Nel momento in cui ci troviamo ora, rinchiusi e annoiati nelle nostre case vi è mai capitato di pensare al passato? Vi siete mai posti la domanda: “Ma com’era cento anni fa?”. Evadiamo quindi per qualche minuto dalla nostra situazione e trasportiamoci negli Stati Uniti durante i “Ruggenti Anni Venti”, proprio un secolo fa. Il periodo è di certo opposto al quello corrente, all’epoca, dopo i disastri del primo conflitto mondiale l’industria era fiorente, il jazz stava conquistando la scena e le prime manifestazioni protofemministe emergevano. Erano anni folli in cui l’uomo si sentiva libero e si lasciava trasportare a una vita spensierata, agiata e ricca di avventure, spesso scandalose. È in questa decade descritta ne “Il Grande Gatsby” il romanzo di Francis Scott Fitzgerald.
Francis Scott Fitzgerald
Francis Scott Fitzgerald nacque a Saint Paul il 24 settembre 1896 da una famiglia benestante. Durante la giovinezza si seppe distinguere grazie alla sua sensibilità e per le sue doti di scrittore, pubblicando articoli e commedie teatrali. Non si laureò mai, poiché si arruolò nell’esercito americano. Non venne mai mandato al fronte, ma trascorse il tempo da sottufficiale in Kansas, in Florida e in Alabama, dove, ad un ballo del Country Club conobbe e s’innamorò di Zelda Sayre, con la quale si fidanzò.
Il rapporto con la Sayre fu subito burrascoso. Difatti, Fitzgerald, ridotto in disgrazia dopo il congedo dall’esercito e il fallimento riscosso con il suo primo romanzo, venne lasciato dalla giovane, rifiutando di sposare un uomo povero.
Solo in seguito alla riscrittura di “Al di là del Paradiso” e al successo che l’opera gli attribuì, ella accettò di sposarlo. Dalla coppia nacque Frances, la loro unica figlia. I coniugi vissero i primi anni nell’agiatezza e viaggiarono a lungo sia in Europa che lungo gli Stati Uniti. Tra i soggiorni più importanti è bene citare il periodo parigino, durante il quale conobbe Ernest Hemingway e pubblicò nel 1925 “Il Grande Gatsby”, e gli anni newyorkesi, che servirono a Fitzgerald come sfondo per il romanzo sopracitato.
Nel 1930 a Zelda fu diagnosticata la schizofrenia e la dovettero ricoverare più volte in diversi istituti psichiatrici. Negli ultimi decenni della sua vita Fitzgerald si diede all’alcol, scontento dalla poca eco destata dalle sue opere, dalla povertà in cui si era ridotto e dalle condizioni mentali della moglie. Morì colpito da un attacco di cuore nel 1940.
Uno sguardo al romanzo.
Il romanzo è narrato in prima persona da Nick Carraway, uno scrittore mancato, che lavora presso Wall Street. Egli affitta una casa a West Egg, vicino ad una sfarzosa villa appartenente all’enigmatico Jay Gatsby e davanti alla residenza estiva della cugina Daisy. Il protagonista trascorre un pomeriggio a casa della parente, conoscendo l’amica Jordan Baker e il marito Tom Buchanan. Durante una conversazione Jordan nomina Gatsby e Daisy appare sorpresa, quasi intristita, ma tutto ciò passa in sordina. A tarda sera Nick vede dalla parte opposta della baia, vicino alla sua dimora, una sagoma di un uomo intento a fissare desiderosamente la luce verde sul molo dei Buchanan, quasi volesse toccarla.
L’amante di Tom, Myrtle moglie di un meccanico, abita nella “Valle delle Ceneri”, luogo desolato e sporco, sorvegliato giorno e notte dagli occhi del Dottor T. J. Eckleburg, dipinti su un cartellone pubblicitario che sormonta la landa. Essi appaiono come lo sguardo di Dio che si erge al di sopra degli uomini. Nick conosce l’amante ma decide di tenere la cugina all’oscuro.
Un giorno giunge a Nick un invito da parte di Gatsby ad una delle sue sfarzosissime feste, alle quali tutti i newyorkesi partecipavano. Qui conosce il padrone di casa, un giovane uomo, il quale solo dopo, ad un pranzo si presenterà come ereditiero di una famiglia agiata. Questo è lo scenario in cui Fitzgerald dà vita al dramma di Gatsby.
Nick Carraway
Nick Carraway è il narratore interno alla diegesi. Viene da una famiglia agiata e lavora in borsa, anche se il compenso non è molto redditizio. È il vicino di Gatsby e unica persona che gli rimarrà accanto nonostante sia il suo perfetto opposto: è infatti un personaggio moralista, puritano e conformista.
La citazione è significativa per comprendere il carattere di Nick. Egli si astiene da ogni giudizio e si limita ad osservare il processo di autodistruzione dei personaggi.
Daisy e Tom Buchanan
I coniugi Buchanan sono la tipica coppia anni ‘20. Daisy, cugina di Nick, proviene da una buona famiglia. Fitzgerald nell’evoluzione del romanzo delinea un processo di disvelamento del personaggio. All’inizio appare come una donna angelicata ma nel corso della narrazione si scopre a poco a poco la vera natura di lei. È frivola, sciocca, avida di denaro e successo. Analogamente alla moglie dello scrittore, essa non si fidanzerà con Gatsby, per la sua dipartita al fronte, ma si riavvicinerà ad egli dopo aver scoperto come si è risollevato dopo la guerra.
In una conversazione con Nick in merito alla nascita della figlia ella risponde:
Tom la tradisce e lei ne è consapevole, e ciò conferma l’indifferenza che contraddistingue la coppia, noncurante di nulla se non della fama e del denaro.
Jay Gatsby
Gatsby è l’anti-eroe del romanzo di Fitzgerald . È un uomo solo, alle sue feste nessuno comunica ed egli stesso non partecipa: esse sono solo un pretesto per attirare Daisy. La solitudine dell’uomo è una costante nella narrazione, egli infatti giace isolato dall’inizio, mentre osserva la luce verde, alla fine. Vive in un imperituro bovarismo, è pronto a morire per raggiungere il suo sogno, ma in soli nove capitoli Fitzgerald dimostra che il mondo onirico creato da Gatsby è destinato alla sconfitta, poiché esso, scontrandosi con la realtà gretta e avida. Le pretese dell’eroe, così puro e ottimista, sono difatti irrealizzabili e lo condurranno all’autodistruzione. l dramma di Jay Gatsby è il voler rivivere un sogno passato e trasportarlo nel futuro cozzando palesemente con la sua realtà storica.
«Non si può ripetere il passato». «”Non si può ripetere il passato? Ma certo che si può»
Perché leggerlo?
Il romanzo è un capolavoro della letteratura americana. Ridisegna perfettamente lo sfavillante sfondo degli anni ‘20, un periodo ricco, florido e folle, ma al tempo stesso Fitzgerald è stato in grado di vederne le contraddizioni, di coglierne le sfumature che si celavano dietro a quel ruggente tumulto.
Fitzgerald, nel romanzo, documenta lentamente la caduta del mito americano (impersonato da Gatsby), così radicato nella debole natura umana, talmente avida e depravata. Questo lo si può comprendere anche dallo stile dell’opera: in incipit siamo immersi in una dimensione lirica e a poco a poco vi è la svolta: come un pugnale conficcato a tradimento l’autore dimostra l’inconsistenza dell’illusione americana.
Il dramma di Jay Gatsby è il voler rivivere un sogno passato e trasportarlo nel futuro cozzando palesemente con la sua realtà storica.