Immuni è un fallimento, ed è inutile negarlo. L’applicazione per Android e iOS rilasciata da Bending Spoons nel giugno 2020 si è rivelata incapace di ridurre la diffusione della pandemia in Italia.
Diverse sono le cause che hanno spinto al suo insuccesso. In primis, le forti critiche da parte dei partiti di centro-destra, ingiustamente preoccupati di come l’applicazione gestisce i dati personali dei propri utenti. In secondo luogo, Immuni è stata rilasciata con diversi problemi tecnici che persistono ancora oggi. Inoltre, Immuni si è rivelata essere un applicazione eccessivamente scomoda all’utilizzo.
Ad un anno di distanza dal suo rilascio, la cattiva reputazione di Immuni non è scomparsa. Tuttavia, la possibilità di usarla per accedere al proprio Green Pass ha portato nuovi utenti, nonostante l’app IO offra lo stesso identico servizio. Basterà questa nuova funzionalità a salvare Immuni, o sarà proprio questo cambiamento a condannare la creazione di Bending Spoons?
Il contact tracing di Immuni
Come funziona Immuni?
Una volta scaricata l’applicazione, occorre semplicemente attivare il Bluetooth dello smartphone in modo che Immuni possa interagire con i telefoni degli altri utenti. Il sistema associa ogni dispositivo ad un codice alfanumerico. In questo modo, quando entrate in contatto con un altro utente, il vostro smartphone memorizza il codice del telefono del vostro interlocutore. Nel caso in cui uno dei due si riveli essere positivo al SARS-CoV-2, l’app invierà un messaggio d’allerta all’altro. Riceverete la notifica solamente se vi siete trovati per almeno 15 minuti a meno di due metri di distanza dal contagiato. Affinché Immuni possa avvisarvi del contagio dell’altro utente, quest’ultimo dovrà indicare il proprio mutato stato di salute sull’applicazione.
Non è un segreto che Immuni non abbia sortito gli effetti sperati dal nostro governo. La start-up milanese Bending Spoons ha concepito l’applicazione per fornire all’Italia una risposta digitale capace di arginare la pandemia COVID-19. Tuttavia, il contributo di Immuni per rallentare i contagi è stato a dir poco irrisorio. Questo perché l’app necessita di un elevato numero di utenti per sfruttare al meglio le proprie funzionalità di contact tracing. Per rendere Immuni efficiente (se non addirittura funzionante), il governo italiano avrebbe dovuto imporne il download ai propri cittadini. Ma così non è stato.
Come risultato, abbiamo ottenuto un’applicazione che è stata scaricata 10 milioni di volte nel 2020. Tale dato fa riferimento al numero di download senza tener conto degli utenti effettivi, ed è ben lontano dai 60 milioni inizialmente previsti dal governo. Basta dare un’occhiata alle recensioni nel Play Store per rendersi conto che un gran numero di persone ha disinstallato Immuni subito dopo averla scaricata.
Immuni non è immune alle critiche
L’insuccesso del prodotto creato da Bending Spoons, ed ora gestito da Sogei e PagoPa, è dovuto a diversi fattori di natura tecnologica ed ideologica.
L’obbligo di mantenere il Bluetooth costantemente acceso in modo da godere delle funzionalità dell’applicazione è un fastidio che molti utenti non sono riusciti a superare. Il Bluetooth influisce eccessivamente sulla durata della batteria del dispositivo, soprattutto se lo smartphone appartiene ad una generazione non recente. Inoltre, diversi utenti si sono lamentati dell’eccessivo numero di notifiche ricevute dall’applicazione quando il Bluetooth non è attivo. Per quanto sia comprensibile che Immuni promuova il proprio utilizzo, tale insistenza ha come solo risultato la perdita di utenti.
Dal punto di vista ideologico, i partiti di centro-destra hanno svolto un lavoro eccelso nel danneggiare la reputazione di Immuni. A loro avviso, supportare il tracciamento digitale adottato dall’app è comparabile all’istituzione di un ‘Grande Fratello‘ pronto a controllare ogni nostra mossa. Eppure Immuni non sfrutta alcuna tecnologia GPS o di geo-localizzazione per rilevare la posizione dei propri utenti. Infatti, l’app gestisce i dati personali in pieno rispetto della General Data Protection Regulation (o GDPR) in quanto non permette l’identificazione diretta dell’individuo.
Immuni si limita a trattare i dati essenziali al fine di salvaguardare la salute dell’utente e del resto della popolazione. Dunque, le vostre informazioni personali sono tutelate in quanto non è in alcun modo possibile risalire alla vostra identità tramite l’app. In ogni caso, I diritti fondamentali del singolo non sono assoluti, ed a volte occorre bilanciarli con l’interesse e benessere del pubblico.
Green Pass, successo o disgrazia?
L’introduzione del Green Pass ha stravolto la vera essenza di quest’applicazione ormai abbandonata a sé stessa.
Una volta ricevuta la prima dose del vaccino, Immuni permette di visualizzare la certificazione verde al proprio interno. Questa nuova funzione ha spinto molti italiani a darle una seconda opportunità. Ad oggi, l’app è stata scaricata 14 milioni di volte. Un notevole incremento se si considera che il numero di download è rimasto pressoché invariato a 10 milioni da fine 2020 a maggio 2021.
Nonostante Immuni stia vivendo una sorta di rinascimento, i problemi non mancano. Sono numerose le recensioni sull’App Store di Google che lamentano dell’impossibilità di visualizzare il certificato relativo alla somministrazione della seconda dose. Questo ed altri fattori sono costati ad Immuni diverse recensioni ad 1 stella. Infatti, molti utenti insoddisfatti hanno ripiegato sull’applicazione IO visto che anch’essa permettere di accedere al Green Pass da smartphone.
Presupponendo che i nuovi utenti non siano interessati alla funzione di contact tracing ancora offerta dall’applicazione, cosa riserva il futuro per Immuni? Continuerà ad affiancare IO perdendo la propria natura, oppure è forse giunto il momento di staccare la spina alla creazione di Bending Spoons? Da utente di Immuni da oltre un anno, mi è ora difficile definirla diversamente da un semplice porta documenti digitale.