difficile.
Tutti erano colpevoli, tutti erano carnefici e tutti lo siamo ancora.
Perché nel 2021 bisogna vedere un film come La scuola cattolica?
Noi viviamo in una società dello stupro. Ostilità, rapacità e potenza trovano una manifestazione sessuale. Il sesso è il linguaggio, non la cosa. È il modo di volere, non l’oggetto voluto. Si declina attraverso il sesso qualsiasi pulsione: vendicativa, rivendicativa, esibizionistica, identitaria. I ragazzini stuprano le loro compagne di classe e le filmano col cellulare. Libertà intesa come facoltà di nuocere. Libertà = delitto. Una piena realizzazione di se stessi può avvenire solo se si è pronti a prevaricare gli altri, e capaci di farlo. L’io coincide in pieno con la potenza
Edoardo Albinati