Nel precedente articolo “Democrazia diretta, televoto o solo una gran bella figura di m****?” vi ho raccontato la vicenda ALDE-M5S, condividendo con voi un’analisi critica e pungente del mancato accordo e della figura da grulli conseguente. Ho messo in luce le ombre, riflettendo su ogni aspetto del “non accordo” e sulle modalità grottesche con cui è stato portato avanti da Grillo & Co.
(Per chi se lo fosse perso ecco il link dell’articolo dove massacro politicamente i 5 Stelle:
Democrazia diretta, televoto o solo una gran bella figura di m****? )
Ma ora, come dicevo, è giunto il tempo di rallegrarci ed esultare, poiché il Movimento 5 Stelle, o meglio la sua base, sta cambiando, nonostante tutto.
Partiamo dall’inizio.
24-25 Febbraio 2013, le ultime elezioni politiche. Il Movimento di Beppe Grillo è il primo partito su scala nazionale alla Camera, alla prima tornata elettorale della sua storia.
Cosa sta alla base del suo sorprendente successo? La protesta.
Gli elettori di Grillo sono delusi dal sistema politico e partitico nel suo insieme. Delusi da Berlusconi, il cui governo ha portato il paese sull’orlo del baratro. Delusi da Bersani, che non riesce in nessun modo a riaccendere i cuori del suo elettorato, a dare speranze, prima di tutto.
Il voto a 5 Stelle è fondamentalmente un voto “contro”, contro il sistema, contro i partiti, contro la crisi economica provocata dalle banche, contro i privilegi della casta. E’ un voto in negativo, che non porta con sé forza propositiva, alternative possibili. E’ un voto esasperato, di chi non ci sta più. Non ci sta più di faticare tutto il giorno quando i suoi rappresentanti in Parlamento se la spassano. Non ci sta più e dice basta.
E’ il voto del “Vaffanculo”, carico di rabbia e di risentimento, di chi ha sempre subito in silenzio e non ce la fa più a continuare. E allora “sbrocca”.
L’indagine di Ilvo Diamanti (Osservatorio elettorale LaPolis) mostra infatti come il 69% dell’elettorato di Grillo abbia voluto con il voto del 2013 esprimere la propria volontà di protesta, piuttosto che la fiducia nel movimento. Un dato superiore di 40 punti percentuali rispetto alla media dei principali partiti, che doppia il dato della Lega Nord (da sempre interprete del voto di protesta antisistema) in cui “solo” il 33% dell’elettorato dichiara di aver voluto esprimere protesta con il suo voto.
Oggi tutto sembra, più che mai, cambiato.
Nelle votazioni online sulla possibilità di entrare a far parte di ALDE al Parlamento Europeo il 79% degli attivisti ha votato a favore. Ora, ho già raccontato delle condizioni in cui si è svolta questa votazione, del poco tempo di preavviso, della delegittimazione delle altre due possibilità di voto, ma (con le dovute precauzioni, certo) questo 79% ha pur qualcosa da dirci.
Dal mio punto di vista ci suggerisce che qualcosa è cambiato, che sta cambiando. Che il Movimento di Grillo non è solo protesta, opposizione, andare contro tutto e tutti.
Quel 79% esprime un’esigenza all’interno del movimento di andare oltre, di diventare forza propositiva e non più solo distruttiva, di presentarsi come forza di governo affidabile, di adeguarsi agli schemi del sistema per poterlo cambiare da dentro e non limitarsi al solo avversarlo da fuori.
Un tentativo di avvicinarsi a chi costituisce il nucleo federalista in Europa, che sogna un’Europa unita, che vuole superare i relativi egoismi nazionali.
Una svolta, quella dei 5 Stelle, che si è abbattuta contro il no di ALDE e che li ha costretti a tornare con la coda fra le gambe dall’UKIP di Farage che, al contrario, non crede in un Europa unita e che ha fatto di tutto per portarne fuori la Gran Bretagna.
Chissà se questo sarà decisivo per l’interruzione del cambiamento sopradescritto, se il Movimento 5 Stelle farà dietrofront e tornerà quello delle origini, contro tutto e tutti, catalizzatore della protesta.
Al tempo l’ultima parola.
Alessandro Fabbri