John Keats è uno dei pionieri del romanticismo inglese, nonché il poeta la cui fama non smette mai di brillare e di affascinare lettori di tutto il mondo. Keats Nacque a Londra nel 1795, intraprese gli studi di medicina che lasciò per dedicarsi poi alla poesia. Morì il 23 febbraio del 1821 e fu seppellito a Roma.
La vita e L’avvicinamento alla letteratura
Cresciuto in una famiglia piuttosto umile, si avvicina alla poesia grazie a Leigh Hunt, pubblicista e poeta che gli farà poi conoscere Percy Shelley, con il quale si consolida un’amicizia che durerà tutta la vita. Rimane orfano a causa della tubercolosi che si porterà via la madre e il fratello Tom, Si trasferirà ad Hampstead dove scriverà la maggior parte dei suoi più importanti componimenti.
Il culto della bellezza
John Keats, classicista, fu fin da subito fortemente interessato all’arte e alla letteratura greca. Non è questo un caso: appartenente alla corrente della seconda ondata romantica inglese, Keats è fortemente legato ad una bellezza quasi magica che nella sua poetica si trasforma in un vero e proprio culto, cosa che si riverserà nelle sue opere. Le opere che sono più di altre un inno alla bellezza sono senza ombra di dubbio le Odi, con forti rimandi mitici.
Ode on a grecian urne
Ode composta da cinque strofe e rima alternata. Frequenti sono le figure retoriche: allitterazioni e assonanze. Pubblicata per la prima volta nel 1819 è la produzione poetica che più rappresenta l’autore e il suo forte legame con il concetto di bellezza classica, una bellezza che non passa, dunque senza tempo.
“Quale leggenda intarsiata di foglie pervade la tua forma
Di dei o di mortali, o di entrambi,
Nella Valle di Tempe o in Arcadia?
Quali uomini o dei sono questi? Quali fanciulle ritrose?
Quale folle fine? Quale forzata fuga?
Quali flauti e quali cembali? Quale estasi selvaggia?”
Il linguaggio si concentra sulla sfera sensoriale. La coerenza linguistica è evidenziata nell’uso di un linguaggio arcaico e non “moderno” o convenzionale.
“Bellezza è verità, verità è bellezza, – questo solo
Sulla Terra sapete, ed è quanto basta.”
In quest’ultima strofa è ben chiaro e conciso il concetto che il poeta ha di ciò che è la bellezza e di come ai suoi occhi debba essere vero e proprio culto.
Fanny Brawne
Fanny Brawne, ragazza dalle umili origini farà breccia nel cuore del poeta. A lei infatti saranno dedicati i più bei componimenti e lettere d’amore della produzione dell’autore. Sua musa ispiratrice, bruciante di passione per lei. Un amore consumatosi in fretta a causa della malattia, la tubercolosi, che arriverà a colpire anche lui, motivo per cui deciderà di trasferirsi a Roma con Shelley.
Nonostante Fanny continuerà la corrispondenza epistolare, John non aprirà più lettere e nella sua ultima scriverà così:
“Se non potrò vivere con te vivrò solo. Non credo che la mia salute migliorerà di molto lontano da te. Per tutto questo sono contrario a vederti – non posso sopportare sprazzi di luce per poi tornare nelle mie tenebre (..) Essere felice con te sembra talmente impossibile! Richiede una stella più fortunata della mia! Non avverrà mai”.
Roma
Inizia così il viaggio in italia di Keats e shelley che sostano inizialmente a Napoli per vedere se le condizioni di salute di John sarebbero migliorate ma con scarsi risultati.
Spostandosi a Roma però i due poeti possono finalmente vedere con i propri occhi la bellezza tanto decantata nelle odi, una classicità senza tempo. Vivono a Piazza di Spagna dove ora possiamo trovare la Memorial House, una casa-museo visitabile dedicata ai due poeti.
Il 23 febbraio John Keats muore tra le braccia di Shelley, e verrà ricordato letteralmente nei secoli, ancora oggi, dopo 200 anni.
“Discende su di me quel soffio il cui potere
ho invocato nel canto; la nave del mio spirito
è spinta ormai lontano dalla riva, lontano
dalla turba tremante le cui vele mai
furono offerte alla tempesta; la solida terra
e la sfera del cielo si sono spaccate!
E io sono sospinto oscuramente, paurosamente lontano;
mentre bruciando al pari di una stella
nel più intimo velo dei Cieli, l’anima d’Adonais rifulge
dalla dimora in cui stanno gli Eterni.”
(parte dell’elegia di Shelley per Keats)
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