lunedì, 18 Novembre 2024

«Il vecchio e il mare» insegna il valore della sconfitta

Chiudete gli occhi. Pensate al sole rovente dei Caraibi mentre si riflette sull’acqua blu cobalto dell’oceano. Immaginate le luci accese dell’Avana che di notte squarciano l’oscurità come un faro nelle tenebre. Concentratevi ancora un po’: vedrete adesso un minuscolo villaggio di pescatori che si affaccia su un piccolo porticciolo. Tra quelle capanne una mattina, alle prime luci dell’alba, ha inizio Il vecchio e il mare.

Nessuno va abbandonato a se stesso

Il vecchio e il mare

Emblema dello stile scarno ed essenziale che tanto ha reso celebre Ernest Hemingway, il romanzo descrive l’ardua vita dei pescatori cubani, costretti a solcare l’oceano su minuscole imbarcazioni a vela armati unicamente di fiocina e lenza. È un racconto ambientato nel passato, ma che potrebbe ben adattarsi al presente. Perché tutt’oggi a Cuba, prima che sorga il sole, si spopolano interi villaggi di pescatori.
E ora come allora la direzione resta obbligata, sempre la stessa: la mar, che i pescatori navigano disposti ad accontentarsi di un misero bottino. Sanno già, d’altronde, quanto la mar sia volubile. La conoscono bene: sanno che dà, ma che spesso trattiene.

Racconta Hemingway, infatti, che da 84 giorni un vecchio pescatore non cattura neanche un pesce. Vive di stenti nella sua piccola capanna. Di lui si occupa il suo giovane aiutante, che gli fornisce il cibo e recupera le esche. Gli altri pescatori sono ben lieti di donargliele, perché all’interno della loro comunità nessuno viene abbandonato a se stesso. È questo il primo messaggio che Hemingway vuole trasmettere: spiega che il forte deve aiutare il debole, che la comunità può e deve soccorrere il singolo. Un’utopia di questi tempi, e in ciò Il vecchio e il mare inizia ad allontanarsi dal presente e a riavvicinarsi al passato.

«Tutto in lui era vecchio tranne gli occhi che avevano lo stesso colore del mare ed erano allegri e indomiti»

Il valore della sconfitta

84 giorni quindi, senza nemmeno un pesce. Ma il vecchio non si arrende, non desiste. E prima di ogni alba prende il largo perché il mare è la sua vita, o almeno tutto ciò che di essa rimane. Salpa anche la mattina dell’ottantaquattresimo giorno, e da qui inizia la sua storia. Una storia in cui la volontà ferrea doma il destino beffardo. Una storia che rammenta come l’unica rotta per il trionfo sia quella che transita dal previo e reiterato fallimento, dalla tenacia, dalla capacità di rialzarsi. Per ritentare, vincendo la paura di sbagliare ancora. Perché solo correndo il rischio di fallire si può imparare e migliorare. In altre parole, si può raggiungere il successo.

Eppure questo insegnamento non riesce ad attecchire. Oggi, purtroppo, si fatica a ricordare il valore della sconfitta: la si ripudia come un male ingiusto. D’altronde, la società è freneticamente dedita al successo immediato o immeritato, e invoglia a non faticare. Si vuole tutto subito, quindi. Non si rammenta che più sarà ingente la previa disfatta e più sarà assordante il boato del futuro successo.

Ernest Hemingway (1899-1961), scrittore e giornalista americano. Ha vinto il Premio Nobel per la letteratura nel 1954

La via che conduce al successo

Racconta Hemingway, per l’appunto, che la tenacia del vecchio viene ripagata con il più prezioso gioiello del mare. Ma più è fragoroso il clamore della vittoria e più potrebbe essere reboante l’eco del successivo fallimento. Più si è trionfato, infatti, e più si ha da perdere. Ecco perché il successo è effimero: perché va e viene. Per quale ragione lottare, allora, se tutto prima o poi potrebbe andare perduto?

Nel rispondere a questo interrogativo Il vecchio e il mare è molto chiaro: non è immortale il risultato conseguito, bensì il percorso che permette di raggiungerlo. È questo che fa maturare e diventare adulto, lasciando una traccia indelebile dentro sé e dentro gli altri. Per i quali saremo un esempio da seguire, e nella cui memoria il nostro successo – da perituro – si trasformerà in eterno.

Resta una sola incognita, tuttavia: neanche questo insegnamento riesce ad attecchire. E così Il vecchio e il mare si allontana sempre più dal presente e rimane ancorato al passato.

Luca Carrello
Luca Carrello
Aspirante giornalista, laureato in giurisprudenza all’Università degli Studi di Pavia. La mia passione: la politica. Adoro leggere (prediligo i grandi classici) e amo il mondo dello sport. Mi trovate spesso sui social.

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