Un idilliaco mondo di tulle, fiocchi e scarpette rosa, ragazze che si atteggiano da cigni e uomini in calzamaglia con tendenze omosessuali. Il tutto suggellato da una musica lenta e lagnosa. Questo è ciò che l’italiano medio intende per danza classica, ed è probabilmente anche ciò che pensa la nostra classe politica, vista la progressiva e inesorabile chiusura dei Corpi di ballo e delle Fondazioni Lirico Sinfoniche a cui stiamo assistendo.
Il mondo del balletto è molto più ampio di quanto si creda. E con questo non intendo sottolinearne gli aspetti più oscuri su cui il cinema ha sempre insistito, come si può vedere dal film “Il cigno Nero” (2010) o dalla serie TV thriller “Flash and Bones” (2015) dove con compiacenza si evidenzia il lato macabro che si cela dietro al candore di un tutù bianco. Ballerini considerati alla stregua di perfezionisti psicopatici che perseguono un sogno con sacrificio, fatica e sudore, in un ambiente ostile e competitivo, dove il disturbo alimentare è sempre dietro l’angolo.
Chi danza sa che non è esattamente così, perché altrimenti a nessuno verrebbe in mente di diventare ballerino, certamente ci sono lati più negativi e critici nel perseguire questo tipo di carriera ma è così per ogni ambito e professione.
Danzare permette a corpo, mente ed anima di lavorare insieme, promuovendo uno sviluppo in una dimensione olistica. Porsi obiettivi, ascoltare e sentire il proprio corpo, imparare l’autodisciplina e sperimentare la libertà intrinseca nel movimento, sono solo alcuni degli insegnamenti che chi si dedica a questa disciplina ha l’opportunità di apprendere.
In Italia sono oltre un milione e mezzo i ragazzi che studiano danza, contro un milione di chi pratica il calcio. Tuttavia, mentre quest’ultimo è idolatrato dagli italiani come una divinità, con annessi canali televisivi che trasmettono 24 ore su 24 partite e commenti , per la danza solo Rai5 ogni tanto manda in onda qualche balletto, spesso vecchi di una decina d’anni.
E così tra disinformazione, stereotipi alimentati dai talent show e tagli alla cultura la danza italiana sta morendo. Luciano Mattia Cannito, coreografo italiano, ha lanciato una mordace critica contro questo fenomeno che in pochi anni ha portato alla chiusura dei Corpi di ballo di Bologna, Genova, Venezia, Torino, Catania, Trieste, Firenze e, qualche mese fa, Verona. Per “Corpo di ballo” o “Compagnia” si intende l’insieme dei ballerini professionisti che ha, solitamente, residenza stabile in un teatro. Nel nostro paese, dove il balletto come forma d’arte e spettacolo è nata, ne sono rimasti a malapena 4 ,una miseria in confronto alla Germania che ne ha più di 50. Eppure nella legge 800 del 1967 sono sanciti gli ordinamenti per gli Enti Lirici e le Fondazioni Lirico Sinfoniche, ed è ben specificato che ci sono soldi appositamente stanziati dallo Stato italiano per incentivare la produzione culturale italiana.
La danza è già di per sé una carriera non facile da perseguire, togliendo ad oltre 1 milione e mezzo di potenziali ballerini la possibilità di lavorare in Italia per la maggior parte diventa perfettamente irrealizzabile. Le lezioni di danza, gli stages, le audizioni sono piuttosto pesanti economicamente, se a questo ci aggiungiamo la necessità di andare all’estero per ogni provino, dove peraltro le selezioni sono rigidissime , anche solo tentare a perseguire un percorso professionale diventa impossibile. Di quel milione di ragazzi, tanti si vedono costretti a chiudere definitivamente un sogno dentro il cassetto, abbandonando quella che era la loro grande passione per ripiegare su un altro mestiere. Se oggi assistiamo ad un surplus di offerta di lavoro in molti ambiti è perché molti non hanno potuto fare del proprio talento una professione, ostacolati dalla carenza di opportunità valide e da una mentalità che premia chi è perfettamente istituzionalizzato (e incastrato) nel tessuto sociale.
Una semplice firma alla petizione di Cannito è un grande contributo e può aiutare a cambiare le cose, nella speranza che in futuro ognuno abbia la possibilità di realizzarsi attraverso ciò che ama fare.
Qui a seguito il link per sottoscrivere:
Valentina Basili