venerdì, 20 Dicembre 2024

Goodbye Britain

Finalmente ci siamo. Nonostante ci stessimo ormai abituando a questa continua sequela di accordi-non accordi, proposte e rinvii, il Regno Unito ci lascerà questa sera alle ore 23 (00.00 ora locale). 

La Camera dei Comuni ha infatti approvato il testo di legge per l’uscita e la Regina Elisabetta II lo ha firmato negli ultimi giorni. Non ci sarà quindi un ulteriore rinvio (sarebbe stato il quarto). 

E cosa rimane da dire allora se non goodbye Britain? 

La Regina Elisabetta firma il Royal Assent per l’uscita dall’UE

Le elezioni parlamentari di Dicembre ci hanno dato un messaggio inequivocabile

Avevamo passato gli ultimi anni a giustificare in qualche modo il voto referendario del Giugno 2016. “Si sono fatti coinvolgere dalla propaganda” ci ripetevamo. Oppure “in realtà non volevano uscire. O meglio, non si rendevano conto dell’importanza di quel voto e quando l’hanno capito era ormai troppo tardi”. 

Insomma, ci eravamo un po’ abituati a pensare al giorno post-vittoria della Brexit come al risveglio dopo una sbornia. Una sorta di sbornia pesante collettiva.

E invece ecco le elezioni parlamentari di Dicembre 2019. Ed ecco una vittoria schiacciante del partito conservatore (contro un balbuziente Labour Party mai realmente posizionato per il Remain sul tema Brexit) guidato da Boris Johnson al grido di “get Brexit done”: facciamo ‘sta Brexit, facciamola finita.

Quella uscita dal voto è stata una risposta determinata ed inequivocabile ai vari dubbi sul sentiment d’oltre manica. Da quel giorno infatti ai Tories è stato restituito un leader (Johnson) consolidato, all’Inghilterra un governo più stabile e all’Unione Europea un “tanti saluti e grazie” senza bisogno di tante interpretazioni.

Una vignetta ironica

Eppure certe esternazioni dei brexitiers più convinti non ci fanno escludere l’ipotesi di una sbornia collettiva

Si è detto tanto (anche qui) dell’impreparazione e non affidabilità di coloro che avevano dipinto un futuro roseo e grandioso per il Regno Unito. Gli stessi che non avevano poi saputo mettere in pratica neanche una delle promesse fatte in campagna referendaria lasciando ai cittadini l’onere di pagare il prezzo della realtà. 

E allora dopo le promesse di Johnson di reinvestire nella sanità tutti i 350 milioni che il Regno Unito verserebbe all’Unione Europea ogni settimana (bufala ampiamente smentita e per cui lo stesso Johnson, allora sindaco di Londra, ha rischiato un processo), ecco le parole di Sajid David, cancelliere dello scacchiere britannico (ministro delle finanze). Egli ha infatti recentemente affermato che le compagnie del Regno Unito rimarranno strettamente allineate con l’Unione Europea anche dopo la Brexit. Non solo: non si discosteranno neanche dalle normative comunitarie ed i relativi standards. Tradotto? Il Regno Unito si è reso conto dei rischi connessi alla perdita di importanti facilitazioni agli scambi come l’assenza di dogane e la libera circolazione di mezzi e persone all’interno della c.d. area Schengen e ora cerca di evitare il disastro economico rimanendo vincolato alla disciplina di un ordinamento di cui non farà più parte. 

Il tweet della europarlamentare June Mummery

A proposito della sbornia collettiva, è in questo senso un capolavoro l’uscita social della europarlamentare britannica June Mummery, brexitier convinta ed eletta con il Brexit Party di Nigel Farage. La Mummery si chiede infatti in un tweet “chi sarà qui (nel parlamento europeo, ndr) a tenere sotto controllo queste persone mentre controllano le acque della Gran Bretagna, poiché il Regno Unito non avrà rappresentanza?”

Eppure sembrava chiaro a tutti che un’uscita dall’UE avrebbe determinato un venir meno della rappresentanza nei suoi organi e nessuna pretesa relativamente ai poteri di controllo, di partecipazione e di decisione alle politiche comunitarie. L’onorevole Mummery sembra quella persona che di propria iniziativa litiga con il gruppo di amici, decide di non vederli più ma si arrabbia comunque perché non sarà più invitata alle loro feste.

A proposito di impreparazione.

il tweet della Europarlamentare June Mummery

Dopo la politica ecco le persone

Sono state tante in questi ultimi mesi (e ancora persistono, in verità), le preoccupazioni per i nostri connazionali residenti in Inghilterra, Scozia, Galles ed Irlanda del Nord. Cosa ne sarà di loro? Potranno rimanere nel Regno Unito o saranno esclusi sulla base di requisiti oggi non necessari? Erano stati allarmanti in questo senso le parole del vice-ministro dell’Interno britannico Brandon Lewis il quale aveva ipotizzato espulsioni per i cittadini che non si fossero registrati al Settlement Scheme, un piattaforma online pensata dal governo britannico per i cittadini UE, entro il 2021. 

Lewis è tuttavia tornato sui suoi passi. Non solo ha rassicurato, all’ambasciata italiana a Londra, che ci sarà flessibilità nella gestione dei non iscritti alla scadenza, ma ha anche esortato ad avvisare parenti ed amici a registrarsi al più presto. Ad ora sono poco più di 280mila gli italiani registrati su un totale di 350mila. 

Forti perplessità sono emerse anche sul fronte Erasmus. Sono emersi problemi soprattutto elativamente alla possibilità di interrompere il programma nel Regno Unito. Non solo: si prospettano rischi e diminuzioni di tutela per coloro che attualmente si trovano oltremanica o che dopo il 31 Gennaio dovrebbero intraprendere il viaggio stesso. 

A questi ed altri problemi ha cercato di porre rimedio un regolamento d’emergenza adottato dal Consiglio e dal Parlamento europeo già a Marzo 2019. Rimane tuttavia una forte incertezza su quella che è universalmente riconosciuta come una grande esperienza nonché occasione di scambio e di integrazione culturale. 

La strada vecchia per quella nuova: Goodbye Britain 

Da domani sarà tutto diverso. Forse un po’ lo percepiremo già questa sera quando i dipendenti dei vari organi europei ammaineranno la Union Jack lasciando le altre 27 bandiere orfane di un’importante compagna di viaggio. 

Quella che rimane è senz’altro l’amarezza per una perdita non indifferente in quello che è il progetto europeo. Il progetto di un’Europa ora più che mai debole tra spinte interne e pressioni esterne ed uscita notevolmente debilitata dopo questo salto nel vuoto di una delle sue costole più importanti.

Lorenzo Alessandroni
Lorenzo Alessandroni
Laureato in Giurisprudenza all'Università di Bologna, ora sono praticante avvocato di diritto penale all'ombra delle Due Torri. Amo leggere, scrivere e viaggiare, anche se poi mi limito a commentare in modo boomer cose che vedo sulla home di Instagram. In politica alterno momenti sentimentali a spinte robespierriane, nel mentre sono ancora in attesa del grande Godot italiano: un vero partito di sinistra.

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