lunedì, 18 Novembre 2024

Il sentiero dei nidi di ragno, l’impotenza di Pin tra i grandi

Il sentiero dei nidi di ragno è un noto romanzo di Italo Calvino. Ambientato in Liguria all’epoca della Seconda guerra mondiale, racconta della Resistenza Partigiana attraverso lo sguardo di Pin, un bambino costretto al mondo dei grandi. Pertanto, Pin è parte di un qualcosa estraneo da lui, ma di cui subisce impotente le conseguenze: la brutalità della guerra non risparmia nessuno.

Pin, un bambino nel mondo dei grandi

Pin gira “con le mani nelle tasche della giacca troppo da uomo per lui” e “ha una voce rauca da bambino vecchio”. Al marinaio tedesco che si reca da sua sorella, la prostituta del paese, chiede le sigarette. All’osteria piena di uomini grandi, canta energicamente tutte le canzoni che il mondo adulto gli ha insegnato. Pin non ha un posto: per i coetanei è “l’amico dei grandi” e tra gli adulti si rifugia ma pure “sono incomprensibili e distanti per lui come per gli altri ragazzi”. In un’esistenza ibrida, il protagonista si muove dentro e fuori sé stesso, con il desiderio di giocare ma con il finire a prendere in giro i grandi, “tutto per smaltire la nebbia di solitudine”.

Difficoltà di comprensione

Non sempre Pin comprende il linguaggio dei grandi: lo assimila, lo ripete, ma è come se fosse un funambolo che cerca di mantenere l’equilibrio tra emulazione e mancata interiorizzazione. Quando Miscèl il Francese parla della sorella, benché abbia “la voce rauca da bambino vecchio”, Pin pensa ingenuamente sia innamorato di lei, togliendo dalle parole la mera sessualizzazione. In una costante contraddizione, Pin rimane pur sempre un bambino affascinato dai nidi di ragno, a cui è stato tolto il gioco e che deve, per conto dei grandi, rubare la pistola P38 a Frick, il marinaio tedesco a cui chiede le sigarette.

Pin e la ricerca d’amore

Nelle relazioni umane, Pin si ritrova a colludere con più sfaccettature dell’umano e a girovagare tra le infedeltà e l’inconsistenza dei grandi, senza una sicurezza a cui aggrapparsi. Cugino è il suo unico vero amico: non l’abbandona e non va dalla sorella. Insieme guardano i nidi di ragno e recuperano quell’amore che Pin ha sempre cercato nel distanziarsi da sé stesso, nel masticare una lingua che non era la sua, nello scaturire reazioni che non lo facessero sentire solo. Orfano di madre e con un padre irreperibile, Pin è famelico di approvazione, ma è come un naufrago senza validità emotiva. In Cugino, l’unico adulto che lo prende per mano, ha in un uomo imperfetto l’amore tolto dalla sfortuna e dalla guerra.

Il sentiero dei nidi di ragno, una lettura che parla alla contemporaneità

In Pin si staglia l’impotenza di un bambino che subisce la guerra, fagocitato in un sistema che non legge come dovrebbe leggere, privo di strumenti ma costretto a conviverci. E nell’ingiustizia che Pin subisce, il lettore, attraverso lo sguardo di un “bambino vecchio”, si ritrova nell’angusta dicotomia bambino e adulto. La guerra è per tutti, anche per un bambino come Pin, schiacciato dalle crudeltà di un mondo che lo priva dell’infanzia. Nella consapevolezza che l’individuo è parte di una società di cui subisce le conseguenze, è esplicito il tema per cui, nel bene e nel male, la realtà del singolo è la realtà sociale, nel confine tra ciò che si può fare per sé stessi e il contesto in cui si vive.

Francesca Garavalli
Francesca Garavallihttps://www.sistemacritico.it/
Laureata al corso di laurea "culture letterarie europee", a Bologna, dove si studia letteratura con un pizzico di français. Mai interrompermi durante una lettura, il resto della giornata, però, so anche essere gentile.

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