lunedì, 18 Novembre 2024

La maschera del kitsch

Il kitsch è stato definito come “brutta copia dell’arte”. Il termine si accosta al mondo artistico quando questo ha cominciato a rapportarsi con quello del mercato e del consumo. L’arte “alla portata di tutti”, una conseguenza creata dalla nascita di una classe media e di una pari opportunità nell’accesso alla cultura, è stato un evento fondamentale che ha completamente trasformato l’immaginario artistico e la pratica d’arte in generale. L’arte diventa qualcosa di non più elitario, chiunque può fruirne.

Il kitsch che ci circonda

Spesso, un oggetto kitsch vuole presentarsi come oggetto d’arte pur non essendolo. Si potrebbe trovare il suo sinonimo nelle parole “cattivo gusto”.
In realtà, soprattutto oggi, siamo circondati da oggetti kitsch. Nei negozi di souvenir, oggettistica varia, illustrazioni. Per riprendere un esempio fatto da Umberto Eco nel 1976, quante volte abbiamo visto riprodotta l’immagine della Gioconda? Immagine, per l’appunto. E’ talmente tanto presente nel nostro immaginario e anche nella vita quotidiana che ormai rende difficile quella percezione di unicità che una volta caratterizzava l’opera d’arte. Il quadro in sé per sé è una famosissima opera d’arte, dipinta da un grande Leonardo Da Vinci, ma tutto quello che ne è derivato dopo la sua mercificazione l’ha ridotta a semplice immagine. Banale riproduzione che vediamo su sottobicchieri, su calzini, palle di neve, porta-occhiali, e così via. L’immagine al giorno d’oggi può essere stampata e commercializzata in qualsiasi modo.

E’ interessante analizzare un’opera in particolare, la Gioconda di Marcel Duchamp, dal titolo L.H.O.O.Q. Duchamp è stato un artista rivoluzionario a livello di immagine e concetto dell’arte.
Qual è la differenza tra la Gioconda di Duchamp, comunque una riproduzione fotografica con aggiunta di baffi e pizzetto, e quella stampata su centinaia di prodotti e riproposta in migliaia di modi diversi?
Nel secondo caso, l’immagine si presenta come una menzogna dell’arte: quella che vediamo non è la vera opera, ma una sua riproduzione utilizzabile e riutilizzabile, un’immagine abusata. E’ fondamentalmente un modo per far avvicinare all’arte chiunque entri in contatto con l’oggetto, anzi, per fargli credere questa vicinanza.
Duchamp, come artista, denuncia e ironizza sulla menzogna portata dal consumo nel mondo dell’arte. Il titolo dell’opera la presenta già sotto una veste ironizzata.

L.H.O.O.Q. – Marcel Duchamp (1919)

Il kitsch si presenta quindi come un sostituto della “cultura alta”, per così dire. Nasce in realtà insieme all’avanguardia e si nutre di essa. Le avanguardie sono state un modo per allontanarsi dall’arte accademica, una completa rottura con la cultura del passato e una risposta ai cambiamenti che l’Europa stava attraversando. L’attenzione è posta sul procedimento di creazione dell’opera, ed è stato Clement Greenberg (critico d’arte statunitense, 1909-1994) a suggerire che l’avanguardia imita l’atto di imitare: il punto nevralgico sono i procedimenti che portano all’opera.

Quello che il kitsch fa è l’opposto: esso imita l’effetto dell’imitazione. Il suo obiettivo è quello di servire al pubblico dei pacchetti di effetti e sentimenti già pronti, in modo che il fruitore non debba fare nessuno sforzo per provarli. E’ tutto pronto, e in questo modo è molto più semplice convincersi di vivere esperienze estetiche, ma nell’illusione. L’opera kitsch porta l’osservatore a provare ciò che l’opera vuole fargli provare, mettendo in evidenza le reazioni che essa deve provocare.
Il kitsch è ridondanza, è accumulo, è superfluo.

Anna Renna
Anna Renna
Studentessa di pittura all'Accademia di Belle Arti di Urbino, 22 anni, che sogna l'Inghilterra e ama le notti estive. Momentaneamente barista. Aspiro ad un futuro nel mondo dell'estetica e dell'arte.

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