- Non sarà l’Inter di Herrera nè tantomeno il Milan di Sacchi, non sarà l’Inter Mourinhana e non sarà il Milan Ancelottiano, ma questo è stato a tutti gli effetti un derby della Madonnina degno di essere chiamato come tale.
Già, erano troppi anni che non si vedeva uno scontro all’altezza di quegli 80 mila paganti che hanno sempre riempito lo stadio per occasioni come queste. Certo, il livello è tutto fuorché non migliorabile, ma si comincia a intravedere all’orizzonte una rinascita del calcio milanese, chissà. Finalmente siamo qui a parlarvi di qualche individualità sopra la media, vedasi Icardi e Suso, Perisic e Donnarumma, giocatori ormai consacrati e destinati a portare le rispettive compagini agli albori di un tempo. Il calcio è, purtroppo o per fortuna, fatto di episodi, e l’energia nervosa può fare tutta la differenza del mondo. Certo, ora una fetta di Milano è al settimo cielo, l’altra, rimanendo in tema diavolo, vede l’inferno, ma sarebbe troppo semplicistico parlare di un Inter top e un Milan flop, e il big match di ieri sera ne è la dimostrazione. Sarebbe più opportuno parlare di un Inter più squadra, che continua a cavalcare quell’onda positiva dei precedenti risultati e, come si suol dire, dal “fieno in cascina” accumulato fino a questo momento. “Vincere aiuta a vincere”, mentre dall’altra parte si perde anche laddove, a volte, non si merita.
Primo tempo…
A tinte nerazzurre: più agonismo, voglia e qualità di gioco. I primi 45 minuti vedono una sola squadra in campo. Candreva ispiratissimo, Icardi rapace e Skriniar invalicabile. Il Milan si presenta una volta sola molto pericolosamente davanti ad Handanovic con Borini.
Ripresa: scossa Milan, il derby si accende
Il Milan esce dagli spogliatoi completamente rigenerato: in 5 minuti crea molto più che nei precedenti 45. Trova il pareggio con un sinistro di Suso alla Suso, va anche vicino al vantaggio ma proprio nel suo miglior momento subisce il colpo del 2-1: Biglia si addormenta in mezzo al campo, e l’asse tutto fuorché inedito Icardi-Perisic-Icardi fa il resto. Difesa rivedibile (eufemismo). Il derby si accende, occasioni su occasioni da ambo i lati e tensione che si sente. Colpo del ko? Assolutamente no, questo Milan tra i mille difetti ha una grande qualità: il cuore, e grazie a Bonaventura, che genera l’autorete di Handanovic, trova il meritato pareggio. Sciocchezza di Biglia prima, sciocchezza ancor più grave di Rodriguez poi: ingenuità colossale dell’esterno sinistro ex Wolsfburg che abbraccia vistosamente D’Ambrosio dentro l’area di rigore su un pallone irraggiungibile per il terzino azzurro. Icardi fredda Donnarumma al 90’ e si porta a casa il pallone: Milano ora ha un nuovo re.
Inter da scudetto?
Otto giornate sono troppo poche per definire gli obiettivi reali di ogni squadra, ma possono identificare un trend: oggi i nerazzurri sono squadra non la S maiuscola: con alcuni difetti e lacune da limare, ma si vede un gruppo che ha fame ed e coeso. L’Inter non è, ad oggi, una squadra da scudetto, questo lo sa bene Luciano Spalletti, conscio del fatto che questa squadra non è stata costruita con quell’ obiettivo. Tuttavia questo trend comincia ad essere ormai consuetudine: 7 vittorie e 1 pareggio non possono essere un caso. Spalletti da buon mental coach ha rispolverato dalle ruggini e malcontenti diversi elementi e la sua mano, anche in termini di compattezza e di gioco, è evidentissima. Se Skriniar, Perisic e Icardi continuano a mantenere questi livelli, l’Inter sarà una squadra che darà filo da torcere a chiunque e magari chissà, potrà dire eventualmente la sua anche in chiave scudetto, anche se Napoli, Juve e Roma sono di pari livello, se non superiore.
Semplici, schematici…Ma che efficacia!
