lunedì, 18 Novembre 2024

La Lega ha ragione?

Recentemente in Senato è stato discusso il disegno di legge di conversione del decreto-legge 28 del 2020, che proroga al 1° settembre 2020 il termine a partire dal quale la riforma della disciplina delle intercettazioni verrà applicata. In tale ambito è stato presentato dalla Lega un emendamento volto ad irrigidire il sistema di controllo sui contenuti interattivi vietati ai minori di anni 18.
Tale proposta ha spaccato l’opionione pubblica e lo scenario politico italiano, portando molti a domandarsi: La Lega ha ragione?

“I contratti di fornitura nei servizi di comunicazione elettronica disciplinati dal codice di cui al decreto
legislativo 1° agosto 2003, n. 259 devono prevedere tra i servizi preattivati sistemi di parental control ovvero di filtro di
contenuti inappropriati per i minori e di blocco a contenuti riservati ad un pubblico di età superiore agli anni diciotto.”

Primo paragrafo della proposta di modifica n. 7.0.3 al DDL n. 1786

La Lega propone: i contrari

“Si tratta di una grave violazione della privacy e del diritto alla sessualità, nonché una vera e propria aggressione alla libertà di espressione: chi decide se un contenuto è “lecito” o meno? [..] Più che alla pornografia, il parental control andrebbe applicato a certe proposte.”

+Europa su Instagram, 20/05/2020

La proposta della Lega ha suscitato reazioni contrastanti sia a Palazzo Madama che presso l’opinione pubblica. A livello politico, la prima ha ricevuto molte critiche da forze politiche di area liberale. Questi ultimi, infatti, l’hanno indicata con veemenza quale grave minaccia alla libertà sessuale degli utenti della rete.

“Noi #Radicali pensiamo che questa legge sia inapplicabile per l’utilizzo moderno della rete. Ma soprattutto un provvedimento del genere costringerebbe molti ragazzi – anche più che maggiorenni – a sottostare ad un’autorizzazione del genitore.”

(Radicali su Instagram, 20/05/2020)

Pillon: la Lega ha un ideologo

“Tra gli organizzatori dei tre Family del 2007, del 2015 e del 2016, alle elezioni politiche del 2018 [..] Fu tra le persone che consigliarono a Salvini a febbraio scorso di indossare il rosario durante il comizio in piazza Duomo a Milano.”

Da Corriere.it, 10 Settembre 2018

Il primo firmatario della proposta di modifica trargata Lega è Simone Pillon. Per comprendere le ragioni alla base di una simile “crociata” politica è infatti indispensabile conoscere i personaggi che ne hanno garantito lo sviluppo. Simone Pillon è infatti uno dei volti più controversi della Lega. Ultracattolico e conservatore, il senatore leghista è infatti avvezzo ad eclatanti gesti politici:  dall’accusa di “stregoneria” rivolta alle scuole bresciane al rosario mostrato in Piazza Duomo da Salvini dietro suo consiglio.

Il virus fa meno paura della rete

“«Troviamo sconcertante che già da stasera l’app di tracciamento Immuni sia disponibile al download sui dispositivi degli italiani. Non è tollerabile pensare che milioni e milioni di cittadini possano essere “schedati” dal governo senza che il Parlamento italiano sia stato coinvolto.>> hanno scritto in una nota il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida, e il responsabile Innovazione del partito, Federico Mollicone”

Da Open.online, 1 Giugno 2020

Come già dimostratosi anche nel dibattito sull’effettiva sicurezza dei dati trattati dell’app Immuni, recentemente sviluppata dal Ministero della Salute al fine di monitorare lo sviluppo epidemiologico del Covid-19, ora più che mai il mondo politico pare temere le apparentemente illimitate potenzialità del web. Tuttavia le osservazioni fatte sull’applicazione del Ministero possono sembrare alquanto superficiali, in quanto riferibili anche a Facebook, Twitter, Instagram ed a qualsiasi altra piattaforma quotidianamente utilizzata anche dalle voci più accese di questo movimento antigovernativo.

Il problema, malgrado tutto, esiste

Data la sua relativa semplicità, la proposta di modifica firmata dall’ On. Pillon potrebbe apparire inefficace anche nel garantire un certo controllo sul rapporto tra i più giovani e la rete. Tuttavia, con questa sorprendente mossa politica la Lega potrebbe aver comunque portato al centro della discussione pubblica un tema che ormai la politica non può più permettersi di ignorare.

“L’app che tutti usano (Instagram) potrebbe effettivamente promuovere, per i vostri figli, un mix tossico di narcisismo e insicurezza. La maggior parte delle foto pubblicate su Instagram sono [..] immagini dell’utente scattate da amici o da lui stesso. I “follower” dell’utente possono visualizzare, aggiungere “like” sulla foto o sul video o lasciare un commento. Quest’ultimo può diventare terribilmente esplicito e cattivo, dal momento che i ragazzi postano foto di se stessi in costume, biancheria intima o addirittura nudi.”

Dalla guida “Come parlare ai bambini di Internet” pubblicata da Unicef

Nativi digitali, ma non troppo

“Maronna mia! ma ch’ru cumbinass con quel camice bianco, scollato più che mai!”

Tratto da “Signora mia” di Gianni. Il cantante ha 11 anni

Oggi il World Wide Web può essere paragonato al “selvaggio West” dell’America pre-lincolniana: parliamo infatti di una “terra” ricca di risorse sconosciute ai più, dove corpi legislativi inadeguati ed un capitalismo sfrenato offrono a chi ha determinate competenze mezzi apparentemente illimitati per guadagnare molto e velocemente. Per chi, come i piú giovani, non ha conoscenze che gli permettano perlomeno di evitare le innumerevoli insidie della rete è più che mai concreto il rischio di dover affrontare gravissime conseguenze.

Internet è invincibile?

“Il primo gennaio di quest’anno, con l’entrata in vigore della Legge di Bilancio, è stata introdotta in Italia la “digital tax”. Una tassazione equa sulle grandi imprese del web, quasi tutte americane (e in qualche caso cinesi), è uno degli obiettivi della cosiddetta “Agenda Digitale Europea” che fa parte del programma strategico “Europa 2020”.”

Da Osservatorio CPI, 25 Gennaio 2020

Dai legislatori Europei ed Italiani molto è stato fatto. Da anni si tenta infatti di combattere quel vuoto giurisdizionale e normativo tanto caro alle lobbies della rete ma a lungo termine portatore di gravi piaghe socio-economiche. Tuttavia, come dimostrato spesso dalla cronaca nazionale ed internazionale, ancora non ci è permesso gioire. La strada verso la completa messa in sicurezza della rete è infatti ancora lontana. Urge quindi che il dibattito pubblico continui, ora più che mai, ad analizzare e proporre soluzioni che possano un giorno rendere il Web un posto più sicuro anche per i più giovani.

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