Oggi per la Catalogna è uno di quei giorni in cui la Storia si fonde con il quotidiano, in cui ogni azione diventa atto politico, una giornata che occuperà pagine e pagine sui manuali di Storia.
E’ Referendum: Spagna o Repubblica Catalana indipendente? Il quesito pare non ammettere terze vie, sfumature di grigio o compromessi. Ha tirato diritto Puigdemont (Presidente catalano) anche quando la corte costituzionale spagnola ha sospeso il referendum per dubbi di costituzionalità, la Spagna è infatti definita “una ed indivisibile” dalla Costituzione. E sta tirando diritto pure Rajoy (Premier spagnolo) che continua a dichiarare che non ci sarà nessun referendum e ha ordinato alla Guardia Civil di non permettere l’esercizio del voto.
Un dialogo fra sordi, quindi, almeno fino ad ora.
Una partita in cui nessuno vuole fare un passo indietro, dove la posta in gioco è alta, altissima. Con Rajoy che rischia di perdere la faccia in caso di scontri tra polizia e votanti e con Puigdemont che non è disposto a concedere niente, forte della vittoria degli indipendentisti alla precedente consultazione informale del 2014.
Questa crisi, al di là dell’esito di oggi, è destinata a non finire.
Se vincerà Rajoy e il referendum verrà impedito i malumori resteranno comunque.
Se vincerà l’indipendentismo assisteremo alla Storia condensata in 48 ore, le stesse che la ley de desconexion catalana prevede per la dichiarazione d’indipendenza.
Alessandro Fabbri