lunedì, 18 Novembre 2024

I diritti politici a Urbino non sono rispettati

Doveva essere la festa per la fine della raccolta firme per la campagna referendaria sull’eutanasia, ma il comune ha negato la piazza agli organizzatori.

Accade a Urbino, patrimonio Unesco e borgo rinascimentale delle Marche, che il diritto di manifestazione venga negato dall’Amministrazione Comunale. E pazienza se la Costituzione la pensa diversamente, ad Urbino i diritti politici dei cittadini non vengono rispettati.

Immagina organizzare una raccolta firme. Immagina di raccogliere le firme per tutta l’estate. Immagina di voler chiudere questa campagna referendaria con un grande evento, immagina di organizzare un dibattito sull’eutanasia e di chiamare una band per alleggerire la serata. Fatto? Bene, ora immagina di contattare le autorità, di fare tutto in regola e che l’Amministrazione Comunale non voglia darti il permesso. Può farlo? Certo che no! E allora non ti dicono di no, ti rispondono che la piazza che chiedi non va bene e che ti proporranno altri luoghi. A quel punto loro spariscono. Per giorni. E alla fine ti rispondono che no, i permessi non sono ancora pronti. E ti costringono a quel punto a cancellare l’evento.

È quanto è successo a Giovanni Alvarez, rappresentante del comitato promotore Eutanasia Legale per Urbino.

Giovanni Alvarez ed altri attivisti durante una raccolta firme per il referendum sull'eutanasia in piazza a Urbino, la cui festa è stata negata dall'Assessora e dall'amministrazione comunale
Giovanni Alvarez ed altri attivisti durante una raccolta firme per il referendum sull’eutanasia in piazza a Urbino

Giovanni, raccontaci come sono andate le cose

“A inizio agosto, ho contattato l’Ufficio tecnico di Urbino per chiedere il permesso di occupazione di suolo pubblico per l’installazione di un palco e per l’utilizzo della corrente elettrica pubblica in Piazza Rinascimento. L’Ufficio tecnico mi risponde prontamente che per la piazza da me chiesta non ci sarebbero stati problemi e mi sollecita ad inviare tutte le carte per i permessi. Io le invio ma non ricevo alcun feedback, nonostante continui ad inviare mail.”.

E loro?

“Mi rispondono che la cosa è al vaglio. Poi, poco dopo Ferragosto, al ritorno dalle ferie, mi richiamano al telefono. Nella chiamata in vivavoce c’è anche l’Assessora con delega alle politiche associative Elisabetta Foschi. Mi dice che a suo avviso fare il nostro evento in quella piazza avrebbe leso le sensibilità di qualcuno e che comunque quella piazza non sarebbe stata idonea ad eventi politici.”.

Un dibattito e un concerto lederebbero le sensibilità di qualcuno? Le ha detto questo?

“Sì. Evidentemente, parlare di eutanasia in Italia è ancora un taboo.”.

E poi?

“Mi propone di fare l’evento in un altro luogo, che mi avrebbe proposto a strettissimo giro. Io attendo invano. Mando mail ma senza avere risposte. Alla fine mi contatta l’Ufficio tecnico, consigliandomi di proporre all’Assessora i Giardini di Santa Chiara. Io le scrivo una mail ma ancora una volta non ricevo nessuna risposta, fino a quando la stessa non mi chiama.”.

Per dirti cosa?

“Per dirmi che i permessi non erano ancora pronti, che ci voleva altro tempo. Assurdo, no? Una storia degna di Kafka. Ora è chiaro che tutto questo temporeggiamento da parte della Foschi era parte di una strategia per perdere tempo e non permettere lo svolgersi della manifestazione.”.

Ma perché l’Amministrazione Comunale si dovrebbe comportare così?

“Per mere ragioni politiche. L’Assessora Foschi ha fatto ostruzionismo per ingraziarsi quella sparuta minoranza di gente che non solo è ideologicamente contro l’eutanasia, ma è anche contro il solo fatto di discuterne.”.

Riportiamo qui per completezza il link della replica dell’Assessora Foschi sul Ducato.

Alessandro Fabbri
Alessandro Fabbri
Classe '97. Dottorando in Economics all'Università di Ginevra. Cerco di raccontare il mondo con gli occhi della mia generazione, credo nell'informazione libera e nella ricchezza che nasce dallo scambio di opinioni.

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