venerdì, 20 Dicembre 2024

Innocente, fino a prova contraria

Il principio cardine

Di tutti i principi presenti nell’ordinamento giuridico, uno è considerabile cardine. Si tratta del principio di innocenza o di non colpevolezza.

Viene espresso dall’articolo 27.2 della Costituzione e afferma che “l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”.

È un principio fondamentale in quanto garantisce a qualunque cittadino di essere giudicato secondo giusto processo al pari (in termini formali) di chiunque altro.

Ragionevole dubbio

Il principio di non colpevolezza sussiste fino a che viene dimostrato il ragionevole dubbio. La colpevolezza dell’imputato o del convenuto è quindi assoluta.
Nel solo caso in cui vi sia un elemento favorevole all’innocenza, allora non potrà essere emessa la sentenza di condanna.

Inoltre, è anche corretto ricordare che il condannato può appellarsi a diversi gradi di giudizio se ritiene che la sentenza non abbia soddisfatto la veridicità degli eventi.

Misure cautelari

Il principio di non colpevolezza si pone a tutela dell’imputato anche per l’assegnazione da parte del giudice delle misure cautelari. Questo, difatti, dovrà ricordare che l’imputato è innocente sino a sentenza definitiva e quindi, in linea formale, dovrà esserci un’equa e non eccessiva applicazione delle misure cautelari.

Come recita l’articolo 273 c.p.p. “nessuno può essere sottoposto a misure cautelari se a suo carico non sussistono gravi indizi di colpevolezza”.
Purtroppo si può constatare che, in linea sostanziale, spesso c’è un abuso delle suddette misure. Questo si pone estremamente in contraddizione con il principio espresso dall’articolo 27.2 della Costituzione.

Opinione pubblica

Uno dei principali problemi legati all’imputazione in un processo è la reazione dei media.

Purtroppo in questo caso, i canali di comunicazione hanno un notevole incidenza sull’opinione pubblica, specialmente nei confronti di personaggi di spicco, che poi va a intaccare l’immagine e il nome del soggetto interessato.

In linea teorica esiste il diritto all’oblio espresso dall’articolo 17 GDPR che tutela la persona fisica nel momento in cui sussiste un abuso dei dati personali su diversi canali, tra i quali proprio l’informazione. Giustamente però vi sono eccezioni, come la libertà di espressione e l’utilità pubblica.

I media, o perché politicamente schierati contro l’imputato o per fare notizia, spesso appellano il soggetto interessato come colpevole quando in realtà fino alla fine del processo dovrebbe essere ritenuto innocente.

Da ciò scaturisce confusione tra il pubblico e il più delle volte ne consegue un’errata percezione dell’integrità dell’imputato.

Il caso Johnny Depp vs. Amber Heard

Un caso celebre recente è quello di Depp contro Heard dove i media si sono schierati eccessivamente a favore dell’attrice prima e dell’uomo poi.

Ha inciso il fatto che le due parti fossero costituite da personaggi famosi. L’eccessivo bombardamento dei media e l’intervento dei social hanno minato l’immagine di entrambi, ma specialmente della Heard, prima ancora che venisse proclamata la sentenza di colpevolezza.

Giovanni Domenicucci
Giovanni Domenicuccihttps://www.sistemacritico.it/
Non sopporto la montagna, non credo nei principi scout, non parlo mai di politica, non mi piace dibattere su questioni giuridiche e dico bugie. Studio giurisprudenza nella città che ritengo, a mani basse, stupenda: Trento.

Latest articles

Consent Management Platform by Real Cookie Banner