Nell’ultimo biennio si fanno realmente fatica a ricordare realizzazioni che non passino da Icardi, Perisic o Candreva. L’Inter è una squadra che gioca semplice, azzarderei a dire che è persino prevedibile, ma è il primo step per una risalita solida e un progetto che via via sta sempre più prendendo forma. Squadra corta, rocciosa, furba e spietata: appena si aprono gli spazzi palla agli inesauribili Perisic & Candreva che già prima d i ricevere pensano subito a bomber Icardi. Manovra non meravigliosa, ma concetto di squadra e alcune individualità che stanno facendo la differenza. Icardi, a oggi, è uno dei più forti realizzatori d’Europa. Dentro l’area è un cannibale, e questo lo sanno e lo vedono tutti. Ma cosa è che spesso si sottovaluta di questo giocatore? L’aspetto mentale. Un giocatore che a 24 anni è capitano di una delle squadre più gloriose al Mondo, della quale è anche leader tecnico e morale e che è già stato bersagliato da milioni di critiche che non hanno fatto altro che fortificarlo, in primis dalla sua curva che nutre nei suoi confronti un rapporto antitetico di amore e odio, destinato a non decollare mai. Il rigore al 90’ calciato con quella freddezza è solo un assaggio della sua solidità psicologica.
Milan: 3 ko consecutivi, ma forti segnali di ripresa
Montella è nel pieno vortice mediatico di critiche, anche se Fassone e Mirabelli continuano a credere fortemente nel progetto tecnico. Il Milan paga le distrazioni e le preoccupazioni a livello difensivo, tipiche di una squadra che sa di avere il fiato sul collo e non può permettersi di perdere altro terreno. Bonucci fatica, e la sua prorompenza fisica e agonistica sembra essersi trasformata in impacciatezza e timidezza, vedasi amnesie in Nazionale e con il club. Biglia è la controfigura del gioiello laziale, di quel metronomo che dettava i tempi alla Pirlo. Si salva Suso, un pizzico sacrificato da quel 3-5-1-1 che non ne esalta a pieno le sue caratteristiche: allo spagnolo piace partire da destra più che da seconda punta, e da quella posizione non ha troppi eguali a livello europeo. Cutrone meglio di Andrè Silva, uscito con le ossa rotte dal duello con il capitano nerazzurro. La voglia e le qualità del classe ‘98 rossonero sono tutte lì, da ammirare. Vedremo se sarà lui il trascinatore rossonero nell’immediato futuro. Partito come mister nessuno, all’ ombra dei tanti acclamati Kalinic e A. Silva: non ci sarà da stupirsi nel caso in cui prenda il posto di entrambi.
Da chi dovrà passare la rinascita rossonera?
3 nomi: Bonucci, Suso e Bonaventura. Sembrerà paradossale, ma cominciare con abbassare le responsabilità del primo può sicuramente giovare a lui e alla squadra. L’ex bianconero è arrivato con il compito di caricarsi completamente una rosa nuova sulle spalle. Lui che era abituato a dividersi le responsabilità in una squadra ben più attrezzata e che oggi si trova, senza possibilità di riuscita, a capeggiare un gruppo inedito. Perché Suso e Bonaventura? Risposta banale: sanno giocare a calcio. Dovrebbero giocare 38 partite su 38 per il semplice fatto che sono in grado di creare, creare e creare. Sbagliano, saranno a volte poco concreti, ma creano calcio agevolando il compito della prima punta di turno.
Le pagelle:
Inter (4-2-3-1)
Handanovic 6.5;
D’Ambrosio 6, Skriniar 6, Miranda 5.5, Nagatomo 6;
Borja Valero 6 (85’ Eder ng), Gagliardini 6;
Candreva 7 (73’ Cancelo 5.5) , Vecino 6.5, Perisic 7;
Icardi 9 (93’ Santon ng)
All.Spalletti 6.5
Milan (3-5-1-1)
Donnarumma 6;
Musacchio 5.5, Bonucci 5, Romagnoli 5.5 (78’ Locatelli ng);
Borini 6, Kessie 5.5 (45’ Cutrone 6.5), Biglia 4.5, Bonaventura 6.5, Rodriguez 4.5;
Suso 7;
A.Silva 6
All. Montella 5.5