La vicenda di cui vorrei parlare chiama in causa due nomi più che noti al mondo del cinema: Akira Kurosawa e Sergio Leone. Non mi soffermerò troppo sulle presentazioni, filmografie e celebrazioni sui due registi; data la mole di materiale più esaustiva presente a riguardo.
Il regista giapponese influenzò profondamente l’élite hollywoodiana, già a partire dalla fine degli anni cinquanta. I suoi movimenti di macchina sono ancora studiati e a suo tempo rivoluzionarono il cinema. Così i suoi film non poterono che attirare anche l’attenzione di Sergio Leone. La storia ruota attorno a una pellicola in particolare: “La sfida del samurai” (1961). Un ronin (interpretato da Toshiro Mifune) si ritrova immerso in una guerra tra due fazioni di un villaggio, risultando poi fondamentale per le sorti degli abitanti. Il regista romano, già da tempo, stava lavorando all’idea di un film western. Ma solo dopo questa nuova visone ebbe il colpo di genio che portò alla nascita di “Per un pugno di dollari” (1964). Primo della trilogia del dollaro, completata da “Per qualche dollaro in più” (1965) e “Il buono, il brutto, il cattivo” (1966).
Lo stesso regista non negò mai la trasposizione voluta in chiave western del film di Kurosawa . Tra l’altro, sarebbe stato impossibile negare le similitudini. Per alcuni, lo stesso Leone era convito che i suoi produttori possedessero già i diritti per un remake. Il vero problema nacque quando, dopo il successo iniziale , fu accusato di plagio. Lo stesso Kurosawa gli scrisse personalmente una lettera rivendicando una parte dei diritti del film.
A quel punto, i produttori di Leone, ebbero la brillante idea di trovare un altra fonte che dimostrasse che anche lo stesso Kurosawa avesse copiato a sua volta.
Costretti a contrattaccare, per assurdo la scelta cadde sul “ Arlecchino servitore di due padroni” di Carlo Goldoni. Vista da furori potrà sembrare solo una provocazione, ma in parte sembrò funzionare e i toni si affievolirono.
Infatti il processo per plagio non avvenne mai, ma il regista giapponese riuscì ad ottenere una percentuale sugli incassi.
A noi, a questo punto, più di cinquant’anni dopo, per non far torto a nessuno, non ci resta che riguardarli entrambi.
Claudio Mariani