Fabio Massimo Castaldo è uno dei 14 Vicepresidenti del Parlamento Europeo per la legislatura 2014-2019. Eletto nelle fila del Movimento 5 Stelle fa parte del Gruppo Europa delle Libertà e della Democrazia Diretta (EFDD). Sistema Critico lo ha intervistato per voi.
Bene, cominciamo.
Onorevole Castaldo, parliamo di questi cinque anni al Parlamento Europeo: quali sono i tre principali risultati che il M5S ha ottenuto in questa legislatura?
“Ce ne sono tantissimi, cito giusto qualche esempio. Abbiamo fatto un rapporto sulle dogane in Europa, a firma della mia collega Tiziana Beghin, il quale ha constatato che c’è un enorme discrepanza nel modo in cui i regolamenti e le norme vengono applicate nel resto d’Europa. E’ chiaro che se il mercato è comune anche le regole di accesso devono essere comuni. Altrimenti si creano delle possibili truffe ma anche della vera e propria concorrenza sleale.
C’è anche un regolamento sull’etichettatura energetica fatto dal mio collega Tamburrano, che ha toccato tutto il tema dell’efficienza e delle classi energetiche degli elettrodomestici.
Inoltre, la recente direttiva della mia collega Laura Agea, sui cancerogeni sul posto di lavoro. La direttiva identifica tutta una serie di sostanze che prima erano considerate lecite e che, dopo recenti studi ed analisi scientifiche, sono risultate dannose per la salute dei lavoratori. Queste sostanze devono essere sostituite o le aziende devono adottare degli speciali tipi di protezione e di procedure per evitare che danneggino la salute dei lavoratori.
La lista potrebbe essere lunghissima, abbiamo fatto anche tante altre cose. Io, per esempio, mi sono occupato di fare l’Osservatore Elettorale in giro per il mondo e sono stato il primo capo osservatore del M5S, in Tunisia. Mi sono impegnato molto nel campo dei diritti umani e della difesa della democrazia ed ho anche quel portafoglio come Vicepresidente.”
Tre obiettivi concreti per i prossimi cinque anni al Parlamento Europeo?
“Noi abbiamo presentato un manifesto di 10 punti che abbiamo condiviso con le forze politiche che hanno aderito alla nostra nuova famiglia. Tra gli obiettivi di maggiore rilevanza c’è sicuramente la lotta ai paradisi fiscali: vogliamo passare alla maggioranza qualificata per il voto sulle politiche fiscali. Fissare un’aliquota minima imponibile per tutte le imprese europee per evitare il dumping fiscale esercitato da alcuni paesi. Penso in particolare all’Olanda, al Lussemburgo, all’Irlanda, a Malta e ad altri paradisi fiscali di fatto.”
Ma non occorre modificare i trattati per passare al voto a maggioranza qualificata su questa materia?
“Non necessariamente. Esiste all’interno dei trattati una clausola detta “Clausola di passerella” secondo la quale, se gli Stati lo consentono, si può passare al voto a maggioranza qualificata, senza modificare nessun trattato. Si tratta di una clausola di flessibilità.”
Per attivare questa clausola, però, occorre l’unanimità. Come spera di convincere i paesi che in questi anni hanno costituito dei veri e propri paradisi fiscali a votare una misura anti-dumping fiscale?
“Siamo convinti di poter fare pressione sugli altri Stati, bloccando, con una minoranza di blocco, altre normative, altri regolamenti di particolare importanza. Vogliamo arrivare ad un negoziato politico che possa essere frutto di un accordo più ampio nel quale, a fronte del nostro consenso su altre normative, dall’altro lato ci sia una volontà di andare avanti.”
E se non riscontrerete questa volontà?
“C’è comunque un’altra opzione che è quella della Cooperazione Rafforzata.”
Ovvero?
“Mettere assieme almeno nove Stati membri e consentire a questi di andare avanti relegando quindi al margine coloro che non vogliono acconsentire. Obbligandoli, nel tempo, a seguire comunque la scia di quelli che intanto stanno progredendo, in senso più determinato, in questa direzione.”
Altri obiettivi?
“Vogliamo arrivare ad un innalzamento verso l’alto degli standard per quanto riguarda le politiche sociali e i diritti dei lavoratori. C’è un problema di dumping sociale e salariale in alcuni paesi europei, vogliamo che, oltre ad esserci un unico mercato, ci sia anche un unico grande spazio di diritti di seconda generazione e non soltanto di prima generazione.
Parimenti vogliamo continuare sulla transizione energetica. Ci batteremo per finanziare una maggiore dotazione di fondi europei per far sì che si penalizzino con una carbon tax coloro che ancora insistono sugli idrocarburi, per favorire la transizione e accompagnarla più velocemente verso le rinnovabili.
Oltre a questo, ci batteremo in modo molto forte affinché ci sia anche una riforma delle istituzioni. Vogliamo un Parlamento che sia pienamente co-legislatore in tutte le materie rispetto al Consiglio. Trasparenza dei lavori del Consiglio e soprattutto vogliamo far sì che i cittadini europei possano avere più voce. Proponiamo un’iniziativa legislativa popolare dal basso e anche l’istituzione di referendum europei.”
Per formare un gruppo politico all’interno del Parlamento Europeo occorre avere 25 deputati da almeno 7 paesi UE. A che punto siete nella ricerca di alleati?
“Per ora abbiamo annunciato sei partner: dalla Polonia, dalla Croazia, dalla Grecia, dalla Finlandia, dall’Estonia e noi siamo il sesto. Ma abbiamo tante altre negoziazioni che stiamo portando avanti, alcune le annunceremo anche dopo le elezioni. L’obiettivo è costruire una famiglia che sia compatta, con una visione politica chiara e coerente e con la volontà di procedere su quei dieci punti comuni che possono essere l’Europa che ci stanno chiedendo i cittadini. Un’Europa vicina, un’Europa che affronta finalmente le battaglie che ha schivato nel corso di questi anni, un’Europa capace della solidarietà, non soltanto come slogan, ma come principio da applicare in tutte le parti della sua normativa.”