lunedì, 18 Novembre 2024

La generazione valigia: come è cambiata l’idea di casa

Non scrivo mai articoli in prima persona o autobiografici, ma le ultime settimane sono state movimentate, sempre con il trolley pronto. Da qui l’idea per il pezzo: siamo una generazione con la valigia perennemente in mano, la cui idea di casa è probabilmente cambiata per sempre. Questo mese quindi non scriverò di guerra o di giornalismo di guerra, temi di cui mi occupo abitualmente, ma vorrei provare a fare una riflessione. Tutto questo mentre mi lascio Roma Termini alle spalle per la quinta volta in venti giorni.

Faccio parte dei Millennials, generazione nata tra gli anni ’80 e la fine dei ’90. Siamo studenti fuorisede, ci trasferiamo, percorriamo chilometri in treno o autobus (i più sfortunati in nave o aereo). Partiamo per l’Erasmus, prenotiamo vacanze studio o viaggi Interrail. Abbiamo scoperto tutti i siti che ci propongono voli low cost e seguiamo sui social chi, attraverso i reels, ci suggerisce modi economici per evadere dalla nostra ordinarietà. In tutto questo, qual è la nostra idea di casa?

Nessun posto è come casa?

Un tempo, avere una casa di proprietà, magari una casa di famiglia, era il sogno di tutti. Ovviamente rimane un’aspirazione comune, ma con l’avvento della “società liquida” le prospettive future degli individui sono molto cambiate.

Oggi il mutamento in atto non solo incide sulla libertà di movimento, ma determina importanti cambiamenti nella percezione che l’individuo ha dello spazio abitativo. In un contesto del genere, dove i confini sono sempre più labili ed il lavoro e le scelte personali ci portano a spostarci costantemente, viene da chiedersi se l’idea di comprare casa, magari immaginando di fare un investimento per i propri figli, sia ancora un buon affare.

https://alleyoop.ilsole24ore.com/2021/11/01/casa-proprieta/

Nell’imaginario collettivo prima la casa era una, molto spesso quella di famiglia, ora la percezione è del tutto diversa. Sui social da anni spopola l’abitudine di scrivere home sulle foto di ogni nuova sistemazione (anche temporanea) in cui ci troviamo. Spoiler: lo faccio anche io. Sono nata a Napoli, mi sono trasferita a Roma in triennale, poi a Pisa per la magistrale. Il covid mi ha tolto la possibilità di andare a Parigi, ma mi sono rifatta con un master che mi ha riportato nella capitale e adesso faccio colloqui a Milano, sperando di poter finalmente accedere al fantomatico ‘mondo del lavoro’ – le cui porte sembrano meno propense ad aprirsi di quelle della caverna segreta di Ali Babà e i quaranta ladroni.

Ogni volta che cambio casa, ricreo tutto: affetti, dimensione privata e pubblica, posto preferito in cui andare a mangiare. Ogni luogo lo faccio mio. Ovviamente immaginate il caos quando, da Roma a Napoli, sostengo di tornare a casa, e ripropongo questa frase anche quando il viaggio viene percorso all’inverso. Il mio home sweet home insomma è applicabile a mille luoghi diversi.

Quasi tutti i ragazzi e le ragazze che ho incontrato nel corso di questi anni hanno lo stesso approccio. La predisposizione a non precludersi alcuna possibilità rispetto ai luoghi in cui trasferirsi è sempre più diffusa, abitudine ancora più frequente per i nostri coetanei all’estero. Le persone di cui parlo, infatti, rappresentano probabilmente ancora una minoranza in Italia, ma i numeri sono in aumento ogni anno.

Qualche dato

Per la Gen Z (ovvero quelli nati dopo il 1997) italiana, viaggiare è al primo posto nella gerarchia delle spese (65%), più importante persino di risparmiare per l’acquisto della prima casa (60%). Ovviamente questo accade per diversi fattori: da una parte abbiamo la diffusione della cultura YOLO (you only live once), che ci impone di vivere al massimo e di cogliere al volo ogni opportunità rompendo tutti gli schemi sociali precostituiti; dall’altra parte tuttavia, rinunciare all’ambizione di comprare il proprio nido è anche risultato di una presa di coscienza delle nuove generazioni.

Fonte: Ufficio studio gruppo Tecnocasa (credit: https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2022/02/22/casa-inflazione-tassi/)

Quanti anni impiegherebbe un trentenne, in media, per comprare casa se potesse impiegare tutto il proprio reddito per farlo? Secondo un’indagine sui bilanci delle famiglie italiane di Banca d’Italia, la risposta è poco più di dieci anni. Se poi, invece di una casa nella media, ci riferissimo ad un appartamento di 100 metri quadrati, sarebbero necessari più di dodici anni. Se dieci o dodici anni non sembrano molti – i mutui accesi dalle famiglie sono ben più lunghi – dobbiamo però tenere presente che questo calcolo assume che le persone spendano il proprio intero reddito annuale per comprare l’abitazione.

L’informazione veramente importante non è però quanto ci impiegherebbe un trentenne oggi, ma quanto ci impiegava lo stesso trentenne quarant’anni fa, cioè nel 1980: la risposta è tra tre anni e mezzo e quattro anni e mezzo. (Linkiesta)

Il 36,3% degli under 40 è impossibilitato ad accendere un mutuo ed è perciò costretto all’affitto, sempre che anche questo non sia troppo caro. L’aumento del tasso di disoccupazione giovanile non è certamente d’aiuto. Secondo l’Istat, infatti, un italiano su due è senza lavoro da più di un anno.

https://tempovissuto.it/italia-patria-di-giovani-senza-casa/

Oltre le radici

Abbiamo visto solo qualche dato per comprendere meglio il contesto che stiamo analizzando, senza addentrarci nell’annosa questione delle pensioni (tra 30 anni in Italia ci sarà un pensionato per ogni lavoratore), o della ricchezza media (negli anni ’90 la ricchezza media delle famiglie più giovani era poco superiore a quella degli anziani. Oggi il patrimonio degli over 65 è quasi dodici volte superiore).

Tanto basta per capire che ci sono due motivi del perché non ambiamo più a crearci un nostro posto nel mondo che sia riconducibile a quattro mura:

  1. (narrazione positiva) ormai quattro mura non ci bastano più, aspiriamo a molto altro e i confini di casa nostra vogliamo che siano i più labili ed espandibili possibile
  2. (narrazione negativa) sappiamo che molto probabilmente non potremmo permetterci una casa come quella in cui siamo cresciuti e, anche se potessimo farlo, un’offerta di lavoro più vantaggiosa potrebbe portarci a chilometri di distanza

Sta a noi scendere a patti con questa duplice realtà. Forse la strategia vincente potrebbe essere trovare il nostro equilibrio tra movimento e stabilità, provando ad usare la nostra mano migliore al frenetico tavolo da gioco a cui ci hanno fatto accomodare. Non sarà così facile come un tempo mettere le radici in un posto, ma non è mai stato così semplice girare il mondo e avere la possibilità di avere una vita piena e variegata.

Insomma, ci avevano detto “siate affamati, siate folli“, ma forse era il caso di aggiungere “siate pronti a fare le valigie“.

Sara Valentina Natale
Sara Valentina Natalehttps://www.sistemacritico.it/%20%20
Sara Valentina Natale. Laureata in Studi Internazionali, ho scelto di proseguire i miei studi con un master in Corporate Communication, Lobbying & Public Affairs a Roma . Adoro scrivere, fare polemica e bere Gin. Aspirante femminista, europeista incallita, sportiva occasionale.

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